Dicembre 1, 2023

57 Secondi recensione: Morgan Freeman in un thriller sci-fi dimenticabile

La vita è da sempre un insieme di scelte e conseguenze. Procedere lungo il proprio cammino significa affrontare una serie di bivi che, nel tempo, ci hanno resi le persone che siamo nel presente, e che siamo diventati in base alle esperienze, ai successi e agli errori che abbiamo commesso fino a quel momento. E se ci fosse la possibilità di riavvolgere il tempo, senza che nessuno lo sappia, anche soltanto per pochissimo, così da aggiustare, migliorare e indirizzare al meglio la propria esistenza? 57 Secondi (in lingua originale 57 seconds), il nuovo film arrivato sul catalogo di Amazon Prime Video il 4 ottobre 2023, tratto da Lucifer, racconto di E.C. Tubb, parte da una riflessione del genere per imbastire le potenzialità narrative di un thriller fantascientifico pronto a riflettere sulla stessa natura e fame di potere della razza umana.

Incentrando la sua narrazione sull’esperienza di un uomo qualunque, in una società molto più progredita della nostra, la pellicola si muove seguendo una china che risulterà piuttosto familiare ai fan di Limitless (per maggiori informazioni vi rimandiamo alla nostra recensione di Limitless), con il solo e unico obiettivo di sfruttare le possibilità di una storia sui generis per imbrigliare i bisogni e le debolezze di tutti noi, in una storia interessante, anche se con poco mordente. Le possibilità di sorprendere, però, ci sono tutte, specialmente con un materiale letterario di partenza che in questo caso è stato rielaborato per costruire un racconto visivo sicuramente più vicino agli spettatori, ma privo di qualsivoglia approfondimento in termini di contesto e motivazioni di fondo.

Riavvolgere le proprie scelte

Al centro di 57 Secondi troviamo la storia di Franklin Fox (Josh Hutcherson), un blogger che si occupa, nello specifico, di articoli sulla sanità e sulle lobby farmaceutiche. Nel suo mondo, sia lontano che vicino al nostro, un nome fra tutti sta per cambiare per sempre e definitivamente l’approccio ai medicinali degli esseri umani: quello di Anton Burrell (Morgan Freeman).

Anton è un genio rivoluzionario in stile Steve Jobs impegnato a creare e diffondere una serie di “accessori” (nello specifico si tratta di braccialetti estremamente avanzati dal punto di vista tecnologico) in grado di migliorare la vita quotidiana degli esseri umani, con l’intenzione, un domani, di spingere la razza umana a non ricorrere più alle medicine, cambiando per sempre le priorità sanitarie. Attratto dall’obiettivo di rubargli un’intervista, Fox deciderà d’infiltrarsi a una delle sue presentazioni davanti a tantissime persone, finendo per salvargli la vita durante un attentato improvvisato sul posto. Nel caos generale, il giovane scrittore s’imbatte in uno strano anello, buttato per terra da qualcuno, per poi scoprire che ha il potere di riavvolgere il tempo di 57 Secondi, senza che nessun altro se ne renda conto. Una volta comprese le infinite potenzialità di una dinamica del genere, Fox deciderà di sfruttarle per avere una rivalsa personale sulla vita e vendicare la prematura scomparsa della sorella causata da un farmaco che ha mietuto anche altre vittime, messo sul mercato dalla casa farmaceutica guidata dal potente Thorensen (Greg Germann). Le possibilità indefinibili di una vita riavvolgibile cambieranno per sempre la sua percezione del momento presente e del valore che esso possiede.

Potenzialità inespresse

57 Secondi è un film che purtroppo non innova in nulla le stesse idee alla base della narrazione proposta. Partendo da una storia che sa di già visto, affrontata allo stesso modo anche in molte altre occasioni cinematografiche e televisive, questa pellicola non spinge l’acceleratore come dovrebbe, limitandosi a proseguire lungo un percorso anche piuttosto casuale nel suo insieme. Il discorso sulle lobby farmaceutiche e sul loro potere incontrastato, sia in termini psicologici che monetari, avrebbe potuto condurre a critiche molto più ampie, dure e dirette, mettendo a nudo un lato della nostra stessa società fin troppo trascurato. Purtroppo, però, la sceneggiatura preferisce concentrarsi sulle ragioni personali del protagonista, scegliendo di delineare il suo viaggio nel marciume adottando tonalità leggere che non lasciano mai il segno, e una serie di trovate narrative volutamente caotiche e generiche (un approccio simile lo abbiamo trovato anche nella nostra recensione di Paradise Highway).

Così ci ritroviamo fra le mani un film che alterna momenti in stile “Cambia la tua vita con un click” (il film con Adam Sandler), in cui Fox cerca maldestramente di controllare la situazione attraverso il suo nuovo anello, e momenti da spy movie in cui si impegna a infiltrarsi in un sistema che sembra conoscere, incappando in una serie di ingenuità abbastanza ingiustificate da parte sua. È un contorno credibile a mancare in questo film, prediligendo un approccio contestuale superficiale che non giustifica ma generalizza sempre e comunque quello che vediamo a schermo, in favore di una narrazione dai tratti sbrigativi e piuttosto dimenticabili. Amore, vendetta, stupore, violenza, vengono tutte alleggerite da un’identità formale piuttosto altalenante, in cui gli effetti speciali e le scelte di regia e fotografia non fioriscono mai del tutto, restando all’ombra di una narrazione che vive di momenti inconsistenti e piuttosto obbligati, cercando di racchiudere negli eventi davanti ai nostri occhi chissà quale messaggio profondo, atto a giustificare gli istanti fondamentali di un viaggio che avrebbe meritato maggiore cura.

In sostanza, 57 Secondi è un film dai tratti affascinanti, con qualche idea non trascurabile e un cast altisonante. I reali limiti di questa pellicola si mostrano durante gli eventi di trama e alcune scelte formali, forse dovute al budget generale stanziato per la realizzazione. Partendo da queste premesse, pur intrattenendo un minimo, il lavoro di Rusty Cundieff, il regista, è privo di mordente e di un’anima che lo distingua da tantissimi altri tentativi attuati sulla stessa lunghezza d’onda, lavorando su un racconto dalle caratteristiche specificamente socio-critiche, senza però affondare mai completamente il coltello nella piaga, senza smascherare le ipocrisie di un personaggio che affronta mostri realisticamente esistenti anche nel nostro presente. Il risultato si infrange sulle caratteristiche mutevoli di un lungometraggio in cui i luoghi comuni del caso e alcune svolte immotivate fanno da padrona, cercando di trovare una propria voce offuscata da tutto il resto.

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