Meloni: «Basta recinti, è l’ora dell’orgoglio». E agli alleati: «Noi il centrodestra, voi da che parte state?»

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di Paola Di Caro

La leader di FdI chiude la Conferenza stampa attaccando media che danno «etichette», rivendicando idee e programmi, dicendosi «pronta» per il governo. E a Berlusconi e Salvini chiede «coerenza, regole, orgoglio», mai più patti con la sinistra e sì a Musumeci

Chiude la tre giorni della Conferenza Programmatica «Italia, energia da liberare» in una Milano che festeggia il Primo Maggio e che l’ha accolta per raccontare, delineare, lanciare il suo «partito dei Conservatori».

Un primo Maggio che Giorgia Meloni dedica ai lavoratori non protetti, non a reddito fisso, agli autonomi, ai precari, tanto da inaugurare la terza giornata con un concerto dell’orchestra «Virtuosi italiani» diretta da Beatrice Venezi. Non è la sfida al Concertone, è lo spazio per «un’altra Italia» che si sente fuori «dalla possibilità di esprimere il nostro spirito libero, fuori dal coro».

Poi tocca a lei, alla leader di Fratelli d’Italia, che chiude la tre giorni scandita da decine di interventi e da gruppi di lavoro per mettere a punto il programma del partito da offrire agli alleati di centrodestra, se lo vorranno. Ed è con un intervento di un’ora dai toni alti, rivendicativo, duro, entusiasta e senza sconti a nessuno che Giorgia Meloni risveglia e sollecita «l’orgoglio» della destra, di un movimento partito dall’1,9% che in pochi anni è diventato il primo per «lo studio, il lavoro, la serietà, l’onestà, la coerenza».

Ne ha per tutti la Meloni, vestita in rosa, a volte pronta a dirsi «stanca» ma certamente felice . Tanto da potersi permettere, alla fine, di dedicare solo un breve ma chiarissimo passaggio agli alleati: «Non farò polemica. Primo, perché farei solo un favore alla sinistra. Secondo, perché tutto è molto semplice: qui (e alza la mano destra) ci siamo noi, qui (alza la sinistra) gli avversari: voi dove volete stare?».

Applausi, scroscianti, poi la spiegazione: per stare assieme servono solo «chiarezza, regole, orgoglio». Chiarezza significa «no a porte girevoli», si sta insieme sia se si vince sia se si perde, senza alleanze spurie. Regole vuol dire che se «un governatore uscente come Musumeci si ricandida, non lo si rimanda a casa perché è amico della Meloni e le va fatto un dispetto, perché il dispetto lo si farebbe ai siciliani». Orgoglio, infine, è quello di non permettere a nessuno di «considerarci impresentabili», è «non farsi mettere nella cuccia» fra alleati e non accettare che lo facciano gli avversari che «ti usano, e poi ti buttano via». «Noi – attacca – non ci svendiamo per interessi, non andremo al governo a tutti i costi ma solo se a governare ci mandano gli italiani ».

Insomma, nessun «complesso di inferiorità», nessun «lasciapassare dalla sinistra», che è poi sul piano nazionale il «non abbiamo bisogno di riconoscimenti di Usa, Francia, Gran Bretagna, siamo italiani, non sudditi di padroni». E quindi, grida dal palco Meloni, la promessa è che «daremo agli italiani il nostro orgoglio: vogliamo farlo nel centrodestra, speriamo di farlo nel centrodestra, ma sia chiaro: lo faremo comunque, noi di Fratelli d’Italia».

E’ il passaggio più chiaro di una tre giorni tematica in cui si è trattato davvero di tutto, rivendica la leader, di programmi, di grandi temi, dall’energia alla guerra, dal lavoro all’industria, dalla politica per la famiglia alla gestione dell’emergenza sanitaria, dal merito ad un nuovo assetto dell’Europa. Quello che deve fare un partito che «guarda avanti», che non è più sopportabile, protesta, possa essere ancora accusato di nostalgie fasciste: «Noi stiamo costruendo una cosa nuova», dice prendendosela con i giornali che vorrebbero «metterci vecchie etichette chiedendo a un delegato perché indossa una maglietta nera», che vorrebbero «rinchiuderci in un recinto mentre noi costruiamo un partito che recinti non ne ha». E che, a differenza di tutti gli altri, è guidato da una donna e «questo non va giù».

Ed è appunto questa nuova creatura che esce dai confini non solo di una destra che si accontenta di un posticino in un’alleanza, ma anche di uno schieramento con meno legittimità degli altri, con cui – promette – d’ora in poi bisognerà fare i conti , un partito che non fa «surf» cambiando idea ogni onda nuova (stoccata a Salvini, che ieri non si è visto? Difficile dirlo), un partito che naviga invece con una rotta, quella del governo: «Noi ci faremo trovare pronti – la promessa, quasi la minaccia -. Auguratevi di esserlo anche voi».

1 maggio 2022 (modifica il 1 maggio 2022 | 21:18)

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, 2022-05-01 19:23:00, La leader di FdI chiude la Conferenza stampa attaccando media che danno «etichette», rivendicando idee e programmi, dicendosi «pronta» per il governo. E a Berlusconi e Salvini chiede «coerenza, regole, orgoglio», mai più patti con la sinistra e sì a Musumeci , Paola Di Caro

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