Novembre 29, 2023

Marelli, prosegue il presidio a Crevalcore. L’allarme del sindacato: a rischio altri stabilimenti

automotive

di Nicola Bracci

Marelli, prosegue il presidio a Crevalcore. L’allarme del sindacato:a rischio altri stabilimenti

Dal tardo pomeriggio di martedì all’interno della fabbrica tutto è incerto, mentre fuori dai cancelli non si ferma l’andirivieni di lavoratrici e lavoratori presi a organizzare i turni del presidio.Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma raggiunge gli operai: non sarà una battaglia circoscritta, dice, «dobbiamo coinvolgere tutti». Venerdì uno sciopero nazionale di otto ore sarà esteso a tutta la Magneti Marelli, a tre giorni dall’annuncio dell’imminente chiusura dello stabilimento emiliano-romagnolo di Crevalcore (Bologna).

Il piano di Marelli

Il gruppo Marelli, che produce componentistica per autoveicoli, è stato venduto nel 2018 da Fca (oggi Stellantis) alla giapponese Calsonic Kansei, controllata a sua volta dal fondo americano Kkr. Una nota sindacale congiunta di Fim, Fiom, Uilm ,Fismic, UglM, AqcfR tira le somme, dopo la decisione della direzione aziendale di chiudere entro fine anno lo stabilimento di Crevalcore. Lì 229 lavoratori diretti sono impiegati nella produzione di collettori di aspirazione aria e di pressofusi di alluminio: componenti per motori endotermici che il passaggio all’elettrico renderà presto desueti. Di qui il piano — reso noto nel corso dell’incontro coi sindacati, martedì a Roma — di spostare la produzione del reparto plastica nel sito di Bari e di esternalizzare quella dell’alluminio, ritenuta «non competitiva anche per i costi dell’energia».

I timori dei sindacati

I rincari energetici, spiega l’azienda, sono concausa delle attuali, cospicue, perdite economiche, stimate intorno a 6 milioni per l’anno in corso. L’altra motivazione addotta è la dinamica negativa delle attività legate al motore endotermico, che nel giro di quattro anni finirebbe per assorbire appena il 20% della capacità produttiva. Da parte loro, i sindacati parlano di macelleria sociale nascosta dietro il velo della transizione ecologica e chiedono un intervento dissuasivo da parte del governo. Per il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia, «Crevalcore è una spia di un settore che, se abbandonato a se stesso, farà pagare la transizione ai lavoratori». Il timore diffuso è che la crisi si estenda agli altri stabilimenti italiani di Marelli, dieci in tutto.

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