aziende di famiglia
di Alessandra Puato
Niccolò Branca, presidente e amministratore delegato della Fratelli Branca
Sarà anche poco originale visto che è il simbolo del Fernet Branca, ma l’immagine è efficace. Se si chiede a Niccolò Branca, conte e imprenditore, presidente e amministratore delegato della Fratelli Branca, qual è il modello da seguire in questi «momenti d’incertezza», come li chiama, indicherà un’aquila. «Ha un occhio che guarda lontano e uno che guarda a terra — dice —. È ciò che serve di questi tempi. Lo sguardo a lungo termine ma anche quello a breve, investire senza farsi prendere dalle sirene».
Le etichette
Azienda di famiglia (aderisce all’Aidaf e fa capo per intero ai Branca) fondata 178 anni fa, 400 dipendenti, export in 160 Paesi e un portafoglio marchi con Punt e Mes e Caffè Borghetti, i vermouth Antica Formula e Carpano, la Grappa Candolini e il Brancamenta, il brandy Stravecchio e naturalmente il Fernet che «copre circa la metà dei ricavi», la Fratelli Branca è in fase espansiva. Vuole crescere soprattutto all’estero e anche per acquisizioni, oltre che con il rafforzamento dei marchi. Perché se è vero che «vediamo un rallentamento dell’economia dopo l’estate» è anche vero che «gli aperitivi tengono», dice il presidente dell’azienda che l’anno scorso con il Fernet ha confermato il terzo posto nella classifica dei prodotti più venduti al mondo nella categoria «Bitter, spirits e aperitivi» di Shaken’s Impact.
I mercati
Con 460 milioni di ricavi dichiarati nel 2022, in aumento del 37% dal 2021 («Quest’anno dovremmo superarli ma non facciamo previsioni»), e un margine lordo del 35% («L’obiettivo del 2023 è mantenerlo») Branca ha varato il nuovo piano industriale che da quest’anno torna triennale («Ma ho chiesto anche il quinquennale», dice Niccolò Branca) dopo quelli annuali dell’emergenza Covid e della prima fase della guerra Russia-Ucraina. L’intenzione, per l’export, è portare il Fernet e le etichette Branca nell’Asia Pacifico e in Africa. «Abbiamo in cantiere un mercato nuovo a Oriente — dice il ceo —, dalla Cina al Giappone, dal Vietnam all’Australia. Qui si bevono whisky, cognac, brandy. Stiamo studiando come espanderci e come trovare la chiave per il Fernet Branca. Gli orientali sono molto attenti alle erbe». Quanto all’Africa: «Crediamo possa avere uno sviluppo: Sudafrica, Nigeria, Kenya sono mercati ricettivi, soprattutto per il brandy e il vermouth, per gli aperitivi».
Lo shopping e l’apertura del capitale
Sulle acquisizioni invece prosegue la strategia che l’anno scorso ha portato la holding Branca International a rilevare il 15,5% dell’enoteca online Etilika per rafforzarsi nell’ecommerce. Ora «cerchiamo in Europa, Nord America e Giappone aziende con prodotti in linea con la filosofia Branca — dice l’imprenditore —: di qualità, fabbricati con cura, nella fascia premium price». Un problema è il prezzo delle imprese, che sta aumentando. «Non è facile trovare marchi forti e ci sono multipli alti nel settore, per esempio per brand a elevata crescita che vengono venduti a moltiplicatori del fatturato anche tra le 10 e 15 volte contro le cinque-otto di ieri». Perciò oggi l’apertura del capitale non viene esclusa. «In questo momento bisogna essere elastici — dice l’imprenditore —. Per ora non siamo interessati a cedere quote, ma se c’è l’acquisizione del secolo e da soli non ce la facciamo possiamo valutarlo, mantenendo maggioranza e governance».
La concorrenza con i big
Dietro l’espansione c’è la necessità di affrontare la competizione con i grandi gruppi in un mercato in consolidamento. Da Diageo che in gennaio ha acquisito il rum Don Papa a Campari che si è rafforzata nel bourbon, i big stanno acquistando. «Aziende come la nostra devono cercare di fare pochi errori e avere elasticità — dice Branca —. Noi possiamo cambiare rotta in modo più rapido dei grandi, perché la catena decisionale è più corta. La nostra strategia è non lasciare mai niente di intentato. Poi, in generale, nelle aziende familiari dev’esserci equilibrio fra imprenditori e manager, servono dirigenti bravi che credano nel progetto. Sono imprese che generano gran parte del Pil e dell’occupazione, sarebbe bello che questo ruolo fosse più riconosciuto».
L’espansione all’estero e il ruolo del figlio Edoardo negli Usa
L’estero copre il 75% del giro d’affari dei ricavi del gruppo ed è il pallino di Niccolò Branca dal 1999, quando prese le redini. «È la mia visione», dice. La Fratelli Branca ha quattro business unit regionali, Sudamerica-Argentina, Usa, Italia e International, ma finora è dalle pampas che arriva la gran parte dei ricavi. Gli argentini bevono il Fernet da 20 anni con il cocktail Fernandito (tre parti di cola e una di Fernet) ed è a Tortuguitas, a un’ora da Buenos Aires, che ha sede l’altro stabilimento dell’azienda, oltre a quello di Milano. «Lo abbiamo rifatto tre volte — dice Branca —. Vedremo l’anno prossimo se ampliarlo ancora». Seguono «il Messico, il Brasile, altro Sudamerica, quindi gli Stati Uniti», dove Branca ha aperto una sussidiaria che oggi è guidata da Edoardo, figlio di Niccolò. Laurea in Economia, master ad Harvard, un passaggio in Mediobanca, Edoardo era vicepresidente di Branca Usa, è diventato presidente l’anno scorso. «Ha fatto la gavetta in azienda», dice il padre che alla domanda sul passaggio generazionale risponde: «Ho 65 anni, continuo a lavorare».
I «tour Negroni»
Altro punto chiave del piano, che prevede circa 25 milioni d’investimenti, è il rafforzamento dei marchi, anche attraverso nuovi mezzi. È previsto partire a fine mese un tour per far conoscere a bar, ristoranti, alberghi, enoteche il vermouth Antica Formula, usato anche per il cocktail Negroni: «L’ho rilanciato io dopo avere comperato la Carpano , è come un figlio per me», dice Niccolò Branca. Il Punt e Mes verrà svecchiato: «È diventato più riconoscibile, i bar tender lo stanno usando come ingrediente per i cocktail, stiamo studiandone il rilancio per il 2024». Sulla grappa Candolini l’azienda ha già investito e «sta andando bene, è ai vertici delle grappe vendute nella grande distribuzione». E per Carpano procede l’intervento volto al raddoppio dei ricavi.
Il costo dello zafferano e l’inflazione
Il piano è stato avviato malgrado l’impatto dei costi delle materie prime, non solo vetro e alluminio ma anche lo zafferano. «Lo usiamo sia per il Fernet Branca sia per l’Antica Formula. Sono i pistilli rossi di prima raccolta, costano una cifra mostruosa. E per il Brancamenta usiamo la menta piperita piemontese, anch’essa cara. Non vogliamo abdicare alla qualità». Il trasferimento dei rincari sui prezzi c’è stato, ma contenuto: «Da gennaio li abbiamo aumentati del 4-5%, avremmo dovuto salire del 15%», dice Branca. Che chiosa: «Dovremo imparare a convivere con l’inflazione, perché magari un po’ più bassa di adesso, ma resterà». E lancia due appelli: uno, «tagliare l’Iva» . Due, «favorire la formazione», perché se i dipendenti crescono, crescono anche le aziende.
Iscriviti alle newsletter di L’Economia
Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile
Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo
One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)
E non dimenticare le newsletter
L’Economia Opinioni e L’Economia Ore 18
11 set 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.corriere.it/economia/aziende/23_settembre_11/niccolo-branca-piano-anti-crisi-mr-fernet-via-all-export-asia-africa-pronti-ad-acquisizioni-36565c5c-506b-11ee-a355-a30027630bcd.shtml, Economia, http://xml2.corriereobjects.it/rss/economia.xml, Alessandra Puato,