Dicembre 1, 2023

Caro voli, O’Leary (Ryanair): «Il decreto italiano sui biglietti è spazzatura, non lo rispetteremo»

Caro voli, O’Leary (Ryanair): «Il decreto italiano è spazzatura, non lo rispetteremo» Michael O’Leary, ceo del gruppo Ryanair, a Milano (foto Berberi/Corriere)

Il decreto del governo che fissa un tetto ai prezzi dei voli per le grandi isole? «Pura spazzatura». L’algoritmo? «Oooh l’algoritmo… ho letto tante di quelle cazzate nei documenti ufficiali italiani che non ci posso credere». È un fiume in piena Michael O’Leary, numero uno del gruppo Ryanair, la principale low cost in Europa, la seconda nel mondo e primo vettore in Italia per passeggeri trasportati. O’Leary è stato in silenzio tutti questi giorni dopo il provvedimento contro il caro voli difeso dal governo, ma criticato dai vettori e dalle associazioni di categoria. Ora in una lunga intervista con il Corriere della Sera a Milano si fa fatica a trattenerlo poco prima di annunciare l’ampliamento negli aeroporti di Bergamo e Malpensa con nuovi voli internazionali «ma un calo di quelli nazionali per colpa del decreto».

Quindi non c’è un algoritmo che cambia i prezzi a seconda del cellulare che uno utilizza?
«Questa cosa è una cazzata».

In che senso?
«Noi abbiamo un solo “algoritmo”. Se il volo si sta riempiendo come previsto i prezzi salgono. Se non succede dobbiamo ridurre le tariffe. Non ce ne frega un c… del tipo di telefonino che uno sta utilizzando. Noi dobbiamo riempire gli aerei».

Però c’è un rapporto Enac che sottolinea il rincaro dei voli.
«Quel documento è spazzatura. L’ho detto anche al presidente di Enac».

E perché è «spazzatura»?
«Beh lo sa meglio di me: un documento ufficiale mette come analisi un articolo del Corriere della Sera».

Sta dicendo che i dati di quell’analisi del «Corriere» non sono attendibili?
«Il Corriere è una delle testate più prestigiose. Ma non è serio per un’autorità nazionale dell’aviazione civile inserire nel proprio dossier un articolo di giornale, avrebbe dovuto fare le sue verifiche indipendenti».

(Esiste una foto, scattata pochi giorni fa a Malta, dove O’Leary strozza — simpaticamente — il presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma)

Però non può negare che le tariffe si siano alzate…
«È così. Per noi si tratta di un incremento del 20%, da 42 a 47 euro. Però tutto sta aumentando, tutto costa di più. E i biglietti salgono pure altrove in Europa. E poi nel 2022 c’è stato il Covid».

Diciamo che il Covid semmai ha pesato nel primo trimestre del 2022, non nel resto dell’anno…
«Sì, ma il prezzo comunque ha risentito della pandemia».

Le tariffe sono salite molto anche da/per Sicilia e Sardegna.
«Sa perché? Perché Ita Airways e le altre compagnie hanno ridotto l’offerta. Noi siamo gli unici ad averla aumentata. La soluzione qui è togliere l’addizionale comunale e farci portare più aerei».

L’Enac e il governo non la pensano così.
«I clown all’Enac ritengono che la soluzione sia mettere un tetto alle tariffe».

Il decreto insomma non vi va proprio giù.
«Il decreto è illegale perché le regole europee sostengono che i prezzi vengono fissati dal mercato. E non è nemmeno applicabile».

Perché?
«Il decreto dice che la tariffa massima nel periodo di picco non può essere superiore del 200% al prezzo medio. Ma prezzo medio di cosa? Rispetto a novembre, rispetto a un festivo?».

Di quella rotta specifica nell’anno…
«E chi lo conosce?»

Dovreste comunicarlo voi alle autorità di controllo italiane.
«Non ci penso nemmeno. Non è affare loro saperlo».

Però è così.
«Che si fottano».

Così rischiate multe salate.
«No. Quello che succederà — e lo stiamo facendo — è che dovremo ridurre l’offerta sui collegamenti nazionali e aumentare i voli internazionali non colpiti dal decreto».

Avete già iniziato a farlo in Sardegna riducendo i posti dell’8-10%.
«E non ci fermeremo qui».

Ci risulta che taglierete anche in Sicilia.
«Sì. Ridurremo i voli nazionali anche lì del 10%. Insomma: restiamo, ma spostiamo la connettività. In questo modo le tariffe sui voli interni saliranno e quelle sui voli internazionali scenderanno, l’esatto opposto di quello che vorrebbe il governo».

Non è che avevate già deciso di tagliare quei voli perché le vendite non stavano andando bene e date la colpa al decreto del governo?
«Assolutamente no. C’è da ricordare che durante l’inverno noi perdiamo denaro, ma le rotte nazionali sono più forti d’inverno che d’estate e di solito noi aumentiamo l’offerta. Ma stavolta facciamo l’opposto».

Ricordo che voi volate anche grazie a decine di milioni di euro di incentivi e sconti dagli aeroporti.
«Certo: veniamo pagati per i volumi di traffico che garantiamo negli scali italiani e solo noi possiamo farlo. Anche nei supermercati funziona così: se uno ha volumi da offrire si negoziano degli sconti. Lo stesso succede anche nei duty free con i profumi e gli alcolici. È una cosa di cui dovremmo vergognarci? Per niente: senza di noi in Italia il mercato aereo non cresce».

Ma voi avete capito come applicare questo decreto?
«Non si capisce nulla. Abbiamo fatto due incontri tecnici con il ministero delle Imprese e del Made in Italy e nemmeno loro hanno idea di come applicarlo. Lo stesso ministro Urso non lo capisce. Lo hanno fatto tanto per fare».

Si spieghi meglio.
«Guardi le tempistiche: hanno scritto il provvedimento d’estate, subito dopo sono tutti andati in ferie, nessuno al ministero o all’Enac si è preoccupato di capire le norme che stavano introducendo e di spiegarle. Sono tornati dalle vacanze e continuano a non capirci un tubo su quello che hanno deciso».

Sperate in una mossa dell’Europa?
«Sicuramente. Loro bocceranno il provvedimento italiano. Ma intanto noi non rispetteremo quella stronzata».

Non è che vi si ritorce contro questa serie di attacchi al governo e alle autorità italiane? L’Italia rappresenta un quinto dei vostri ricavi, è un mercato che non potete perdere.
«E chi ha detto che lo perderemo? Sono trent’anni che litighiamo con i governi italiani: più litighiamo con loro, più siamo noti e più le persone prenotano con noi».

C’è un altro tema: le nozze Ita-Lufthansa. Chiederete delle misure di «compensazione» per l’accordo?
«Intanto mi faccia dire che noi sosteniamo l’accordo. E sì, chiederemo alcune misure compensative».

Quali?
«Chiederemo alla Commissione europea di far rilasciare più slot a Roma Fiumicino e Milano Linate».

E in Germania?
«Non ci interessa».

Come stanno evolvendo le tariffe per questo inverno e la prossima estate?
«Difficile prevederlo. Negli ultimi tre mesi il rincaro è stato del 10-15%. Per l’inverno penso che saranno stabili, se non leggermente inferiori a un anno prima. Per l’estate 2024 prevediamo un rincaro del cherosene sui 100 dollari a barile. Se non succedono altre cose l’aumento dovrebbe essere del 4-5% sull’estate 2022.

Qualche giorno fa le hanno lanciato un paio di torte in faccia a Bruxelles…
«Certo, ovunque vada mi accolgono bene!».

Non è un segnale di quanto le caratteristiche della popolazione siano cambiate, con più persone sensibili ai temi ambientali?
«L’anno passato abbiamo trasportato 168 milioni di persone, quest’anno prevediamo 183,5 milioni. Ogni volta che aggiungiamo un aereo alla nostra flotta riusciamo a riempirlo. Le persone vogliono viaggiare. A nessuno importa dell’ambiente quando stanno prenotando le loro vacanze e i loro voli».

L’impatto degli aerei è diventato un argomento sensibile tra le giovani generazioni.
«Eppure volano sempre più pieni. E ricordo che il trasporto aereo emette il 2% dell’anidride carbonica a livello mondiale in un anno. Perché non se la prendono con le navi che contribuiscono per il 5%? Sono gli stessi giovani che vogliono mangiare i loro avocado che vengono trasportati dal Cile inquinando più di chiunque. Per quel che ci riguarda noi stiamo investendo quasi 40 miliardi di dollari in aerei di ultima generazione che inquinano poco».

lberberi@corriere.it

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