lavoro
di Alessia Conzonato
Le posizioni dei dirigenti pubblici saranno diversificate in base a una graduatoria. È la proposta contenuta nella bozza del nuovo contratto per la Pubblica amministrazione, che il 22 maggio finirà sul tavolo di negoziazione tra Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pa, che fa le veci del governo) e i sindacati. L’idea è differenziare gli stipendi in base alle complessità organizzative e le responsabilità che ogni ruolo implica: più alti sono i rischi, più difficile è l’incarico e più alto sarà lo stipendio.
Gli aumenti di stipendio
Oltre 4 mila dirigenti della Pa stanno rinnovando il contratto valido per il triennio dal 2019 al 2021, accusando i ritardi nel sottoscrivere nuovi accordi. Se l’ipotesi del nuovo contratto, però, dovesse diventare concreta, si parla di aumenti fino a 390 euro lordi al mese. Sarebbe, questo, il caso dei manager dell’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), mentre per quelli di prima fascia, come coloro che operano nei ministeri, all’Inps e per il fisco, vedrebbero incrementi di stipendio fino a 340 euro lordi mensili. I dirigenti di seconda fascia, invece, avranno 195 euro lordi in più ogni mese.
Le simulazioni
Come si arriva a queste cifre? Secondo la guida del Messaggero, la retribuzione dei dirigenti pubblici è suddivisa in tre categorie: tabellare, posizione (divisa a sua volta in fissa e variabile) e risultato. Se prendiamo ad esempio un manager di prima fascia, il tabellare cresce di 100 euro per il 2019 (13 mensilità), di 130 per il 2020 e di 170 per il 2021; la posizione (la parte fissa), invece, sale di 95 euro per il 2019 e 170 per il 2020. Per quanto riguarda i dirigenti di seconda fascia, il tabellare aumenta di 135 euro lordi e la posizione di 60 euro. La bozza del provvedimento prevede, inoltre, la distribuzione degli arretrati, come se il nuovo contratto fosse entrato in vigore quando avrebbe dovuto nel 2019. Fino a marzo di quest’anno, si parla di circa 8.500 euro.
La parte variabile
Seguirà inevitabilmente anche un cambiamento della parte variabile della voce posizione, finanziata da premi e fondi delle amministrazioni, che porterebbero i dirigenti di seconda fascia uno stipendio che può andare da un minimo di 13.345 a un massimo di 46.914 euro in più all’anno. Le norme sul merito si baseranno proprio sull’assegnazione di questo “extra” e dei premi: oltre agli incarichi e alle responsabilità, dovrà essere valutato se gli uffici in cui operano i manager hanno a che fare con il Pnrr.
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16 mag 2023
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