Mamme del Sud in prevalenza casalinghe. Questa l’istantanea scattata dai dati Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno. Secondo l’osservatorio nel Sud d’Italia lavora appena il 35,3% delle madri con figli in età prescolare rispetto al 64% del Centro-Nord. Complessivamente, a livello nazionale, il tasso di occupazione delle donne italiane con figli in età prescolare è particolarmente contenuto: si ferma al 53,9% contro il 60,5% delle madri con figli da 6 a 17 anni.
Mancano gli asili
Svimez sottolinea come la carenza di servizi al Sud penalizzi il lavoro delle donne con figli e contribuisca al cosiddetto inverno demografico, il calo dei nuovi nati. Secondo l’associazione a determinare la problematica delle poche donne a lavoro sono più fattori: la carenza di posti disponibili negli asili nido, gli elevati costi di accesso al servizio, la scarsa diffusione del tempo pieno nelle scuole dell’infanzia. Non a caso il Pnrr, per 4,6 miliardi, prevede la costruzione di 1.857 asili nido e 333 scuole materne entro il 2026. Molti comuni però sono in difficoltà e non hanno rispettato il termine fissato al 31 maggio per l’assegnazione degli appalti (qui l’approfondimento).
I dati eurostat: la classifica delle regioni
Va detto che l’occupazione femminile in Italia cresce di poco anche al Sud ma il Mezzogiorno resta comunque in fondo alla classifica Eurostat. In particolare per l’Italia le ultime quattro posizioni sono occupate da Sicilia, Campania, Calabria e Puglia. Secondo le tabelle sull’occupazione nel 2022 il 30,5% delle donne tra i 15 e i 64 anni in Sicilia lavorava, in aumento rispetto al 29,1% del 2021 ma comunque distante di oltre 34 punti dal 64,8% medio dell’area euro. In Campania nel 2022 lavorava solo il 30,6% delle donne contro il 29,1% del 2021 mentre in Calabria lavorava il 31,8% delle donne contro il 30,5% del 2021. La Puglia è quart’ultima per l’occupazione femminile con il 35,4% delle donne occupate (33,8% nel 2021). L’area in Italia con l’occupazione femminile più alta è la provincia di Bolzano con il 69% in forte aumento dal 63,7% del 2021. Il Sud e le Isole sono in fondo alla classifica anche per l’occupazione nel complesso con la Sicilia che segna un 42,6% (in aumento dal 41,1%) a poca distanza dalla Guyana francese (42,4%).
Un autogol se si pensa al contributo potenziale delle donne e non solo delle madri alla crescita del Paese. Secondo l’ ultima relazione annuale la Banca d’Italia nel 2040 il calo della popolazione implicherà una riduzione di oltre il 9 % della forza lavoro. La diminuzione del numero di individui attivi si dimezzerebbe però se il tasso di partecipazione femminile arrivasse entro i prossimi dieci anni almeno al livello medio Ue del 2022.
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