Maggio 28, 2023

Labriola: «Tim ha ripreso a crescere. Sulla rete serve una soluzione equilibrata»

intervista

di Federico De Rosa

Labriola: «Tim ha ripreso a crescere.Sulla rete serve una soluzione equilibrata»

«L’aumento dei ricavi e dei margini sono il segno di una svolta. In Italia il business sta invertendo rotta. Avevamo promesso un ritorno alla crescita e contiamo di non deludere nessuno». Pietro Labriola è fiducioso. L’andamento del primo trimestre conferma che Tim è sulla strada giusta per tornare a crescere, assicura il ceo. Resta sempre il problema del debito, che potrebbe essere ridotto attraverso la vendita delle rete. Ci sono due offerte sul tavolo che però il board e il primo azionista Vivendi ritengono al momento inadeguate.

Iniziamo dai conti. Da dove arriva la svolta?

«Dal ritorno alla razionalità. Quando ho assunto la guida di Tim ho detto che per un certo periodo avremmo continuato a soffrire la pressione del mercato e a lavorare sott’acqua. Abbiamo fatto un grande lavoro di squadra per riposizionare la nostra offerta su un livello qualitativo maggiore e offrire ai clienti ciò di cui hanno bisogno realmente. C’è grande attenzione ai costi e al ritorno sugli investimenti, in tre mesi abbiamo risparmiato altri 200 milioni di costi operativi, raggiungendo il 26% del target per il 2023. Non è solo una razionalizzazione dei costi, è anche un processo verso una struttura più veloce ed efficiente. Abbiamo frenato la guerra dei prezzi e ridato centralità al nostro ruolo da protagonista nella digitalizzazione. Stiamo disegnando la Tim del futuro».

Il mercato delle Tlc resta tuttavia ultra competitivo, è sicuro che la crescita non sia solo momentanea?

«Tim sta recuperando trimestre dopo trimestre e questo mostra una tendenza. Quello delle telecomunicazioni non è più un business che si basa solo sulle vendite, oggi a fare la differenza sono i servizi. Si vede chiaramente sui risultati di Tim Enterprise che sta performando bene grazie a un posizionamento unico: siamo partner cruciali per aziende pubbliche e private strategiche, che si affidano a noi per la connettività e per servizi fondamentali come il cloud e la cyber sicurezza, che non a caso sono cresciuti rispettivamente del 16 e del 17% nel trimestre. Ricordo inoltre che, con 3 miliardi di euro all’anno, siamo la seconda azienda in Italia per investimenti e siamo tornati ad investire in maniera importante sul mobile e sul 5G».

Tim Consumer invece soffre.

«Tim Consumer sta andando avanti nel turnaround e la direzione intrapresa è quella giusta. Stiamo lavorando su tutti i fronti: penso per esempio agli accordi sui contenuti. Dopo aver rinegoziato con Dazn abbiamo rivisto anche il contratto con Disney+».

Il debito continua a essere il punto critico.

«Avevamo detto che una riduzione del debito è organicamente complessa per cui stiamo valutando l’opzione della vendita di alcuni asset. È in corso un processo per la cessione della rete che da un lato ha l’obiettivo di alleggerire l’indebitamento dall’altro quello di superare l’integrazione verticale tra rete e servizi per poter cogliere i benefici che ne conseguono».

Sul tavolo avete le offerte di Cdp-Macquarie e di Kkr. Quest’ultima si è detta disponibile a migliorare la sua proposta ma per il board si tratta di offerte inadeguate.

«Siamo nel mezzo di una negoziazione particolarmente importante e la valutazione è legata a diversi elementi, non solo al prezzo. L’operazione va inserita all’interno di un processo che riguarda Tim nella sua interezza e che ha come obiettivo quello di fornire una soluzione industriale equilibrata e sostenibile».

In sintesi ServiceCo deve reggersi da sola?

«Sì. ServiceCo con un livello di debito adeguato sarebbe già oggi un’azienda sostenibile, proiettata nel 2023 verso 3 miliardi di Ebitda after lease e 1 miliardo di flussi di cassa operativi. Occorre garantire un livello di debito che le dia prospettive industriali di lungo periodo. Il nostro obiettivo è costruire una nuova Tim che operi in tre aree di business: due già corrono veloci, Brasile ed Enterprise, mentre quella Consumer oggi è sotto pressione con una struttura di costi che va necessariamente razionalizzata. Ci tengo a sottolineare una cosa: per Tim la riduzione del debito è un tema soprattutto industriale».

Quindi se il debito non scende Tim non cresce?

«Sarebbe di sicuro un’azienda con meno opzioni sul tavolo. Dobbiamo decidere le modalità per ridurre il debito da cui potrebbero derivare diversi benefici. Da un lato potremmo tornare ad essere un’azienda normale che paga i dividendi e con un rating migliore; dall’altro potremmo giocare le nostre carte per accelerare sulla crescita e valutare eventuali operazioni di consolidamento. In prospettiva il mercato Consumer andrà verso questa direzione e Tim deve essere nella condizione di sfruttare quest’opportunità da protagonista e non da spettatrice. La stessa cosa vale per Enterprise la cui crescita può essere accelerata attraverso acquisizioni mirate».

C’è tuttavia l’incognita Vivendi, contraria alla vendita ai valori attualmente indicati dalle offerte.

«Le decisioni spettano al consiglio e all’assemblea. Quello che auspico è che ci sia una convergenza da parte di tutti i soci, anche di Vivendi. È il nostro principale azionista e giustamente fa sentire la propria voce: questo ci sprona a cercare la soluzione migliore nell’interesse dell’azienda e di tutti gli stakeholder. Ci stiamo concentrando molto nel sensibilizzare i nostri stakeholder sui problemi del settore, in Italia e non solo. È importante parlare di queste istanze, abbiamo bisogno di aziende solide per portare avanti la transizione digitale e rendere le Tlc sostenibili».

Sulla rete c’è anche l’attenzione del governo. Alla vendita è legato il piano per la rete nazionale.

«Tim possiede un’infrastruttura di valenza strategica per il sistema paese e ci sono decisioni e valutazioni che spettano al governo nel rispetto delle regole di mercato».

A che punto è il piano strategico? NetCo e ServCo sono pronte a essere separate?

«Stiamo andando avanti. Abbiamo definito i perimetri e i bilanci pro forma sia di NetCo sia di ServiceCo e stiamo definendo la mappatura di tutti i processi. Per lo scorporo della rete avevamo indicato 15-18 mesi».

Cosa serve per far risalire il titolo in Borsa?

«Tim negli ultimi anni è stato un titolo molto speculativo. Il miglioramento operativo aiuta a dare certezza e più ci si avvicina alla soluzione del problema del debito più si riduce il margine per la speculazione».

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