Novembre 29, 2023

Voli, la guerra in Medio Oriente cambia le rotte degli aerei: ora durano un’ora in più

TRASPORTI

di Leonard Berberi

Voli, la guerra in Medio Oriente cambia le rotte degli aerei: adesso durano un’ora in più Le nuove rotte dei vettori europei da/per Amman, Giordania

La guerra Israele-Hamas e le tensioni tra lo Stato ebraico e i miliziani di Hezbollah al confine con il Libano costringono le compagnie aeree a ridisegnare le rotte per evitare di sorvolare l’area e a cancellare i voli verso altri Paesi del Medio Oriente per il crollo delle prenotazioni e i timori di violenze contro gli occidentali. Le conseguenze si fanno sentire in particolare in Europa dove i vettori si sono visti restringere lo spazio aereo continentale del 20% per l’invasione dell’Ucraina e devono effettuare collegamenti più lunghi con l’Asia — anche di tre ore — per il divieto di sorvolo dei cieli russi.

Le mappe

Gli uffici che all’interno delle aviolinee valutano ogni giorno i rischi operativi hanno avuto un bel po’ da fare questi giorni, spiegano al Corriere quattro dirigenti di società «tradizionali» e low cost a conoscenza delle discussioni. Per questo dopo aver annullato i collegamenti diretti con Tel Aviv, nei giorni scorsi, e in silenzio, hanno anche fatto aggiornare le rotte verso altre località, come quelle in Giordania, evitando di passare del tutto — o quasi — sopra Israele.

La percorrenza

Ne sanno qualcosa quelli di British Airways. Da qualche giorno i loro Airbus — che collegano Londra Heathrow con Amman — una volta di fronte a Israele non proseguono dritti verso la Giordania, ma effettuano una virata a destra, sorvolano la penisola del Sinai, in Egitto, quindi risalgono dritti verso la destinazione finale. Tempo di percorrenza: 5 ore e mezza. Circa un’ora in più — con annesso incremento del consumo di cherosene e dei costi operativi — di una decina di giorni prima e anche del volo «concorrente», di Royal Jordanian, che passa sopra il Libano, quindi la Siria e poi scende ad Amman.

Verso il Mar Rosso

E però la stessa Royal Jordanian da Roma Fiumicino ha effettuato lo stesso percorso nuovo di British, quindi sopra il Sinai. Così come Wizz Air da Roma, Austrian Airlines da Vienna, Ryanair da Budapest. «In questo momento allungare verso il Sinai è l’unico percorso ritenuto sicuro, in alta quota», sottolineano i dirigenti. «Le altre alternative corrono sopra Paesi off limits come la Siria o con un tasso di rischio sempre più alto come il Libano».

Il Sinai

La stessa penisola del Sinai, a dire il vero, ha una porzione «attenzionata», quella settentrionale, per il rischio di attività terroristiche, come quelle che hanno abbattuto con un missile l’Airbus A321 del vettore russo Metrojet il 31 ottobre 2015 (217 morti). «A causa della situazione di pericolo si ritiene che il rischio di operazioni e di sorvolo del governatorato del Sinai settentrionale al di sotto di 25 mila piedi (7.620 metri, ndr) sia ALTO», avvisa nel suo bollettino l’Agenzia europea per la sicurezza aerea.

Le cancellazioni

Ma le violenze tra Israele e Hamas e Hezbollah stanno facendo calare sensibilmente le prenotazioni verso località turistiche come Aqaba, in Giordania, che affaccia sul Mar Rosso. Nel fine settimana easyJet ha cancellato tutte le rotte con l’Europa per il periodo invernale — quindi almeno fino a marzo 2024 — e anche la low cost Transavia, del gruppo Air France-Klm, ha tolto dalle vendite il collegamento Parigi Orly-Aqaba. Anche Ita Airways, che da tempo lavora ad avviare i collegamenti con Beirut e Amman ha deciso di posticipare il lancio data la situazione nell’area.

L'area del Sinai, in Egitto, considerata a rischio dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea (foto Corriere)
L’area del Sinai, in Egitto, considerata a rischio dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea (foto Corriere)

Gli aerei dislocati altrove

A soffrire, però, sono anche i vettori mediorientali. Se gli israeliani El Al, Arkia e Israir di fatto stanno solo trasportando connazionali verso Tel Aviv, la libanese Middle East Airlines ha annunciato che la gran parte della sua flotta sarà dislocata provvisoriamente in zone più «sicure» come Cipro, la Turchia, l’Oman e il Qatar. Ciò comporterà anche un sensibile taglio dei collegamenti. Il presidente della compagnia Mohammed Al-Hout ha dichiarato che solo 8 dei 22 aerei resteranno alla base di Beirut. Secondo i dati forniti al Corriere da Ch-Aviation 10 dei 22 aerei di Middle East Airlines sono di proprietà, gli altri sono presi in leasing da società straniere.

lberberi@corriere.it

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