imprese
di Alessandra Puato
Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio
Difesa, cioè missili antimissile da montare sulle navi. E però anche sostenibilità, cioè motori a metano per i nuovi lanciatori che portano i satelliti nello spazio. Sono le due leve dell’Avio che a Colleferro, nel Lazio, diversifica e inaugura una nuova fase. Il 9 maggio si terrà il consiglio d’amministrazione, con i risultati del primo trimestre 2023, del gruppo di tecnologia spaziale che ha chiuso l’anno scorso con ricavi a 357,3 milioni (+14,6% dal 2021), margine operativo lordo di 21,4 milioni (-28,6%) e portafoglio ordini in crescita del 16% a un miliardo. «Si confermano gli ordini record e i risultati sono in linea con le aspettative, con molti elementi di novità — dice il ceo Giulio Ranzo — nuovi progetti e una valanga di ordini sia nello spazio sia nella Difesa».
Le acquisizioni
Avio sviluppa i lanciatori Vega, per le orbite basse, che portano i satelliti soprattutto per l’osservazione della terra (clienti l’Esa e la Commissione Ue); e i motori per Ariane, il lanciatore europeo che viaggia nelle orbite sopra i 700 chilometri portando satelliti per le telecomunicazioni o la logistica (clienti come Tim, Google, Amazon). Ha rilevato l’anno scorso la milanese Temis, avionica, e intende proseguire: «Siamo disponibili ad acquisizioni di società di filiera con quote di minoranza», dice Ranzo. Che conta parecchio sulla crescita nelle armi difensive: «La Difesa copre circa il 15% dei ricavi, vogliamo arrivare al 25% in tre-quattro anni».
Il cliente Mbda
Il cliente è uno, Mbda: il consorzio fra Airbus e Bae Systems (37,5% ciascuno) con socio al 25% Leonardo, che di Avio ha il 29,63%. Che significa? Che Avio fornisce — li sta producendo da qualche settimana — i motori per i nuovi missili da contraerea Camm-er, che Mbda produce. «I Camm-er sono entrati in produzione», dice Ranzo. Contribuiranno a ricostituire gli arsenali in Europa, in calo à a seguito della guerra in Ucraina. Sono «armi difensive», certo. Ma prodotte nella prospettiva di un acuirsi dei conflitti internazionali. «È chiaro che ovunque c’è una corsa al riarmo — dice Ranzo —. Un anno fa pensavamo che la guerra fosse un fatto elettronico, invece è come cent’anni fa, con le persone e le trincee. La Russia sta usando armi convenzionali». L’ultimo contratto con Mbda vale 90 milioni. Si somma «a un altro centinaio di milioni negli ultimi 12 mesi».
La Borsa e gli investitori
Per Avio la Difesa è una diversificazione del rischio — sempre da considerare nei lanciatori spaziali — in un momento in cui la Borsa, il rischio, non lo cerca. Il titolo Avio, pur in recupero, ha perso il 5,11% da gennaio al 4 maggio. Conseguenza probabile del fallimento del lancio del 20 dicembre di Vega C, che ha rallentato i lavori (la guidance 2023 prevede perciò, secondo osservatori, ricavi in calo a 330-350 milioni; ma l’utile netto raddoppierebbe a 2,6 milioni). Ranzo è stato eletto al terzo mandato con l’86% dei voti nell’assemblea del 28 aprile, con Roberto Italia alla presidenza e Giovanni Gorno Tempini vice. Con la Difesa conta anche di attrarre gli investitori privati, già in crescita in un gruppo che dal 2015 a oggi è salito da 750 a 1.200 dipendenti ed è diventato un simbolo dell’hi tech italiano.
Gli azionisti e il Pnrr
L’azionariato emerso all’assemblea vede al fianco di Leonardo la spagnola Cobas Am, salita al 7,4%, e l’italiana Cgn cresciuta al 6,24%. È aumentata dal 3,7% al 4,1% anche la quota dei manager, riuniti nella InOrbit. La Delfin dei Del Vecchio è stabile al 3,7% mentre Space Holding, la spac che ha portato Avio in Borsa, è scesa dal 5,6% al 4,2% (il 4,14% sono azioni proprie e il 41% è flottante). «La base azionaria si è irrobustita — dice Ranzo —. Avio è tornata a essere attrattiva per i privati, in ottica di lungo termine». Il fatto che i top manager abbiano accettato un piano di compensi basato sulle azioni è visto come un segnale di fiducia. E certo sarà d’aiuto la decisione di aumentare il budget per l’aerospaziale sia dell’Esa (+17% a 16,9 miliardi per i prossimi tre anni) sia del governo italiano (+35% dal 2019 a 3,1 miliardi). «L’Italia ha fatto la scelta politica di investire molto di più nello spazio — dice Ranzo — Una decisione dell’esecutivo Draghi confermata dal governo in carica. Così si generano lavoro e crescita».
I motori ecologici
L’altro gancio per l’Avio Fase 2 è il Pnrr, con i fondi per i motori ecologici. «Ci sono oltre 400 milioni destinati alle nuove tecnologie propulsive, dove siamo primi in Europa — dice Ranzo —. Abbiamo testato con successo il primo motore europeo a stadio a metano liquido e ossigeno liquido. Faremo un prototipo di razzo e due voli sperimentali entro il 2026». Il motore verde è l’M10, che «apre la strada a una nuova generazione di lanciatori». Uno è il Vega E, previsto debuttare «a inizio 2026». L’altro è l’Ifd, In-flight demonstrator: un razzo «più corto e leggero, che porterà più peso. L’elettronica sarà gestita dal software e la struttura è in materiale composito, il serbatoio in carbonio». I lanciatori potranno perciò portare più satelliti a parità di spinta. Inoltre questa tecnologia consentirebbe di riutilizzare parte del razzo. «L’Esa in novembre ci ha finanziato per il rientro degli oggetti dallo spazio», dice Ranzo. La novità si somma al finanziamento, con il Pnrr, ad Avio e Thales Alenia del modulo che va a recuperare la spazzatura in orbita. È atteso entro il 2026.
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