Ottobre 1, 2023

Tassa sugli extraprofitti, perché Forza Italia fa muro: il rapporto tra Fininvest e Mediolanum

credito e fisco

di Federico De Rosa e Paola Di Caro

 Tassa sugli extraprofitti, perché Forza Italia fa muro: il rapporto tra Fininvest e Mediolanum

«È la prima e ultima volta che accade una cosa del genere. Non voteremo più in Consiglio dei ministri provvedimenti che non siano stati concordati prima». C’è fortissima irritazione in Forza Italia per il decreto, arrivato come un fulmine a ciel sereno, sulla tassazione degli extraprofitti delle banche, che ha mandato nel panico la Borsa e costretto il governo già a una mezza retromarcia.

La rabbia degli azzurri

Dai vertici azzurri arriva l’avvertimento a premier e alleati: «Quando il provvedimento approderà in Parlamento, proporremo importanti modifiche. Non si può essere tanto leggeri quando si fanno scelte economiche di questo tipo, perché si danneggia il Paese, si perde in credibilità internazionale. A Londra se la ridevano mentre la Borsa di Milano cadeva, e tutto perché si è agito con estrema leggerezza. Errore gravissimo».

Questo il tono dei discorsi fra gli azzurri, raramente così infuriati per un provvedimento che per dirla molto meno polemicamente con Antonio Tajani «andava comunque presentato non a sorpresa, non senza un dialogo preventivo con l’Abi, non a Borse aperte. Perché il rischio è che passi l’idea che da un giorno all’altro qualsiasi categoria possa essere tassata, perfino retroattivamente, e questo potrebbe spaventare gli investitori, le stesse banche che comprano titoli pubblici e alla fine anche i risparmiatori».

L’impatto su Fininvest

Il vento di guerra fa pensare che la posizione di FI rifletta quella dei loro «proprietari», ovvero della famiglia Berlusconi. Tajani smentisce contatti, telefonate o proteste di Marina – sarebbe «veramente limitativo pensare che la nostra posizione liberale storica sia dettata da scelte aziendali, noi pensiamo al Paese» – ma i numeri parlano da soli, ed è altamente probabile che la famiglia si sia fatta sentire attraverso i propri canali, dicono nella maggioranza, dove lo scossone si è sentito molto forte.

La tassa decisa dal governo infatti ha un impatto importante sui conti della Fininvest, la holding capogruppo dell’impero Berlusconi. Dei 395 milioni di utili registrati l’anno scorso, 158 milioni sono rappresentati dal contributo di Mediolanum, una delle banche leader in Italia nella gestione del risparmio, di cui gli eredi Berlusconi hanno il 30,12% del capitale. I calcoli fatti subito dopo l’annuncio del governo fissavano tra il 45 e il 50% l’impatto sugli utili della banca guidata da Massimo Doris, di cui la famiglia Berlusconi è socia dalla fondazione. Che per Fininvest avrebbe comportato più che un dimezzamento degli utili.

Il correttivo del Mef

Poi però il correttivo aggiunto dal Mef mettendo un tetto al prelievo (lo 0,1% del totale dell’attivo delle banche) ha ridotto l’impatto massimo per Mediolanum a 75 milioni. Si tratta comunque di oltre 20 milioni di dividendi in meno per Fininvest, che essendo una holding basa l’intero bilancio sui dividendi incassati dalle società controllate MediaforEurope, Mondadori, Mediolanum e altre. Ma è la banca di Doris a dare il contributo maggiore. Insomma, quanto basta a far capire la posizione di FI e l’annuncio di battaglia. Anche per il metodo con cui si è arrivati alla decisione.

Assicurano i ministri azzurri che nessuno sapeva nulla del provvedimento che è stato presentato in Cdm fra le «varie ed eventuali», Tajani sarebbe stato addirittura assente in quel preciso momento, e già a caldo non era piaciuto che da Fratoianni a Conte si elogiasse la scelta del governo, e che il sottosegretario Fazzolari rivendicasse che «il nostro esecutivo è il primo a tassare i profitti delle banche»: «Adesso dovremo rimediare e lo faremo. E stare ben attenti che su queste materie non si agisca più con superficialità», tuonano gli azzurri.

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11 ago 2023

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