Professioni
di Diana Cavalcoli
Non una abolizione del numero chiuso a Medicina ma piuttosto un ampliamento dei posti a disposizione. Con 30mila ingressi in più al 2030. Così il Ministero dell’Istruzione punta a risolvere il problema della mancanza di camici bianchi, già grave e in peggioramento con i prossimi pensionamenti. L’ipotesi è innalzare dal anno accademico 2023/24 di un 20-30% la soglia dei 14.787 accessi previsti attualmente per il test in italiano. La ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, conferma che nella bozza del rapporto dei tecnici si parla di 19 mila posti per il 2023. Dice: «Il senso di questa apertura è programmata sul fabbisogno. Non possiamo aprire in maniera indiscriminata, ma sicuramente la commissione ha elaborato quanti medici saranno necessari sulla base di questo dato e su determinate tipologie di medici. Dovremo continuare a verificare quanti numeri sono necessari e su quali specializzazioni».
I costi
Più studenti però significa anche ripensare la didattica, le aule e i corsi. Secondo una stima della Conferenza dei rettori, sul piatto ballerebbero 23 milioni tra formazione dei docenti, strutture, laboratori da rinnovare.Un investimento però necessario se si vuole correre ai ripari e tamponare l’emorragia di personale, posto che l’Ente previdenziale dei medici (Enpam) parla di uno shortage, una mancanza, di 24 mila camici bianchi già nel 2028. Tra cui molti medici di base e pediatri (come raccontavamo in questo approfondimento).
Il sistema sanitario a rischio
Che siano tempi difficili per la Sanità lo testimoniano anche le battaglie delle associazioni di categoria. I medici e i dirigenti sanitari dell’Anaao Assomed e le Associazioni di cittadini, di pazienti e di professionisti sanitari, hanno lanciato un appello e una mobilitazione in difesa del Servizio Sanitario nazionale. «La tenuta del sistema – si legge nel manifesto – è oggi a rischio tra tagli, carenze e mancati investimenti che rendono difficile l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari, anche per il peggioramento senza precedenti delle condizioni di lavoro dei Medici e dei Dirigenti sanitari, in perdurante carenza numerica». E aggiungono: «Il diritto alla salute, che la Costituzione vuole uno e indivisibile, è oggi declinato in 21 modi diversi, figli di autonomie regionali che violano il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini, e negato in tempi di attesa che si misurano in semestri, pronto a diventare una commodity di lusso».
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16 mag 2023
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