Novembre 29, 2023

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È (finalmente?) iniziata la lenta agonia finale del DCEU. Il primo universo supereroistico della Distinta Concorrenza è ormai entrato nella sua fase finale, e non a caso sembra essere diventato completamente ingestibile – ammesso che ci sia ancora una volontà di gestirlo da parte di Warner. Il cocente flop di The Flash è stato la prima avvisaglia di una deriva infelice per gli ultimi mesi dell’Universo Esteso DC. A cementare le preoccupazioni del pubblico ci ha pensato poi il disastro commerciale di Blue Beetle, che sembra porre una pesante ipoteca sul nascente DCU, di cui proprio il bistrattato eroe interpretato da Xolo Mariduena dovrebbe essere tra i coprotagonisti. Finché i problemi in casa DC erano solo commerciali, la fanbase poteva rassegnarsi a guardare il fallimento impietoso della nave lanciata contro l’iceberg da Zack Snyder, Walter Hamada e David Zaslav.

Tuttavia, ora emergono anche delle preoccupanti testimonianze sulle condizioni di Jason Momoa sul set di Aquaman 2, che a sua volta si prospetta essere un flop. E, di nuovo, Momoa sarà proprio tra i “ritorni di fiamma” del DCU. Possibile che James Gunn e Warner stiano chiudendo un occhio sulle raccapriccianti storie che circondano l’ultimo capitolo del DCEU e che stanno minacciando la solidità del nuovo universo narrativo della Distinta Concorrenza?

Aquaman 2: flop annunciato e molestie sul set

A inizio ottobre, alcune “gole profonde” di Hollywood hanno spiegato che Jason Momoa si divertiva a tormentare Amber Heard sul set di Aquaman 2. L’attore che interpreta l’Atlantideo, infatti, ha sempre difeso l’ex-marito della Heard, Johnny Depp nel processo più “social” degli ultimi anni.

Come se questi report non bastassero a dare un’idea del clima evidentemente tossico che si respirava sul set del nuovo film di James Wan, altre fonti hanno iniziato a riportare che proprio Momoa si sarebbe presentato sul set ubriaco più volte, impedendo alla troupe di terminare le riprese. Accuse prontamente smentite dall’attore e dalla dirigenza DC, ma sulle quali la stessa Heard non ha ancora detto la sua, causando non poche preoccupazioni in casa Warner. D’altro canto, se già Aquaman 2 si candida ad un insuccesso colossale, l’ultima cosa di cui il film ha bisogno è una campagna marketing funestata dalle accuse reciproche tra i membri del cast. Anche perché finora di marketing Warner stessa ne ha fatto ben poco, e con ogni probabilità al momento Aquaman e il Regno Perduto è più noto per i reshoot e per la maretta tra i membri del cast che per la trama, i trailer o il supereroe che ha per protagonista. Certo, il compito di Aquaman 2 è inglorioso, dal momento che dovrà chiudere un universo narrativo già morto e sepolto agli occhi dei fan. Con un budget commerciale ridotto a zero, un’hype della community che più basso non si può e un sapore di stroncatura da parte della critica già nell’aria da tempo, è indubbio che il lavoro sul set del film non dovesse essere dei più facili.

Certo, questo non giustifica le (presunte) molestie di Jason Momoa contro Amber Heard. Che avrebbe persino rischiato il licenziamento da Aquaman 2, ma sarebbe stata salvata solo dalla “gentile” intercessione del suo compagno del tempo, Elon Musk, che avrebbe minacciato di distruggere Warner a suon di miliardi qualora l’attrice avesse perso il posto di lavoro. In ogni caso, pare che il ruolo di Mera in Aquaman 2 sia stato rivisto e in larga parte tagliato: la Heard ha così ricevuto il “contentino” di rimanere nel film, ma il suo screentime sarebbe stato ridotto all’osso.

In compenso, però, Jason Momoa ha bloccato Amber Heard sui social e sembra che i due non presenzieranno insieme agli eventi di promozione del film. Lo sappiamo: Amber Heard è una delle donne più odiate di Hollywood, specie dopo il maxi-processo contro Johnny Depp. Tuttavia, è indubbio che, se i report fossero confermati, sarebbe perlopiù Jason Momoa ad uscirne con le ossa rotte, professionalmente parlando. Se è vero che James Gunn starebbe aspettando solo l’uscita di Aquaman 2 per annunciare Momoa come il Lobo del DCU, la possibilità che anche il “nuovo corso” DC si trovi con un attore instabile e problematico in grembo si fa sempre più concreta.

La “strategia” di James Gunn

Eppure, Gunn dovrebbe aver imparato la lezione del disastroso caso di Ezra Miller, che ha affossato quasi da solo il risultato commerciale di The Flash. Proprio dopo quanto accaduto con l’interprete di Barry Allen, il DCU dovrebbe tenersi alla larga da attori controversi, specie ora che si trova ad uno stadio embrionale.

Certo, gli scivoloni succedono: ne è un esempio il caso di Jonathan Majors in casa Marvel. Tuttavia, James Gunn e Peter Safran possono ancora correggere il tiro, rivalutando l’opportunità di includere Jason Momoa nel cast del DCU e scegliendo un altro attore per il ruolo di Lobo. Un’occasione che potrebbe rivelarsi utile per un’altra decisione che la nuova dirigenza dei DC Studios non ha avuto il coraggio di prendere. Ovvero quella di tagliare tutti i ponti con il DCEU, bloccando non solo il ritorno di Momoa, ma anche quello di Xolo Mariduena e di tutti gli altri attori che dal vecchio universo dovrebbe transitare verso il nuovo. Una cesura profonda con il passato DC, che al momento potrebbe rivelarsi tanto utile alla nuova dirigenza per almeno due motivi. Il primo è commerciale: il DCU deve sembrare qualcosa di nuovo per risultare appetibile agli occhi del pubblico. Ripescare degli attori del vecchio corso va contro a qualsiasi pretesa di rinnovo totale che James Gunn e Peter Safran abbiano mai paventato in passato. Il secondo è di immagine. Il DCEU ha avuto grossi problemi con i suoi attori, con un numero di “casi” che nel mondo Marvel (ben più popoloso, peraltro) non si è mai neanche sfiorato: la polemica, nel tempo, ha toccato Ezra Miller, The Rock, Ben Affleck e Henry Cavill. E ora anche Jason Momoa. Warner deve ripulirsi la coscienza, o quantomeno l’immagine, e l’unico modo per farlo è con un cast completamente nuovo.

Eppure, il silenzio di James Gunn, DC e Warner sembra suggerire che la strategia dei DC Studios sia un’altra. Se Gunn o Warner fossero intervenuti nella polemica per difendere Momoa o, viceversa, per contestare quanto detto dagli insider di Hollywood, avrebbero dimostrato di tenere almeno un pochino all’ultima pellicola dell’attuale corso DC al cinema. La politica del silenzio, invece, conferma che Aquaman uscirà al cinema solo perché è già completo e cancellarlo come è stato fatto per Batgirl porterebbe a perdite insopportabili, sia in termini commerciali che di “prestigio”. È lo stesso metodo già adottato con Blue Beetle e, prima di lui, con The Flash: mandare le nuove pellicole in sala “a testa bassa” sperando che guadagnino quanto più possibile e che non scatenino l’ennesimo polverone mediatico.

Si tratta di una strategia che non ha portato la gente al cinema per The Flash, che non lo ha fatto per Blue Beetle e che certamente non lo farà per Aquaman 2. James Gunn si è reso conto che, dopo anni di dietrofront, di insuccessi, di casi mediatici e di cattiva gestione, la fanbase DC è stanca, arrabbiata o semplicemente delusa: incontentabile, allo stato attuale delle cose. Si tratta però di un problema che non si può fingere di non vedere per sempre: anzi, il momento di affrontarlo di petto è (era) quello attuale, ora che la DC al cinema ha poco da perdere. Altrimenti, il rischio è che il problema torni a galla quando arriverà il DCU, trasformandolo in un disastro fin dalle sue prime pellicole.

, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://cinema.everyeye.it/articoli/speciale-inferno-dc-reboot-dov-e-james-gunn-62567.html, DC Universe, https://cinema.everyeye.it/feed/feed_news_rss.asp, Brian Arnoldi,

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