Maggio 28, 2023

Affitti brevi, perché nelle grandi città aumentano: l’effetto Airbnb (e gli studenti senza casa)

Immobili

di Diana Cavalcoli

 Affitti brevi, perché nelle grandi città aumentano: l’effetto Airbnb (e gli studenti senza casa)

Affitti sempre più alti nelle grandi città con tanto di proteste degli studenti che non trovano stanze e alloggi da Milano a Roma. A lanciare l’allarme è Virginia Mancarella, coordinatrice di Link Coordinamento universitario che commenta le «tendate» degli studenti contro la corsa dei prezzi e le manifestazioni di queste ore. «Ormai il costo di una stanza singola — dice — può superare i 600 euro al mese, in Italia ci sono 40mila posti letto a fronte di 421 mila fuorisede e quasi 2 milioni di studenti universitari in tutto; la media nazionale è di 5,6 posti alloggio ogni 1000 studenti». Troppo pochi per soddisfare le esigenze della popolazione universitaria. «Sono 50 mila le case presenti per affitti brevi nella sola piattaforma AirBnB tra Bologna, Roma e Milano. È evidente che questa è una situazione che non può più essere ignorata e che è la principale causa dell’aumento degli affitti nelle grandi città», aggiunge. Gli universitari chiedono così per gli studentati pubblici un fondo di almeno 40 milioni.

Il boom dei prezzi e la concorrenza del turismo

Ma come si spiega la corsa dei prezzi? Oltre all’inflazione a pesare sarebbe il cosiddetto «effetto Airbnb» e il diffondersi dell’affitto breve su piattaforma online per ragioni di turismo. Secondo i darti del think tank Tortuga, citati da La Stampa, si stima che a un aumento dell’1% delle penetrazione di Airbnb nel mercato corrisponda una crescita del 7% del costo degli affitti. Si tratta di numeri rigettati dalle associazioni di categoria che puntano il dito sull’inflazione e sulla scarsità di alloggi per studenti nelle grandi città universitarie.

I casi: da Milano a Firenze

Molto, va detto, dipende dalle città e dal peso del turismo nelle stesse. Nomisma, ad esempio, a Firenze segnala ad aprile 2023 prezzi degli affitti aumentati del 20,2% rispetto allo stesso mese del 2002. Un dato che non ha pari posto che la media nazionale è +6% con Roma che cresce del 4,9%, Milano del 5,4%, Venezia del 14,1%. La questione è anche legata al profitto per chi affitta. Secondo lo studio per un proprietario di casa in una città d’arte bastano poco più di 120 giorni di affitto ai turisti per guadagnare quanto in un anno con una famiglia. In breve, la resa di un Airbnb o di un’altra piattaforma analoga è tripla rispetto a un contratto 4 più 4. La legge del mercato (e del profitto) taglia così fuori gli studenti. Solo a Bologna secondo i dati di Link ci sarebbero 4.000 alloggi per affitti brevi su AirBnB contro i 3.600 posti letto in studentato per universitari in Emilia-Romagna. A Milano, secondo il sito InsideAirbnb, si contano circa 16 mila annunci per appartamenti in affitto su Airbnb sui circa 200 mila totali in città e i boom di prenotazioni per soggiorni brevi sono legati soprattutto agli eventi. Si pensi al Fuorisalone che a Milano ha portato le ricerche di alloggi sulla piattaforma Airbnb al 2.000%.

Le soluzioni della politica?

Dice il sindaco Beppe Sala: «Stiamo lavorando su alcuni percorsi: sostegno a chi intende realizzare nuovi studentati o la richiesta al Governo di una legge sugli Airbnb che restituisca alla città affitti stabili, un fondo a sostegno degli affitti, la riduzione del numero case sfitte e metterle sul mercato e un tavolo con parti sociali per un canone concordato relativo alle stanze singole».La situazione è paradossale se si pensa anche che a Milano ci sono migliaia di case sfitte, si pensi solo alle 13 mila tra Aler e MM. A livello nazionale la ministra del Turismo Daniela Santanchè assicura che sta affrontando la questione: «Entro i primi di giugno vorrei presentare una proposta di legge sugli affitti brevi». Per adesso gli studenti restano a protestare in tenda.

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