Dicembre 1, 2023

Federmeccanica: «Imprese sempre più piccole, basta fare i contoterzisti delle multinazionali estere»

relazioni industriali

di Rita Querzè

Federmeccanica: «Imprese sempre più piccole, basta fare i contoterzisti delle multinazionali estere»

Le imprese italiane sono scese di taglia negli ultimi 20 anni. Piccolo non è bello perché è meno produttivo. E allora — se vogliamo smettere di essere soltanto i contoterzisti delle multinazionali straniere — come Paese dobbiamo tornare a inventare i prodotti che produciamo e tenere a casa nostra le «teste d’opera». Federmeccanica prende sul serio il Made in Italy (lo rivendica, «Il 50% dello stesso Made in Italy è meccatronico», dice il presidente Federico Visentin) ma salta a piedi uniti il passaggio dell’autocelebrazione per, invece, guardarsi allo specchio e indicare dove il re è nudo. Con qualche proposta per rivestirlo, il re, prima che sia troppo tardi.

Confindustria in prima fila con la ministra Calderone

Questo è in estrema sintesi quanto è emerso ieri all’assemblea di Federmeccanica, nella sede di H Farm, incubatore di start up e centro di formazione in provincia di Treviso. Con intervento in presenza della ministra del Lavoro Marina Calderone e (in collegamento) del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Lavori chiusi dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Nelle prime file tanto vertice confindustriale (si avvicina la fase del rinnovo della presidenza) dai vicepresidenti Emanuele Orsini, Barbara Beltrame e Giovanni Brugnoli, dal presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro e della seconda territoriale del sistema, Confindustria Veneto Est, Leopoldo Destro.

Piccolo non è bello

Secondo il presidente di Federmeccanica Federico Visentin bisogna lavorare per aumentare la dimensione delle imprese, visto che «le imprese più grandi innovano di più». Un intervento urgente perché «nel 1981 le imprese italiane metalmeccaniche con meno di 50 dipendenti erano l’86,4% del totale, nel 2020 siamo arrivati al 95,4%. Nello stesso arco temporale si è passati dal 2,5% di aziende con più di 250 dipendenti allo 0,6%». Servono politiche industriali e partiamo quasi da zero perche «non c’è mai stata nel nostro Paese una progettualità politica a lungo termine per il sistema industriale». In particolare, per quanto riguarda il reshoring, Visentin non pensa «ad interventi estemporanei solo per portare o riportare in Italia questa o quella produzione» ma «a un’azione più mirata e profonda».

Bonomi: operazione verità sul salario minimo

Per quanto riguarda il costo del lavoro, Visentin chiede un taglio strutturale del cuneo (richiesta che anche il presidente di Confindustria non si è stancato di rinnovare). Da segnalare anche l’ennesimo affondo di Bonomi sul salario minimo. Questa volta il presidente di Viale Dell’Astronomia ha chiesto un’operazione verità: incrociare le banche dati Uniemens e Lul per capire quali sono le associazioni delle imprese che pagano i lavoratori meno di 9 euro. Perché – sottolinea Bonomi – il contratto di Federmeccanica garantisce 11 euro lordi l’ora, ma i contratti metalmeccanici registrati al Cnel sono 44».
Visentin lamenta il danno fatto alle aziende dallo scostamento dell’Ipca per il 2022 rispetto alle previsioni (più alta di circa due punti). E chiede una compensazione, utilizzando i fondi dell’extragettito, magari attraverso la decontribuzione degli aumenti riconosciuti. Altra proposta in vista della legge di Bilancio: defiscalizzazione e decontribuzione chiara dei premi di produttività. Per Visentin, invece di dare 3.000 euro dei fringe benefit a chi ha figli e 258 a tutti gli altri «sarebbe stato meglio prevedere un limite più alto rispetto all’attuale, anche inferiore ai tremila euro, ad esempio pari a 1.000 euro, però esteso a tutti i collaboratori».

Formare gli immigrati a casa loro

I metalmeccanici invocano pragmaticamente una gestione dei flussi migratori allineata ai bisogni delle imprese. Un’apertura è arrivata dalla ministra Calderone: «Conosco la disponibilità di Federmeccanica a farsi promotrice della formazione dei lavoratori immigrati in ingresso nei luoghi d’orgine, questi lavoratori potrebbero essere considerati al di fuori dei flussi», quindi con una corsia previdenziale.

Un contratto Esg

Federmeccanica, entrata in una nuova fase delle relazioni industriali dal 2016, con la firma unitaria del contratto da parte Fiom, Fim e Uilm, cerca anche di riempire con nuovi contenuti lo slogan del «rinnovamento» legato alla contrattazione. Ora il contratto nazionale della categoria è in scadenza, e Visentin lancia l’idea di «un contratto esg», un contratto che garantisca parametri di sostenibilità sociale e ambientale riconosciuti al punto da valere come vantaggio competitivo per le aziende che lo adottano. Non a caso il presidente Federmeccanica sottolinea i temi della partecipazione femminile al lavoro, quello della formazione e della sicurezza sul lavoro, che hanno il denominatore comune di fattori di sostenibilità sociale. L’idea piace alla ministra Calderone: «L’ho particolarmente apprezzata, migliorare il lavoro tramite le relazioni industriali è la strada giusta». Di apertura anche la prima reazione della Fim di Roberto Benaglia. Si attendono le reazioni di Uilm e Fiom. L’idea di un «contratto Esg» di fatto scommette sulla parte normativa del negoziato. Da capire a breve quali saranno le chieste del sindacato per quella economica.

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