Ottobre 2, 2023

Btp e titoli di Stato europei: giocare in casa rende fino al 4,5% (in attesa di Bce e Fed)

reddito fisso

di Angelo Drusiani

Btp e titoli di Stato Ue: in attesa di Bce e Fed giocare in casa rende fino al 4,5%

Titoli di Stato di area euro, brevi e lunghi, in attesa delle nuove decisioni dei timonieri dei tassi. Il 14 settembre tocca alla Bce comunicare il nuovo livello, una settimana dopo alla Banca centrale degli Stati Uniti, la Fed. Non sarà solo la difficile situazione che attraversa l’economia cinese a condizionare le decisioni e neppure la dinamica inflazionistica, già orientata al ribasso da qualche mese in tutto il mondo più industrializzato. Ancorché il livello del 2% di incremento medio del costo della vita non sia ancora a portata di mano, seppure sia diminuito in misura rilevante.

Btp e titoli di Stato Ue: in attesa di Bce e Fed giocare in casa rende fino al 4,5%

A condizionare le prospettive economico finanziarie è, da un lato, l’incerto incedere della crescita economica globale. Quest’ultima ha penalizzato anche i listini azionari, che hanno evidenziato sedute operative abbastanza favorevoli, seguite da giornate con quotazioni in calo per più volte, a cui sono succeduti recuperi. Dall’altro lato, a rendere incerte le prospettive economiche è il timore che gli scambi commerciali tra Oriente e Occidente possano subire un calo significativo, alla luce dell’andamento meno brillante dell’economia cinese. Intanto la proposta di fonte brasiliana di iniziare a sostituire il dollaro statunitense negli scambi internazionali, quale moneta di regolamento dei pagamenti, fa discutere. Un’ ipotesi già presentata in passato, con scarsi risultati. E ancora oggi destinataria di consensi abbastanza modesti.

Le strategie

Potrebbe essere una corretta strategia, ricorrere ad un portafoglio che abbracci, nel comparto obbligazionario, una larga componente dei Paesi che hanno adottato la moneta unica. Le scadenze riportate in tabella abbracciano un arco temporale da un minimo di due anni ad una data massima quindici anni. Si possono scegliere titoli governativi di undici Paesi d’area euro, con gradi di affidabilità che vanno da giudizi non elevati a valori che rappresentano il massimo della citata affidabilità. Investire in Eurozona potrebbe consentire di muoversi in un ambito di sicurezza, dove la remunerazione dell’investimento è strettamente legata al grado di affidabilità, il rating. La tabella riporta emissioni con quotazioni inferiori al valore nominale, 100, e con rendimenti lordi in linea con l’attuale situazione dei mercati. La scelta è tale da consentire un guadagno in conto capitale all’atto del rimborso. Al tempo stesso, a fronte di probabili diminuzioni dei rendimenti di mercato, anche in tempi non lontani, è possibile incamerare una plusvalenza, vendendo a mercato lo strumento immesso in portafoglio.

Il rendimento massimo riportato in tabella è offerto dal Btp con scadenza quindici anni (4,56%), mentre quello minimo (2,99%) è di fonte olandese, per un’emissione con durata quinquennale. A fronte dell’elevato grado di affidabilità assegnato al Tesoro tedesco e olandese, il valore massimo indicato dalla tripla A, corrisponde il pagamento di un rendimento di mercato via via inferiore. La scadenza più ravvicinata supera di poco un anno e mezzo ed è una proposta del Tesoro belga, che offre, peraltro, un discreto grado di rendimento lordo (3,18%).

Le opzioni

La strategia è legata sia al grado di propensione al rischio, ma anche all’età dell’investitore e alla volontà di beneficiare eventualmente di guadagni in conto capitale, laddove il valore di mercato dello strumento immesso in portafoglio dovesse salire. Perché, in questo caso, si dovrà valutare che cosa fare in una fase presumibilmente di rendimenti inferiori a quelli attuali. In sostanza, si potrebbe incamerare una plusvalenza, ma si investirà poi a tassi di mercato meno remunerativi di quelli attuali. Al tempo stesso, il guadagno ottenuto sopperirà, per un arco temporale più o meno duraturo, al minore redditività del nuovo investimento. Si potrebbe investire in tre differenti tipologie di scadenze: da uno a cinque anni, da cinque a dieci anni e da dieci a quindici anni. Valutando, nel corso dei mesi a venire, se le durate più lunghe, a fronte di rendimenti di mercato calanti, possano offrire interessanti plusvalenze e decidere, in quel caso, se optare per incamerarle o se scegliere ancora per qualche tempo, o fino alla naturale scadenza, l’attuale flusso di interessi.

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