Novembre 29, 2023

Olio, rincari per l’extravergine: prezzi al rialzo a 9 euro al chilo (+40%). Cosa sta succedendo?

agroalimentare

di Alessia Conzonato

Rincari olio extravergine, prezzi al rialzo a 9 euro al chilo (+40%): cosa succede?

Secondo una recente analisi di Coldiretti, a guidare la classifica dei rincari nel carrello della spesa c’è lo zucchero, con un record del 43% in più che ha ricadute poi su tutti i prodotti che lo contengono. Ma immediatamente dopo, registrando un aumento di prezzo di poco inferiore al 40% — 37% — si trova l’olio di oliva extravergine, su cui pesa la situazione delle scorte più che l’inflazione: la Spagna, primo produttore mondiale dal quale dipende una buona percentuale delle importazioni, ha dimezzato i raccolti a causa del cambiamento climatico, dando fondo a tutto il magazzino a disposizione e portando le quotazioni alle stelle.

L’olio e la produzione in Spagna

Secondo le previsioni di Coldiretti, il prezzo non calerà almeno per i prossimi due anni. Anche per l’Italia, che rimane il secondo produttore a livello mondiale, negli ultimi anni i raccolti si sono fortemente ridimensionati. Al punto che le importazioni dall’estero sono pari a più del doppio della produzione nazionale, per la grande maggioranza provenienti proprio dalla penisola iberica. L’anno 2022-2023 si è chiuso con una diminuzione della produzione italiana del 27%, ma il dato più preoccupante è il tracollo del 56% in Spagna. «Nelle annate tradizionali l’olio spagnolo si trovava tranquillamente a 5 euro al chilo, a volte anche a 3 — spiega il vicepresidente di Coldiretti e presidente di Unaprol, David Granieri —. Ora non c’è quasi più differenza con quello di produzione nazionale, le quotazioni si aggirano tutte tra gli 8,70 e i 9,50 euro al chilo». A fine agosto, un litro di extravergine nella penisola iberica era venduto a 10 euro, segnando un incremento del 227% nell’arco di un anno.

Le previsioni per l’Italia

La situazione è più o meno analoga in Italia. La regione Umbria, ad esempio, ha già avvertito che la produzione del 2023 sarà in calo del 50% a causa di una serie di eventi climatici (come le alluvioni in primavera, ma la siccità invernale ancora prima) che hanno avuto ripercussioni sulle piante. I produttori della Toscana, invece, prevedono un taglio della produzione compreso tra il 10% e il 20%. Secondo Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano, l’ultima campagna nazionale si è chiusa con 241 mila tonnellate di olio, rispetto a un potenziale di 300 mila, proprio a causa delle condizioni meteorologiche tra maggio e giugno: lunghi periodi di pioggia si sono contrapposti a forti ondate di caldo. Per questo, le previsioni per la prossima campagna puntano a 270 mila tonnellate. Nelle prossime settimane si avranno stime più precise, anche in base alle condizioni atmosferiche che si manifesteranno. Seppure lontana dal potenziale massimo di produzione, la situazione al sud Italia sembra essere lievemente migliore rispetto al nord e al centro. In Puglia, ad esempio, si prevede un incremento +30/40% comunque inferiore alle attese di inizio primavera: sostanzialmente stabili rispetto allo scorso anno le produzioni di Calabria e Sicilia.

Le quotazioni del prezzo

Per quanto riguarda altri Paesi, oltre ai principali produttori mondiali, anche Tunisia e Turchia rimarranno lontani dal loro massimale in termini di produzione. Motivo per cui il prezzo dell’olio di oliva, con ogni probabilità, continuerà a salire. Unaprol fa un paragone rispetto all’anno scorso: in base alle medie Ismea, il prezzo all’ingrosso dell’olio extravergine d’oliva italiano è raddoppiato (+99,7%), mentre l’olio vergine d’oliva registra un incremento del +128,3%. Aumenti simili anche per l’olio tunisino (+114,3%). «Si è creata una situazione mai vista prima — ha aggiunto Granieri —. Il combinato disposto tra scarse produzioni soprattutto in Spagna, scorte basse e inflazione ha spinto verso l’alto il prezzo dell’olio extravergine d’oliva che per almeno un paio di anni non potrà più essere una commodity ma dovrà essere quello che noi produttori abbiamo sempre sperato fosse: un prodotto premium». Il presidente ha poi continuato: «L’olio extravergine d’oliva non potrà più essere primo prezzo e sarà impossibile ritrovare al supermercato miscele di oli comunitari ed extracomunitari sottocosto che per anni hanno trascinato verso il basso anche gli oli di qualità del nostro Paese. I consumatori tra un olio scadente senza certezza di provenienza e un olio extravergine d’oliva 100% italiano, da filiera tracciata e controllata, dei produttori, non vedranno più la differenza di prezzi che c’era prima e quindi tenderanno a premiare sicuramente il lavoro degli agricoltori».

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