Settembre 23, 2023

Google e Universal Music, in arrivo un accordo per rendere legale la musica “deepfake”

Google e Universal Music, in arrivo un accordo per rendere legale la musica “deepfake”

Una partnership contro i cosiddetti “deepfake”. Secondo il Financial Times, è lo scopo dell’accordo che Google e Universal Music sarebbero sul punto di finalizzare. L’intelligenza artificiale generativa ha ormai portato a un boom di canzoni create con la riproduzione della voce degli artisti e la replica dei loro testi, senza che sia stato fornito alcun tipo di consenso. L’intento dei due colossi è quello di proteggere l’industria musicale.

Musica riprodotta in modo legale

Non sembrano esserci nuovi prodotti imminenti al lancio, al momento, ma l’intento è ideare strumenti che permettano agli appassionati di creare musica con l’Ai in modo legale, pagando i copyright ai titolari. Le fonti di Ft hanno rivelato che Google potrebbe rilasciare una sua piattaforma, a cui gli stessi artisti e detentori di licenze potranno decidere se accedere aderendo al progetto. Se l’affare andasse in porto, si tratterebbe di un bel cambio di rotta rispetto al passato, in particolare per Universal Music, che solo quattro mesi fa ha chiesto alle piattaforme di streaming come Apple Music e Spotify una stretta sul training delle tecnologie Ai, impedendo di fatto l’accesso al catalogo musical protetto dal proprio copyright

Cambio di rotta per Universal

La preoccupazione del colosso discografico, che controlla circa un terzo del mercato musicale globale, era legata ai robot di intelligenza artificiale che usano le canzoni per allenarsi a creare musica “inedita”, ma sulla falsariga dei brani già sulla piazza. Le canzoni generate, per così dire, in allenamento erano però finite su alcuni servizi di diffusione e il gruppo ne ha immediatamente richiesto la rimozione. A quel tempo, una fonte Universal aveva rivelato al Ft che «abbiamo la responsabilità morale e commerciale nei confronti dei nostri artisti di lavorare per impedire l’uso non autorizzato della loro musica e impedire alle piattaforme di ingerire contenuti che violano i diritti degli artisti e di altri creatori».

Trattative in corso anche con Warner Music

Solo tre mesi dopo, il consigliere generale del gruppo ha parlato così durante un’udienza al Senato americano a giugno: «La voce di un artista è spesso la parte più preziosa del suo lavoro e del riconoscimento verso il pubblico». Ma Universal non sarebbe il solo. Anche Warner Music, sempre secondo il Financial Times, starebbe trattando con Google una soluzione simile. Di recente, il ceo Robert Kyncl ha avanzato l’ipotesi di sviluppare software capaci di trarre ispirazione da musica già prodotta: «Questo porterebbe l’intelligenza artificiale a creare un nuovo livello di interazione tra artisti e fan», ha detto.

Alcuni esempi di musica “deepfake”

Sulla musica “deepfake” il pubblico è molto diviso: c’è chi la ritiene un’opportunità e chi, invece, crede che diventerà un problema sempre più grande per il settore musicale. Tra gli artisti più noti che sono stati vittima di questo sistema ci sono Billie Eilish, Ed Sheeran, The Weeknd e Drake. Di questi ultimi due, lo scorso maggio è sbarcata sui social la canzone falsa Heart on My Sleeve, che nel giro di poche ore aveva generato già oltre 800 mila ascolti. Drake, che è tra le punte di diamante della Universal Music, ha deciso di opporsi all’intelligenza artificiale e ha chiesto la rimozione poco dopo. Spesso il fenomeno avviene con artisti defunti: è il caso di Frank Sinatra, la cui voce è stata replicata in una improbabile versione hip-hop della canzone Gangsta’s Paradise, o del cantante country Johnny Cash che si cimenta nell’interpretazione di Barbie Girl.

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09 ago 2023

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