TRASPORTI
di Leonard Berberi
La quota delle compagnie aeree italiane è quasi dimezzata nei cieli del nostro Paese rispetto al 2019, anche se nel periodo pandemico sono sorte tre delle cinque aviolinee tricolori che attualmente volano. E mentre resta la tendenza ad avere una big (prima Alitalia, ora Ita Airways), si conferma pure la presenza di perdite significative per quello che è il vettore dominante. È questa la sintesi dell’analisi che il Corriere della Sera ha effettuato sui bilanci dei vettori, sui documenti dell’Enac e sui numeri forniti dai database specializzati.
Prima e dopo il Covid
Oggi in quello che è uno dei mercati più ricchi (e prestigiosi) del mondo le compagnie italiane che trasportano passeggeri sono soltanto cinque: Ita Airways (subentrata ad Alitalia nell’ottobre 2021), Neos Air (del gruppo Alpitour), Air Dolomiti (del gruppo Lufthansa), Aeroitalia (decollata prima con voli charter da maggio 2022) e l’altoatesina Sky Alps. Neos e Air Dolomiti esistevano prima del Covid che ha spazzato via — anche se i problemi c’erano già da tempo — non soltanto Alitalia, ma anche Blue Panorama, Meridiana/Air Italy, Ernest Airlines e pure Ego Airways, nata nel 2019, decollata nel 2020 ma poi chiusa a inizio 2022.
Le rivali internazionali
I cinque vettori tricolori rappresentano un ottavo del fatturato complessivo che l’Italia genera via aria e un decimo dei passeggeri trasportati sui voli nazionali, internazionali e intercontinentali, secondo le analisi del Corriere. La maggior parte degli introiti «italiani» è in realtà nelle mani delle low cost Ryanair, easyJet e Wizz Air, delle «legacy» Lufthansa, Air France-Klm, British Airways, Iberia, della mediorientale Emirates e delle americane Delta Air Lines, United Airlines e American Airlines.
Il peso specifico
I numeri mostrano quasi un dimezzamento del «peso specifico» delle aviolinee italiane proprio in Italia rispetto al 2019 quando la quota era di oltre il 18% sui viaggiatori trasportati e di quasi il 20% sui ricavi generati. Per quanto riguarda i passeggeri Ita ha chiuso il 2022 con 10,1 milioni: per contestualizzare basti pensare che nel nostro Paese nello stesso anno Ryanair ha imbarcato 48,5 milioni di persone, easyJet 14,1 milioni e Wizz Air 11,6 milioni.
I volumi
Nella classifica dei vettori italiani al secondo posto c’è Neos — che ha una buona fetta di collegamenti verso destinazioni turistiche intercontinentali — con circa 1,6 milioni di passeggeri. Al terzo gradino Air Dolomiti con 1,4 milioni grazie al suo ruolo di «alimentatore» dei voli di lungo raggio della galassia Lufthansa e forse prossimamente anche di Ita. Testa a testa tra Sky Alps (con sede Bolzano) con 75 mila viaggiatori su rotte brevi e Aeroitalia con 66 mila.
I conti
I bilanci depositati consentono anche di capire come sono andate le poche compagnie italiane. Ita Airways ha registrato 1,54 miliardi di euro di ricavi, Neos ha chiuso con 584 milioni di euro, Air Dolomiti con 333 milioni, quindi Aeroitalia (25,4 milioni) e Sky Alps (16 milioni). Considerando il risultato operativo Neos emerge come la migliore con poco meno di 18 milioni di euro, in positivo anche Air Dolomiti (6,4 milioni) e Aeroitalia (201 mila). In negativo, significativo, Sky Alps (-9,5 milioni) e Ita Airways (-589 milioni).
lberberi@corriere.it
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02 set 2023
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