I conti pubblici
di Enrico Marro
Un decreto legge per «misure urgenti in materia di energia» e «interventi per sostenere il potere d’acquisto». L’articolato, messo a punto al ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti, approda oggi all’esame del preconsiglio dei ministri, in vista dell’approvazione del Consiglio dei ministri, lunedì. Si tratta di un testo aperto, suscettibile quindi di modifiche. Ma le aree di intervento sono state individuate.
Bonus carburanti
Sul tavolo ci sono, tra le altre cose, il bonus carburanti da 80 euro una tantum a beneficio dei titolari della carta acquisti «Dedicata a te» per circa 1,3 milioni di famiglie con Isee fino a 15 mila euro, ma anche la proroga di tre mesi dell’Iva al 5% sulle bollette del gas, che altrimenti scade alla fine di settembre, e la proroga del bonus sociale sulle bollette. Partirà inoltre da ottobre il bonus riscaldamento per coprire parte del sovraprezzo a favore delle famiglie con Isee fino a 15 mila euro. E verranno rifinanziati il Fondo prima casa e il bonus trasporti.
Tra le misure non ancora certe, il credito d’imposta per l’autotrasporto sulla spesa per carburanti. Per coprire questi provvedimenti il governo ricorrerebbe al maggior gettito incassato sugli stessi carburanti per via dell’aumento dei prezzi: solo di accise sono entrati, fino a luglio, 2,7 miliardi in più. Infine, in discussione c’è la proroga del mercato tutelato dell’energia, che altrimenti scade il prossimo 10 gennaio, costringendo 10 milioni di famiglie a entrare nel mercato libero. La proroga del regime tutelato, con i prezzi della luce e del gas definiti periodicamente dall’autorità pubblica Arera, se entrerà, dovrebbe però riguardare solo gli utenti cosiddetti «vulnerabili» (over 75, disabili e titolari del bonus sociale sulle bollette).
Tredicesime
Non sono esclusi altri provvedimenti per sostenere il potere d’acquisto, ma per ora non si tratta della detassazione delle tredicesime per lavoratori dipendenti e pensionati, che il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha annunciato di voler anticipare al 2023. Per questo provvedimento, che si configurerebbe come una flat tax del 15% sulle tredicesime dei redditi medio-bassi, e che verrebbe accompagnato dalla detassazione dei premi di produttività e dal potenziamento dei fringe benefit, bisognerà attendere il quadro delle disponibilità finanziarie che il governo disegnerà nella Nota di aggiornamento al Def che dovrebbe essere approvata giovedì. E sulla quale incombono diverse variabili.
Revisione del Pil
Oggi l’Istat renderà nota una revisione del Pil nominale 2021 per tener conto di nuovi criteri statistici europei e che, tra l’altro, è già stata fatta in Germania, Francia e Spagna. Per l’Italia si tratterà di un aumento del prodotto interno lordo che oscillerà tra 1,8 e 2,1 punti, determinando un rialzo della variazione reale dello stesso Pil 2021, che risulterà quindi più alta del 6,7%. Il nuovo valore che sarà comunicato oggi determinerà un miglioramento del rapporto deficit-Pil e debito-Pil, che probabilmente avrà un trascinamento positivo sugli anni successivi. Ai fini della NaDef, però, ci sono altre variabili che agiscono in senso negativo.
A cominciare dalle previsioni più aggiornate che stimano un Pil 2024 molto inferiore all’1,5% fissato dal governo nel Def dello scorso aprile. Si è poi ancora in attesa delle decisioni di Eurostat su come contabilizzare il Superbonus. Se verrà confermato che va caricato tutto sul primo anno, il deficit 2023, ora previsto al 4,5% del Pil, schizzerebbe in alto. E anche il deficit tendenziale e quello programmatico 2024, fissati dal Def rispettivamente al 3,5 e al 3,7% del Pil, andrebbero rivisti.
Il nodo del patto di Stabilità
Tutto questo per dire che, al momento, il governo non è ancora in grado di definire con precisione lo spazio finanziario per la prossima legge di Bilancio. Sa solo che dovrebbe coprire circa 30 miliardi di spesa, a partire dai 14-15 che servirebbero per confermare il taglio del cuneo sulle retribuzioni e ridurre a tre le aliquote Irpef, ma non sa ancora come e dove trovarli. Senza contare, infine, che sull’intera partita influirà la revisione del patto di Stabilità sulla quale si sta trattando a Bruxelles, con l’Italia che chiede di escludere dal deficit le spese per investimenti, comprese quelle del Pnrr: impostazione che semmai venisse accettata, aprirebbe nuovi spazi. Ma più avanti, determinando un secondo tempo della manovra. Per ora, ha ammesso Giorgetti, «siamo in alto mare».
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21 set 2023
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