Ottobre 2, 2023

Bini Smaghi: «La tassa sugli extraprofitti delle banche è una distorsione di mercato, i prestiti caleranno»

l’intervista

di Andrea Rinaldi

Bini Smaghi: «La tassa sugli extraprofitti delle banche è una distorsione di mercato, i prestiti caleranno» Lorenzo Bini Smaghi

«Quando si prende di mira un settore specifico, che non ha registrato un incremento di utili superiore rispetto a quello di altri, si pongono dei dubbi di costituzionalità».

La tassa sugli extraprofitti bancari non convince Lorenzo Bini Smaghi, attuale presidente di Société Générale e già membro del board della Bce.

Perché incostituzionale?
«Non è vero che gli istituti di credito hanno fatto più profitti rispetto ai servizi, al lusso, all’energia o alla meccanica. Non c’è motivo per penalizzare un comparto anziché un altro: perché creare una tassa ad hoc? Mentre un prelievo su misura per gli utili derivanti da aumenti di prezzi petroliferi può essere giustificato, qui c’è un fenomeno che interessa tutti i settori che è l’inflazione e che ha consentito a molti di questi di avere un aumento di guadagni temporanei. Non vedo perché distinguere le banche dall’automotive o dal farmaceutico».

Secondo gli analisti le banche potrebbero stringere i cordoni dei finanziamenti.
«È probabile. Perché per erogare hanno bisogno di capitale, che si genera con gli utili. Se questi ultimi li riduciamo tassandoli, si ridurranno anche i prestiti. È una misura che avrà un impatto negativo sulla crescita economica. Ci sarebbe da aggiungere che il confronto con il 2021 per calcolare il margine di interesse è particolarmente distorsivo perché allora i tassi erano negativi e gli utili delle banche molto bassi come evidenziato dalle valorizzazioni».

Non era meglio, come suggeriva qualcuno, un fondo alimentato dalle banche per combattere l’emergenza sociale?
«Non si è capito bene se i proventi di questo fondo, creato con l’extraimposizione alle banche, aiuteranno le persone che hanno acceso un mutuo o serviranno a finanziare il taglio delle tasse. In quest’ultimo caso, per altro, mi sembra abbastanza particolare perché può finanziarlo solo per un anno. Se l’obiettivo è aiutare invece chi ha un mutuo elevato, perché ha fatto una scelta speculativa sbagliata accettando il tasso variabile, si poteva agevolare la riconversione dei mutui da variabile a fisso. È curioso per un governo conservatore socializzare quelle perdite».

Alcune banche hanno adottato delle misure, come l’allungamento del mutuo o la sospensione del rimborso della quota capitale.
«Assolutamente. Hanno aiutato ad allungarlo o a convertirlo al tasso fisso, ma non di due anni fa. Chi ha scelto il variabile ha avuto un vantaggio e solo negli ultimi 16 mesi di inasprimento della politica monetaria è stato penalizzato».

Il rialzo dei tassi però ha colpito tutti.
«Sì, ma chi aveva chiesto prestiti fino a un anno fa a tasso fisso, continua ad avere quel tasso, nettamente inferiore la tasso di inflazione. Si è indebitato a tasso reale negativo, non possiamo dimenticarlo».

Cosa avrebbe dovuto fare allora il governo?
«Dipende dall’obiettivo che si vuole raggiungere. Colpire una categoria economica fondamentale per lo sviluppo e poi decidere come usare i fondi rischia di peggiorare la situazione. Il problema andrebbe rovesciato: prima capire dove intervenire, studiare quante risorse occorrono e poi agire. In un momento in cui l’economia rallenta, le banche devono continuare a erogare».

La remunerazione del conto può essere la soluzione?
«Ma non deve essere forzato, dipende da domanda e offerta di depositi. Chi non vuole tenere un deposito a vista con zero rendimento può sempre impiegarlo in altro modo, ad esempio in depositi a termine, a 3 mesi, che avrebbero un rendimento positivo: è il caso della Francia».

In Borsa le banche sono crollate.
«Be’ questa misura crea incertezza presso gli investitori soprattutto in vista della Finanziaria dell’autunno. Se si tassano utili di un settore in modo indiscriminato, non si incoraggia chi investe nel Paese».

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09 ago 2023

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