Le mosse suicide dei soldati russi a Chernobyl: «Trattavano fonti radioattive a mani nude, siamo stati a un passo dalla catastrofe»

di Davide Casati e Massimo Sideri

L’ingegnere responsabile della sicurezza della centrale nucleare ucraina racconta le inesistenti misure di sicurezza messe in atto dai russi: dalle trincee scavate nella Foresta Rossa alla mancanza di elettricità protrattasi per giorni

Sembravano storie, esagerazioni, propaganda. Ora le stanno riportando i media occidentali entrati nell’area di esclusione di Chernobyl.

Lo aveva già raccontato, subito dopo la ritirata delle truppe russe dalla centrale, Yaroslav Emelianenko, membro del consiglio pubblico dell’Agenzia statale dell’Ucraina per la gestione della zona di esclusione, l’area con un raggio di oltre 30 chilometri dal reattore 4 Lenin, esploso nel 1986, dove è vietato entrare. «Sembrava non sapessero cosa fosse questo posto. Che fosse Chernobyl. Che si stessero suicidando». E ancora: «Nella zona di Chernobyl è possibile spostarsi solo su strade asfaltate. Ma valutando le azioni dei russi, era chiaro che non capivano dove fossero arrivati e come ci si deve comportare in quest’area. Hanno usato i loro veicoli blindati per mescolare il suolo radioattivo con radionuclidi già stabilizzati nella zona, hanno contaminato l’attrezzatura e poi anche tirato un sospiro di sollievo».

Sembrava inverosimile, come la storia delle trincee nella Foresta Rossa ,poi confermata da un video di un drone. Qualcuno aveva parlato anche di «propaganda ucraina». Ma ora diversi media occidentali — dalla Bbc e dalla Cnn al New York Times — hanno raggiunto nelle scorse ore la centrale di Chernobyl, in Ucraina. E stanno raccogliendo prove, indizi e testimonianze.

Quanto emerso finora è un resoconto — per molti versi sconcertante — della assoluta carenza di regole di sicurezza messa in atto dai militari russi, anche nei confronti di se stessi.

Secondo il ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko, le cui parole sono state riferite su Twitter dal ministero della Difesa di Kiev, i soldati russi che hanno scavato quelle trincee «hanno non più di un anno di vita».

Si sarebbero comportati come se non avessero mai sentito parlare di Chernobyl, la centrale teatro nel 1986 del più grave disastro nucleare civile della storia, occupata dalle truppe russe nelle primissime ore dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Il che è coerente con quanto raccontato da Fabrizio Dragosei sul Corriere sui «giovani soldati russi provenienti dalle zone più disperse della Federazione», dopo il Canada il territorio più esteso al mondo.

In un gesto sconsiderato, riferito dal New York Times, un soldato russo ha trattato a mani nude una fonte radioattiva — una fonte di cobalto-60 — presente in uno dei depositi di rifiuti nucleari, «esponendosi a un livello di radiazioni tali, in pochi secondi, che il contatore Geiger è impazzito», secondo quanto riferito dall’ingegnere responsabile della sicurezza della centrale. Ora il cobalto-60 è in realtà un isotopo radioattivo artificiale con una emivita abbastanza breve: 5,27 anni. Dunque se è del 1986 è probabile che il decadimento atomico sia completato, anche se qualunque oggetto nell’area di esclusione non andrebbe toccato, soprattutto dopo avere sollecitato polveri mortali.

“When I arrived here, I was shocked.” – Ukraine Interior Minister Denys Monastyrskyy describes what he found at the Chernobyl nuclear power plant to @fpleitgenCNN, who was among the first to tour the infamous plant after the Russian army withdrew. pic.twitter.com/6dVhdFl70t

— CNN (@CNN) April 8, 2022

Ma la domanda da porsi è questa: è probabile immaginare che un soldato russo che non usa protezioni elementari usate anche dai turisti che prima della guerra visitavano il sito per poche ore potesse sapere della breve «emivita» dell’isotopo radioattivo ottenuto dal cobalto? Anche se le radiazioni assorbite non fossero tali da causarne un tumore negli anni, esito che non ci auguriamo chiaramente, resta comunque uno dei tanti indizi di una totale assenza di prudenza nei confronti dell’area più radioattiva della Terra.

Nei giorni scorsi era stato dimostrato da un video di un drone, di cui ha riferito anche l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, come alcuni soldati avessero costruito trincee nella Foresta Rossa, una delle aree più contaminate intorno alla centrale, dove è vietato non solo scavare — visto che il terreno è altamente contaminato — ma anche passare senza protezioni. La Foresta Rossa è chiamata così perché i boschi di pini dell’area hanno preso questo colore con l’esplosione del 1986.

Huge yikes. What you see here is trenches that were dug in the Chernobyl exclusion zone, documented by a drone flying overhead. pic.twitter.com/mTAMBPN1NC

— Doge (@IntelDoge) April 6, 2022

Durante l’occupazione russa i dipendenti della centrale nucleare di Chernobyl si sono trovati anche a rubare il carburante agli occupanti per evitare che si spegnesse l’elettricità: «Senza energia elettrica, la situazione sarebbe diventata catastrofica», ha spiegato alla Bbc Oleksandr Lobada, supervisore della sicurezza, «perché avrebbe potuto essere rilasciato del materiale radioattivo».

L’assenza di elettricità ha riguardato infatti anche una delle vasche di raffreddamento del carburante nucleare, che contengono più materiale radioattivo di quello che venne disperso nella catastrofe del 1986. Anche questo gesto era emerso nei primi giorni dell’occupazione, quando era stato chiaro come le truppe russe avessero staccato la centrale di Chernobyl (che chiaramente non produce più elettricità) dalla rete elettrica, affidando eventuali problemi di sicurezza ai motori a diesel di emergenza. Anche i sensori per la rilevazione della radioattività dell’aria di esclusione sono stati messi fuori uso dai russi. E ora l’Aiea aggiorna la mappa solo grazie alla trasmissione manuale di qualche dato.

La Cnn è stata ammessa anche nelle stanze dove i russi dormivano. La prima cosa che si sente, quando si entra nella stanza, è «il beep del rilevatore di radiazioni». Nella stanza non è visibile la fonte del materiale radioattivo, ma secondo i funzionari ucraini viene dalle piccole particelle e dalle polveri che i soldati hanno portato dentro l’edificio.

«Sono andati nella Foresta Rossa e hanno portato dentro» la centrale «il materiale attraverso le loro scarpe», ha spiegato il soldato ucraino Ihor Ugolkov. «Nelle altre aree le radiazioni sono sotto controllo, ma qui aumentano perché loro vivevano qui», ha aggiunto. I funzionari dell’impianto hanno spiegato all’emittente americana che i livelli nella stanza usata dai soldati russi sono solo leggermente superiori a quelli che l’Associazione nucleare mondiale descrive come radiazioni presenti in natura.

«Credimi — aveva raccontato sempre Yaroslav Emelianenko del consiglio sull’area di esclusione ai media ucraini — i benchmark nell’aria sono piuttosto alti. Pertanto, ora che tutti questi gruppi paramilitari lasceranno non solo la centrale nucleare, come accaduto il giorno prima, ma anche la zona di Chernobyl, dove tuttora permangono, sarà necessario fare parte dello stesso processo di liquidazione del 1986 – per lavare via con soluzioni speciali strade, lavare via tutto questo sporco, seppellire parzialmente le loro fortificazioni, che hanno fatto nella Foresta Rossa». Ma non tutto.

Emelianenko ha già chiesto che una parte delle trincee possa rimanere come una sorta di testimonianza per chi verrà qui dopo la guerra e magari sarà preso dal dubbio. L’esperto ha già fatto sapere che insisterà affinché parte delle «trincee russe» sia conservata per la storia, in modo che ai visitatori della zona di Chernobyl dopo la guerra possa essere mostrato con un dosimetro a quali livelli di radiazioni si sono seduti . «Hanno ingerito questa polvere radioattiva, è entrata nel loro corpo».

D’altra parte basterebbe spendere qualche minuto su Google Earth (che riporta immagini satellitari dell’area circostante la Foresta Rossa del 2017) per vedere come allora non ci fosse nessuna traccia di quanto è stato ritrovato e filmato dal drone.

C’è poi il tema dei mezzi pesanti usati dai russi stessi per lasciare l’area verso il confine bielorusso, il tragitto più breve per uscire dall’Ucraina. Se non sono stati sottoposti a lavaggi e controlli possono essere diventati portatori di radioattività per chi li toccherà o magari li sta già toccando.

I 170 dipendenti della centrale, che sono stati sequestrati dalle forze russe che dal 24 febbraio avevano occupato l’impianto, durante i giorni dell’occupazione hanno continuato a fare il loro lavoro e raccontano di essere stati anche costantemente interrogati dai russi. Solo questo livello di tensione, per le regole internazionali sulla gestione delle centrali, è una grave mancanza delle fondamentali leggi di sicurezza.

Articolo in aggiornamento…

9 aprile 2022 (modifica il 9 aprile 2022 | 20:23)

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, 2022-04-09 21:09:00, L’ingegnere responsabile della sicurezza della centrale nucleare ucraina racconta le inesistenti misure di sicurezza messe in atto dai russi: dalle trincee scavate nella Foresta Rossa alla mancanza di elettricità protrattasi per giorni, Davide Casati e Massimo Sideri

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