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Del domani non c’è certezza. Potrebbe essere un’espressione calabile a pennello sulla sorte che attende le detrazioni con la prossima manovra. La tagliola che scatterà in base a tre classi di reddito e al nuovo quoziente familiare sulle spese detraibili 2025 almeno però non sarà retroattiva. Un punto fermo in un mare che si preannuncia piuttosto agitato per i contribuenti italiani e anche per chi li assisterà nella compilazione delle dichiarazioni dei redditi da presentare nel 2026 (le prime in cui debutteranno le nuove decurtazioni).
Mentre sono proseguite le ultime limature per il testo destinato alla bollinatura e all’approdo in Parlamento, la certezza è che i plafond a cui si applicheranno i nuovi plafond immaginati dal Governo per favorire i nuclei con redditi più bassi e con più figli rispetto agli altri non considereranno le rate delle spese detraibili che arrivano dal passato (anche recente), ossia in particolar modo i bonifici effettuati fino al 31 dicembre 2024 per lavori che danno diritto (in presenza di tutti i requisiti previsti) alle agevolazioni edilizie. Una scelta che evidentemente nasce dalla tutela del legittimo affidamento: non tradire la fiducia dei contribuenti che avevano preso decisioni di investimenti sapendo di poter contare sulla possibilità di recupero di parte della spesa attraverso il meccanismo delle detrazioni su più anni. Un orientamento di segno diverso avrebbe, tra l’altro, rischiato di generare inevitabili contenziosi destinati ad andare avanti per anni in tutti i gradi della giustizia tributaria.
In ogni caso, c’è da immaginare già da ora che sul modello 730 o sul modello Redditi 2026 bisognerà fare un ampio sforzo di semplificazione per distinguere il doppio binario: da un lato, i bonus edilizi fino al 2024 che seguono il loro percorso di ammortamento già predefinito; dall’altro, quelle spese che incapperanno nelle nuove soglie in base a reddito e coefficienti familiari. In questo secondo blocco alla fine il risparmio fiscale per i contribuenti dovrebbe risultare indebolito dall’impossibilità di portare tutti i costi sostenuti anche per spese di ristrutturazione che hanno un tetto massimo molto alto: attualmente il 50% ha come spesa massima sostenibile 96mila euro e anche con la discesa al 36% per le seconde case il tetto di spesa di 48mila euro se sfruttato al limite in un singolo periodo d’imposta porterebbe a erodere gran parte del plafond per ogni anno dei dieci detrazione, lasciandosi preferire nella scelta ad altri oneri detraibili (ad esempio le spese mediche) che poi hanno una percentuale più bassa.
Resterà poi da gestire situazioni come il bonus mobili ed elettrodomestici (collegato sempre a lavori che danno diritto al bonus ristrutturazioni). In questo caso la proroga annunciata dal Governo dovrebbe essere secca, ossia al 50% per tutti e soprattutto entro un massimale di spesa complessivo di 5mila euro per unità immobiliare.
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I bonifici dal 2025 nella tagliola delle detrazioni
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