emergenza siccità
di Marco Sabella
Acquedotto rurale
Servono 13 miliardi di euro per allineare le infrastrutture idriche italiane (invasi e acquedotti) agli standard internazionali. Di questa cifra, 5 miliardi sono già ripartiti o programmati per gli interventi. Gli altri 8 saranno programmati entro quest’anno nel nuovo Piano nazionale idrico. È quanto si legge nell’Allegato al Def «Strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica», redatto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’allegato fa una ricognizione di tutte le opere necessarie per la sicurezza idrica dell’Italia, dei fondi stanziati con vari strumenti finanziari e dei progetti programmati e avviati.
Gli investimenti
«Il settore idrico italiano è caratterizzato da un ingente fabbisogno di investimenti – si legge nel documento -, necessari per allineare lo stato delle infrastrutture ai migliori standard internazionali». In particolare è necessario adattare invasi ed acquedotti al cambiamento climatico, migliorare la capacità di raccolta e ridurre le perdite, completare le infrastrutture incompiute, specie nel Mezzogiorno. Il primo «Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico» è stato varato nel 2018 e riformato nel 2021. Il Piano ha al momento una dotazione finanziaria di 2,917 miliardi di euro: 2 miliardi di risorse nazionali e 0,9 dal Pnrr. Finora ha finanziato opere per 2,2 miliardi, dal 2018 al 2033. Anche il Pnrr stanzia somme ingenti per la rete idrica: 4,38 miliardi per la gestione sostenibile, 2 miliardi per la sicurezza dell’approvvigionamento, 0,9 miliardi per la riduzione delle perdite, 0,88 miliardi per il sistema irriguo e 0,6 miliardi per fognature e depurazione. I 900 milioni per la riduzione delle perdite sono stati assegnati nel marzo del 2022 a 33 interventi.
Ridurre le perdite
Si conta di attrezzare entro il 2024 45.500 km di acquedotti con sistemi innovativi per la localizzazione e la riduzione delle perdite e di arrivare a 72.000 km nel 2026. Per eliminare le perdite dalla rete nel Mezzogiorno ci sono anche 482 miliardi di fondi europei del Green Deal. Il ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) al momento ha finanziato 17 interventi, per complessivi 476 milioni Nel dicembre del 2021 il Mit con un decreto ha individuato 124 interventi da attuare con 74 soggetti attuatori differenti, assegnando risorse per 2 miliardi di euro (1,1 da fondi nazionali e 0,9 dal Pnrr). Il 40% di questi investimenti va al Mezzogiorno.
Componenti
Fra le opere finanziate o cofinanziate, le principali sono le opere di derivazione della diga di Campolattaro in Campania, quattro interventi per l’Acquedotto del Peschiera a Roma, un nuovo acquedotto potabile in Piemonte (Valle dell’Orco), il completamento della diga Pietrarossa in Sicilia, il potenziamento di importanti schemi idrici potabili in Sicilia (Montescuro) e in Sardegna (Coghinas) e di schemi irrigui in Emilia-Romagna (Bonifica Burana e Bonifica Renana). L’anno scorso il Mit ha assegnato 18,8 milioni di euro alle 7 Autorità di bacino (Alpi Orientali, Padano, Appennino Settentrionale, Appennino Centrale, Appennino Meridionale, Sardegna e Sicilia) per progetti di fattibilità di opere particolarmente importanti. Ci sono poi i 556,5 milioni del Piano Sviluppo e coesione 2014-2020, con cui sono stati finanziati 128 interventi, e 275 milioni del Piano sviluppo e coesione 2021-2027, per infrastrutture idriche soprattutto in Campania e Sicilia. Infine, ci sono i 12 interventi infrastrutturali per i quali sono stati nominati commissari, con Dpcm nel 2021 e 2022. Si tratta di opere per un valore complessivo di 3,5 miliardi euro: in Sicilia e Sardegna, sull’acquedotto del Peschiera che serve Roma e sulla diga di Campolattaro. L’obiettivo è aumentare l’acqua disponibile di quasi 700 milioni di metri cubi. Nella legge di bilancio 2023 sono stati coperti i 700 milioni per il Peschiera.
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