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La Cassazione ha confermato la condanna di un avvocato a restituire alla sua cliente 2mila euro già versati
di Patrizia Maciocchi
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L’avvocato deve restituire il compenso già incassato se la sua assistenza si rivela inutile. La Cassazione ha così respinto il ricorso di un legale contro la condanna a restituire alla sua cliente 2mila euro già versati, a fronte della richiesta del professionista che ne reclamava ancora quasi 4mila. Alla base della decisione della Corte territoriale, lo scarso tempismo del legale nel proporre appello, ragione che aveva indotto l’assista a chiedere un risarcimento. Istanza quest’ultima respinta al mittente in assenza della prova che, con una maggiore diligenza da parte del principe del foro, il risultato sarebbe stato raggiunto.
I consigli sbagliati del cliente
La giurisprudenza della Suprema sul punto è piuttosto chiara. I giudici di legittimità hanno, infatti, tracciato il perimetro della responsabilità professionale, ricordando che l’avvocato “paga” quando adotta «mezzi difensivi pregiudizievoli» per il cliente, anche se è quest’ultimo a sollecitarli e a scegliere una strategia, che è e deve restare prerogativa del legale. Una scelta tecnica del quale il professionista risponde se un giudice valuta che, sin dall’inizio, la via seguita era inadeguata rispetto al risultato che l’assistito intendeva ottenere. La Cassazione ha infatti, avuto già modo di stabilire che, «lo svolgimento di un’attività professionale, da parte dell’avvocato, totalmente inutile, già ex ante pronosticabile come tale, non gli attribuisce alcun compenso».
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Avvocati, compensi da restituire al cliente se lattività è inutile
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