Diplomati magistrali, solo una soluzione tampone. Urge riaprire confronto

Diplomati magistrali, solo una soluzione tampone. Urge riaprire confronto

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Dichiarazione di Maddalena Gissi

Come da tempo andiamo dicendo, la questione dei diplomati magistrali è molto complessa, siamo ben lontani dall’aver individuato una soluzione definitiva, serve riaprire il tavolo di confronto tra Amministrazione e sindacati e ci stiamo muovendo in queste ore perché ciò avvenga quanto prima. Stando a quanto si desume dal comunicato stampa del MIUR, infatti, la misura contenuta nel “decreto dignità” serve solo a tamponare la situazione, rinviando l’esecuzione delle sentenze di merito riguardanti il personale in possesso del solo diploma magistrale e già assunto in ruolo, che così potrà evitare il licenziamento.
Non è un provvedimento risolutivo, dunque: il tempo che si guadagna va perciò speso per individuare percorsi di reclutamento che consentano di salvaguardare sia l’occupazione per chi rischia la risoluzione del contratto, sia le legittime attese di altri soggetti, che non possono essere sacrificate pena il riproporsi di ulteriore contenzioso. Mi riferisco ai laureati in scienze della formazione primaria e a quanti sono già inseriti a pieno titolo nelle GAE.
La situazione di incertezza politica che il Paese ha vissuto per mesi non ha certo agevolato la messa a punto di soluzioni la cui urgenza abbiamo più e più volte sottolineato: ora si metta mano rapidamente alla predisposizione dei provvedimenti necessari senza perdere un minuto di più. Siamo pronti a confrontarci sia con l’Amministrazione che con le forze politiche e i gruppi parlamentari, visto che si dovrà intervenire in sede legislativa.
C’è comunque un aspetto da tenere in ogni caso nella dovuta considerazione, ed è la continuità didattica che va assolutamente garantita agli alunni: quali che siano le soluzioni adottate, non è pensabile che si possa procedere, tra pochi mesi, a un corposo avvicendamento di docenti in corso d’anno scolastico. Significherebbe aggiungere danno al danno.

Fonte dell’articolo: Cisl Scuola



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