Scuola: Consiglio di Stato, non si boccia in prima media

Scuola: Consiglio di Stato, non si boccia in prima media

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Pronuncia dopo il caso sollevato per uno studente nel Reggiano

Il periodo è quello più delicato nella vita di un bambino-ragazzo: si cambia ciclo di studi, si cambia scuola, compagni, insegnanti, materie e regole. Anche per questo il Consiglio di Stato ha ha deciso che no, non si può bocciare in prima media. I giudici, al termine di una vera battaglia legale, ha cancellato il provvedimento che, a giugno, era stato il triste epilogo dell’anno scolastico di un ragazzino di Scandiano (Reggio Emilia), che ora potrà accedere alla  seconda media.

Secondo la pronuncia del Consiglio di Stato, infatti, non si può bocciare in prima media perché, nel passaggio dalle elementari alle medie, per decretare un giudizio sull’allievo occorre prendere in considerazione un periodo più ampio. Non basterebbe, in pratica, un solo anno di frequenza delle medie per rallentare la carriera scolastica di un ragazzino, nonostante le numerose insufficienze riportate.

Dopo la bocciatura, c’era stato un ricorso dei genitori e la promozione a tavolino, provvedimento che però era stato riformato  a fine agosto, da una decisione del Tar.  I familiari però hanno deciso di rivolgersi al Consiglio di Stato che, a sua volta, ha ribaltato la sentenza del Tar, consentendo la frequenza dello studente alla seconda classe. A chiudere la complicata vicenda giudiziaria, inoltre, è arrivata un’ulteriore sentenza, sempre del Consiglio di Stato, che ha confermato la promozione in seconda media.

Di fatto, secondo il Consiglio di Stato, per decidere l’andamento di uno studente serve una visione complessiva dell’assestamento del passaggio dalle elementari alle medie, valutando almeno due anni di profitto. Rendendo così, di fatto, illegittima la possibilità stessa di essere bocciati in prima media. Alla scuola media di Scandiano, che ha difeso la propria decisione, sono state anche addebitate le spese del giudizio: dovrà pagare 1.700 euro.

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Fonte dell’articolo: Il Messaggero



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