“La magistratura ha fornito un contributo di sangue enorme” nella lotta alla mafia e al terrorismo. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ricorda così le vittime di Capaci, a 33 anni dalla strage, in apertura del suo intervento dal palco del Museo del presente, a Palermo. Era il 23 maggio 1992 quando, allo svincolo di Capaci dell’autostrada A29, persero la vita Giovanni Falcone, la moglie e magistrata Francesca Morvillo, gli uomini della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Sacrificio dei magistrati che il Guardasigilli ricorda citando anche il beato Rosario Livatino, vittima di mafia “che non solo accettò il martirio, ma perdonò i suoi assassini”, perché “il magistrato sa il rischio che corre quando si occupa di certe indagine delicate”.
Ricordando la mole di atti cartacei prodotta per istruire il maxiprocesso – oggi viene ricordato anche il 40° anniversario dall’apertura-, il Guardasigilli ha fatto il punto sulla digitalizzazione della giustizia confermando che “l’opera per il processo civile è completata” mentre, data la complessità e la variabilità del processo penale, “siamo certi che entro anno completeremo la digitalizzazione della primo grado del processo, quindi le fase di indagini e dibattimentale di primo grado”.
Prima dell’evento al Museo del presente, Nordio ha reso omaggio alle vittime della strage insieme al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, con la deposizione di una corona di fiori davanti alla stele di Capaci.
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