Finanza
di Redazione Economia
In una foto d’archivio, da sinistra, Alberto Nagel, Francesco Saverio Vinci e Renato Pagliaro (Imago)
Il comitato nomine di Mediobanca propone al cda della banca, che si riunirà mercoledì 20 settembre, una rosa di nomi per il nuovo consiglio di amministrazione di cui non fanno parte né rappresentanti di Delfin (La finanziaria degli eredi di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica) né del gruppo Caltagirone. Lo si apprende al termine della riunione del comitato che, da un lato, ha preso atto della bocciatura da parte di Delfin della proposta del cda di Mediobanca e, dall’altro, ha giudicato non accoglibili le richieste in tema di governance della holding della famiglia Del Vecchio, che insisteva tra l’altro sulla sostituzione di Renato Pagliaro con un nuovo presidente indipendente e condiviso.
Le conferme di Nagel e Pagliaro
La lista che arriverà sul tavolo del consiglio di mercoledì si compone di 15 nomi, per prassi pari a quelli di cui si compone l’intero consiglio, anche se sono solo dodici quelli che dovrebbero essere eletti dato che due posti sono riservati alla lista di minoranza che arriverà prima e un posto a quella di Assogestioni. La lista rinnova per un terzo i dodici consiglieri. Escono per sopraggiunti limiti di età Maurizia Comneno, Maurizio Costa, Maurizio Carfagna ed Elisabetta Magistretti, mentre sono confermati l’amministratore delegato Alberto Nagel, il presidente Renato Pagliaro, il direttore generale Francesco Saverio Vinci, Virginie Banet, Laura Cioli, Valérie Hortefeux, Maximo Ibarra e Vittorio Pignatti-Morano Campori.
La spaccatura con Delfin
La lista conferma la spaccatura con Delfin, a cui era stato proposto di firmare un patto parasociale che sancisse una tregua con il management in cambio di una rappresentanza in consiglio. La proposta prevedeva quattro posti in consiglio, tre per i candidati di Delfin uno per Caltagirone e la presenza in tutti i comitati endoconsiliari. In cambio di 22 impegni precisi. Tra questi: non aumentare la quota di azioni possedute; non votare una lista di minoranza qualora si venisse inclusi nella lista del consiglio uscente; un chiaro impegno a non sottoscrivere altri patti parasociali e un dichiarato supporto al piano industriale presentato lo scorso maggio. Delfin ha ritenuto di non accettare l’apertura proposta da Mediobanca, perché non toccava il tema chiave: la presidenza, ora affidata a Renato Pagliaro, in carica dal 2010 che Delfin vorrebbe sostituire con una figura di garanzia dell’indipendenza del board, nell’ambito di un rinnovamento complessivo del consiglio. Un aspetto sul quale Mediobanca tiene il punto perché la proposta di Delfin non rispecchia, secondo il board della banca, i modelli di governance delle banche sistemiche quotate con cui l’istituto compete sui mercati.
L’ipotesi delle due liste
Lo scenario che si prospetta quindi è quello di una lista del consiglio di amministrazione che conferma Renato Pagliaro nel ruolo di presidente. E una della Delfin, in concorrenza. Per il momento, la holding della famiglia Del Vecchio resta in una posizione attendista: valuterà la lista del cda e in base a essa deciderà il da farsi, vale a dire se presentare una propria lista corta (con quattro nomi) oppure lunga (fino a sette).
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L’Economia Opinioni e L’Economia Ore 18
18 set 2023
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