Lodo Guenzi e la ragazza suicida a Milano: Anche a me era mancata la terra sotto i piedi. Il vero problema è il lavoro, non la scuola

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di Barbara Visentin

Il cantante de Lo Stato Sociale, intervenuto sulla vicenda con un post sui social, ricorda di quando mi mancata la terra sotto i piedi

Non riesco a non pensare a quella ragazza di 19 anni che si ammazzata nel bagno della sua universit, lasciando scritto “nella vita ho fallito tutto”. E no, a 19 anni non hai fallito niente. Ma lo pensavo anche io a 19 anni.

una vicenda che ha scosso tutti quella della studentessa che si tolta la vita allo Iulm di Milano, trovata morta due giorni fa con una sciarpa intorno al collo. Una tragedia su cui Lodo Guenzi, cantante de Lo Stato Sociale, ha deciso di intervenire ieri con un post su Instagram, rievocando quando anche lui, per un attimo, ha pensato di mollare tutto, ma ancora pi forte di voler sparire. Nel suo ricordo personale, il musicista bolognese, 36 anni, ha scritto che faceva 600 chilometri a settimana per andare a farmi dire che non ce l’avrei fatta.

Un riferimento al suo percorso universitario ( diplomato all’Accademia di Arte drammatica Nico Pepe di Udine) anche se, approfondisce al telefono, il vero problema il lavoro e non la scuola: Io ho fatto una cosa iper-competitiva, un’Accademia in cui centinaia di persone si sono presentate ai provini e 6 su 13 si sono diplomate — spiega —. Gli unici amici che avevi erano potenzialmente anche i tuoi concorrenti e questo complicato, alcuni hanno mollato o cambiato percorso. Ma molto pi pesante il desolante spettacolo che il mondo del teatro per un giovane diplomato di 21 anni che cerca lavoro.

Guenzi non vuole dare giudizi n lanciarsi in colpevolizzazioni. Osserva invece che nei periodi di difficolt entrano sempre in gioco tanti fattori, in un incrocio infinito di cose. Nel post, infatti, ai suoi ostacoli accademici aggiunge quelli sentimentali: La mia prima ragazza era morta senza un perch, e la seconda mi lasciava per la distanza, scrive su Instagram. C’ stato un affetto della mia vita che ha avuto un mancamento improvviso e se n’ andata, non si mai capito come mai, stata una morte abbastanza misteriosa — racconta —. Io ero un po’ sconvolto e mi mancava la terra sotto i piedi. Un vuoto che, continua, nel mio caso sar durato due o tre settimane, sanato anche grazie a un incontro importante: Credo che la morte sia un pezzo della vita e viceversa. Tutti noi formalizziamo pensieri anche estremi e rimuoverli pi pericoloso che parlarne. Io ho avuto un paio di fortune: in un paio di momenti di crisi ho incontrato dei maestri. In quel caso stato il grande pedagogo russo Jurij Alschitz. Mi ha fatto ricominciare a credere che avessi qualcosa da dire.

Tornando al caso della ragazza, Guenzi traccia un quadro pi ampio: Mi spaventa l’idea che si vada a puntare il dito verso i professori. Mio padre prof, mia madre giudice, fanno scelte che hanno conseguenze sulla vita delle persone. Sono pi appassionato di letture sistemiche della societ. Lo scenario inquietante, sostiene: Siamo bombardati dall’idea che chi si sacrifica e ha successo far cose incredibili, mentre gli altri si meritano di vivere malissimo. Una retorica pericolosa perch vivere una vita dignitosa dovrebbe essere un diritto di tutti e si dovrebbe poter essere felici anche senza fare cose grandiose.

Allo stesso modo, bisogna concedersi di sbagliare, specie da ragazzi: Il fallimento un’occasione, uno strumento per capire la propria strada. Ma in questo scenario in cui fuori sopravvive solo il pi forte, temo che la scuola diventi un antipasto in cui non si pi lucidi sui propri fallimenti.

3 febbraio 2023 (modifica il 3 febbraio 2023 | 07:48)

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