diOrsola Riva
La soglia fissata per legge di fatto risulta inapplicabile. Solo a Milano, una scuola su 5 supera il tetto. Il fenomeno «white flight»: la fuga degli italiani dalle scuole con tanti stranieri
Nessun «favore» alla comunità araba, ha provato a spiegare il preside della scuola di Pioltello che quest’anno ha deciso di sospendere le lezioni il 10 aprile in coincidenza con la festa di Eid-El-Fitr: la fine del Ramadan. La decisione, presa all’unanimità, nasce dalla semplice constatazione della «specificità del contesto»: nell’istituto comprensivo Iqbal Masih, due scuole dell’infanzia, tre primarie, due medie, su 1.300 alunni, il 43 per cento non ha la nazionalità italiana. Piuttosto che tenere aperta la scuola mezza vuota, si è preferito chiuderla anticipando di un giorno il rientro dalle vacanze. Con lo stesso spirito pragmatico con cui tante altre scuole lombarde restano chiuse il 2 novembre per consentire ai bidelli, in maggioiranza meridionali, di tornare a casa per il Ponte di Ognissanti. Del resto per legge ogni istituto ha a disposizione cinque giorni di flessibilità didattica che può giocarsi come meglio ritiene nel corso dell’anno. Tutto inutile: dopo le polemiche sollevate da diversi rappresentanti del suo partito, Matteo Salvini in primis, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha deciso di chiedere comunque «agli uffici competenti» di avviare una verifica sulle «motivazioni didattiche» dietro la scelta della scuola milanese. Ma quante sono in Lombardia le scuole con percentuali di studenti superiori al 30 per cento fissato per decreto? Oltre il dieci per cento. Solo in provincia di Milano sono più di 60 su circa 330 scuole: una su cinque. Era stata la ministra Mariastella Gelmini a consigliare, in una circolare ministeriale del 2010, che di norma la composizione delle classi rispettasse un rapporto di uno a tre, come limite massimo fra alunni stranieri e italiani, ma
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In Lombardia, una scuola su dieci ha più del 30 per cento di alunni stranieri: il dossier
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diOrsola Riva
La soglia fissata per legge di fatto risulta inapplicabile. Solo a Milano, una scuola su 5 supera il tetto. Il fenomeno «white flight»: la fuga degli italiani dalle scuole con tanti stranieri
Nessun «favore» alla comunità araba, ha provato a spiegare il preside della scuola di Pioltello che quest’anno ha deciso di sospendere le lezioni il 10 aprile in coincidenza con la festa di Eid-El-Fitr: la fine del Ramadan. La decisione, presa all’unanimità, nasce dalla semplice constatazione della «specificità del contesto»: nell’istituto comprensivo Iqbal Masih, due scuole dell’infanzia, tre primarie, due medie, su 1.300 alunni, il 43 per cento non ha la nazionalità italiana. Piuttosto che tenere aperta la scuola mezza vuota, si è preferito chiuderla anticipando di un giorno il rientro dalle vacanze. Con lo stesso spirito pragmatico con cui tante altre scuole lombarde restano chiuse il 2 novembre per consentire ai bidelli, in maggioiranza meridionali, di tornare a casa per il Ponte di Ognissanti. Del resto per legge ogni istituto ha a disposizione cinque giorni di flessibilità didattica che può giocarsi come meglio ritiene nel corso dell’anno. Tutto inutile: dopo le polemiche sollevate da diversi rappresentanti del suo partito, Matteo Salvini in primis, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha deciso di chiedere comunque «agli uffici competenti» di avviare una verifica sulle «motivazioni didattiche» dietro la scelta della scuola milanese. Ma quante sono in Lombardia le scuole con percentuali di studenti superiori al 30 per cento fissato per decreto? Oltre il dieci per cento. Solo in provincia di Milano sono più di 60 su circa 330 scuole: una su cinque. Era stata la ministra Mariastella Gelmini a consigliare, in una circolare ministeriale del 2010, che di norma la composizione delle classi rispettasse un rapporto di uno a tre, come limite massimo fra alunni stranieri e italiani, ma