«Forza Italia è contro nuove tasse e in particolare quelle di successione che sarebbero improprie. Difatti riguarderebbero proventi già tassati all’origine quando gli stessi proventi sono stati generati. Peraltro mai questa materia è stata trattata o è stata fatta oggetto di ipotesi nelle riunioni tra gli alleati di governo», dice il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, interpellato sulle indiscrezioni di stampa su una possibile estensione della tassa di successione.
L’ipotesi di un aumento
Secondo quanto riferisce Repubblica, il governo Meloni starebbe studiando la possibilità di rendere più onerosa l’imposta di successione per i parenti più lontani. L’ipotesi su cui si starebbe ragionando è un aumento per gli eredi dal terzo grado in poi. La misura sarebbe contenuta in un decreto che lunedì 16 ottobre approderà in Consiglio dei ministri, insieme al Documento programmatico di bilancio (Dpb), alla Manovra e al decreto che darà il via all’attuazione della delega fiscale. L’aumento della tassa di successione dovrebbe servire a reperire una parte dei 22 miliardi di euro necessari per finanziare la Manovra, di cui 15,7 miliardi in deficit.
L’abolizione con Berlusconi
Quella della tassa di successione, è una questione che da sempre divide sia gli economisti che i partiti ed è spesso stata terreno di scontro tra destra e sinistra. Con la prima che si è sempre opposta a questa tassa, ragion per cui un eventuale aumento dell’imposta con il governo Meloni segnerebbe un cambio di passo. Nel 2001 il governo Berlusconi II decise di abolirla con la legge n. 383. L’imposta venne però ripristinata nel 2006 dal governo Prodi II. La struttura della tassa di successione in Italia è piuttosto generosa rispetto a quella di altri Paesi europei perché ha aliquote più basse, meno progressive e franchigie più elevate. In Francia, per esempio, nel 2021 il gettito dell’imposta su successioni e donazioni è stato pari a 18,6 miliardi di euro, cioè lo 0,7 per cento del Pil, vale a dire quattordici volte il gettito italiano in rapporto al Pil, come ricorda un articolo pubblicato dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica intitolato «L’evoluzione dell’imposta sulle successioni in Italia e un confronto a livello europeo». A quota 0,3% del Pil troviamo invece la Germania (9,8 miliardi), il Regno Unito (7 miliardi al cambio del 2021) e la Spagna (3,5 miliardi), tutti Paesi che riescono a incassare sei volte quello che incassa l’Italia.
Quanto si paga attualmente
Ma come funziona attualmente l’imposta di successione? Oggi i parenti in linea diretta (moglie, figli, nipoti) che ricevono un’eredità fino ad un milione di euro non pagano. Sopra questa cifra versano il 4%. Fratelli e sorelle non pagano nulla fino a 100 mila euro, mentre sul resto I’aliquota è del 6%. Pagano la stessa aliquota anche i parenti indiretti (zii, nipoti, cognati, fino al quarto grado), ma sull’intera eredità. Infine sui trasferimenti a favore di tutti gli altri estranei alla parentela si paga l’8% su tutto. Alcune tipologie di beni sono considerate escluse dall’imposta e non rientrano quindi nel valore della base imponibile. Tra queste esenzioni ci sono: i titoli di stato italiani o europei, buoni postali, polizze sulla vita, il Tfr ed eventuali veicoli iscritti nel Pubblico registro automobilistico.
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L’Economia Opinioni e L’Economia Ore 18
13 ott 2023
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