tecnologia
di Claudio Tadicini
Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Il futuro del digitale in Italia nonché la tutela e la valorizzazione della filiera delle aziende italiane attive nel settore della trasformazione digitale, è strategico per il tessuto produttivo nazionale. E nella sola Puglia potrebbe garantire oltre 15 mila posti di lavoro entro il 2025. Questo il tema al centro del workshop tenutosi oggi a Lecce — organizzato da “Links Management and Technology”, azienda salentina di consulenza specializzata in digital business transformation e servizi IT per imprese, PA, banche e istituti finanziari — al quale hanno partecipato anche il ministro degli Affari europei, politiche di coesione e Pnrr Raffaele Fitto, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Tecnologica, Alessio Butti, l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci, il sindaco di Lecce Carlo Salvemini, oltre ad aziende come Poste Italiane, Leonardo e Banca Generali.
Durante l’evento si è discusso riguardo le opportunità offerte dal Pnrr, delle sfide che imprese e istituzioni saranno chiamati ad affrontare, per valorizzare le risorse a disposizione del Paese e tutelare le aziende italiane del settore — dove il 31% della spesa pubblica in digitale è concentrata nelle mani dei primi cinque operatori, quasi tutti a capitale straniero — che devono accontentarsi di contratti di subfornitura su attività marginali, con condizioni economiche più sfavorevoli dal 20 al 60% e pagamenti ritardati di oltre 120. «La questione posta è molto importante — ha sottolineato il ministro Raffaele Fitto — il Pnrr ha dedicato alla digitalizzazione un importo notevolissimo, il più alto in assoluto a livello europeo, pari a 48 miliardi di euro. Quindi è giusto che si faccia una valutazione e si trovi un metodo di lavoro che guardi a questo aspetto». «L’incontro — ha aggiunto Fitto — rappresenta un utile confronto che potrà dare degli spunti per l’azione del governo. Il gap Nord-Sud sulla digitalizzazione si può e si deve colmare anche per la gran quantità di risorse messe a disposizione, che devono andare a beneficio dei cittadini, del sistema imprenditoriale e del funzionamento dei servizi del Paese».
«La concentrazione della spesa pubblica nelle mani delle grandi società, quasi tutte a capitale straniero — ha sottolineato Giancarlo Negro, ceo di Links — rappresenta un limite per le nostre aziende in termini di crescita, investimenti e attrattività di risorse, che si riflette anche sull’occupazione. Basti pensare alla grandissima offerta di lavoro a fronte di una carenza di laureati in competenze digitali». Negro quindi aggiunge: «Il fenomeno è ancor più accentuato in Puglia, viste le numerose aziende che offrono lavoro: si calcolano 2 mila posti di lavoro ancora scoperti e oltre 15.000 assunzioni entro il 2025. È necessario innescare un nuovo corso di partecipazione cooperativa ed ecosistemica tra attori pubblici e privati, che dia nuovo focus a temi di rilevanza strategica come AI, blockchain, Internet Of Things». «Se non agevoliamo il dialogo sull’innovazione — ha spiegato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’innovazione tecnologica, Alessio Butti — perdiamo il confronto con il territorio, le imprese e l’università. Le grandi imprese italiane si sono allineate a quelle internazionali, a differenza delle pmi: non possiamo rischiare che l’ossatura del tessuto economico nazionale rimanga indietro» . Sul tema delle competenze, infine, per Butti occorre «rimpatriare i cervelli under 40 in fuga. La voglia di tornare c’è — ha detto — bisognerà pagarli meglio e assegnarli alle aziende che si occupano di tecnologia. Il governo ha l’obiettivo di creare 3 mila centri fisici in tutta Italia, per formare 2 milioni di persone al digitale».
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25 set 2023
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