Le ragioni del no alla prova scritta, tra difficoltà organizzative e l’esigenza della stabilizzazione
Carlo Forte su Italia Oggi del 06 ottobre 2020
Sospendere le prove del concorso straordinario e rivedere il sistema di reclutamento dei docenti prevedendo concorsi per titoli e con prova orale finale per stabilizzare i precari. A chiederlo, con una lettera rivolta a tutti i parlamentari, sono i 5 segretari generali dei sindacati firmatari del contratto di lavoro: Francesco Sinopoli (Flc-Cgil), Maddalena Gissi (Cisl scuola), Pino Turi (Uil scuola), Elvira Serafini (Snals), Rino Di Meglio (Gilda Unams). La richiesta muove dalla constatazione della indisponibilità al dialogo con le parti sociali più volte manifestata dalla ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina. Di qui la necessità di investire della questione il parlamento nella sua interezza, compresi deputati e senatori dei partiti di opposizione. La missiva richiama l’attenzione di senatori e deputati sul tema delle prove relative alla procedura concorsuale straordinaria per docenti di scuola secondaria che dovrebbero svolgersi dal 22 ottobre al 16 novembre. Le prove, spiegano i sindacati firmatari, riguardano 66.072 docenti precari con almeno tre anni di esperienza nella scuola, la maggior parte dei quali già in servizio o in procinto di ricevere un incarico di supplenza.
L’esigenza del concorso straordinario nasce, quindi, per sanare una condizione di abuso dei contratti a termine nella scuola ampiamente nota e in evidente contrasto con indicazioni e sentenze in ambito comunitario. Alla base, una carenza di aspiranti nelle graduatorie da cui si dovrebbe attingere per le assunzioni in ruolo, e che trova conferma nei dati sulle immissioni in ruolo di quest’anno, con oltre 60 mila posti non assegnati sui quasi 85 mila disponibili. Vi era dunque una cogente necessità di avviare adeguate procedure per assumere e stabilizzare i precari, argomentano i sindacati, ma è altrettanto evidente che il rinvio del concorso, da ultimo a causa dell’emergenza pandemica, ha fatto sì che qualsiasi procedura avviata oggi non produca sino all’anno scolastico 2021/22 alcun effetto concreto in termini di copertura stabile dei posti e conseguente garanzia di continuità didattica agli alunni.
Quanto sia difficile in questa fase gestire procedure concorsuali, continuano le sigle, lo dimostra quella tuttora in atto per reclutare i direttori dei servizi generali e amministrativi: pur riguardando un numero contenuto di candidati, dopo un anno non si ancora conclusa e sono ancora in atto le prove. Ma anche l’ultimo concorso straordinario per i docenti, avviato nel 2018, per alcune classi di concorso è ancora non completato. Fare dei concorsi per esami la modalità esclusiva di accesso all’insegnamento si rivela, alla prova dei fatti, secondo i sindacati, una scelta irrealistica e inefficace, rendendo quanto mai necessaria una complessiva revisione del sistema di reclutamento, riconoscendo in modo adeguato il valore dell’esperienza di lavoro maturata dai docenti precari di cui il sistema ha da sempre bisogno per poter funzionare regolarmente.
Avviare in un contesto di emergenza igienico sanitaria lo svolgimento delle prove del concorso straordinario (e a seguire un maxi-concorso con oltre 500 mila candidati) non produce alcun effetto immediato in termini di assunzioni, spiegano Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, mentre espone la scuola e il personale coinvolto a due ordini di rischi: un possibile aumento dei contagi nelle scuole, per effetto della promiscuità tra personale esterno, interno e alunni nella frequenza dei locali scolastici che ospiteranno le prove e la possibilità che molti precari, trovandosi eventualmente in situazione di contagio o di quarantena come effetto del lavoro che svolgono e che li espone a tali condizioni, siano esclusi dalla partecipazione al concorso. I casi di positività nella scuola si stanno purtroppo manifestando in molte scuole su tutto il territorio nazionale, diversi lavoratori impegnati in supplenze potrebbero essere coinvolti dalle misure di isolamento e conseguentemente perdere l’opportunità di partecipare a un concorso la cui finalità è proprio quella di sanare l’abuso del lavoro precario nella scuola.
Si tratta di un’evenienza inaccettabile, concludono le organizzazioni sindacali, che vanificherebbe per ragioni certamente non imputabili al personale il lavoro di diversi anni. Vi è poi da chiedersi se sia opportuno sottrarre alle scuole appena ripartite 66 mila docenti per almeno due giorni, con l’incremento che ne discende, inoltre, dei flussi di mobilità sul territorio per quanti potrebbero partecipare alle prove in regione diversa da quella di servizio. Per queste ragioni, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno chiesto ai parlamentari di prestare ascolto e di farsi portavoce di una diffusa richiesta di sospensione delle prove, a tutela del personale precario della scuola e della salute di tutte le persone coinvolte. Le sigle hanno auspicato, inoltre, che il parlamento possa introdurre per via legislativa una selezione per titoli con prova orale destinata ai precari triennalisti.