il festival
di Diana Cavalcoli
«Il modello italiano con le sue filiere corte, diverse da quelle tedesche e francesi che si sono allungate troppo in Asia, può essere non più un’anomalia ma il riferimento nell’epoca della deglobalizzazione». Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è intervenuto nella prima giornata del Festival Città Impresa di Vicenza, ribadendo l’importanza di uno Stato presente nell’economia ma capace di sostenere lo sviluppo dei territori e delle aziende «che creano occupazione».
Il ministro ha spiegato come l’intenzione del governo sia puntare su una nuova stagione di incentivi e agevolazioni al mondo delle aziende. A partire dal lancio di Transizione 5.0. «Sarà – dice – una misura che incentiverà le imprese a innovare tecnologicamente per fini ambientali e digitali». Emma Marcegaglia, presidente e ad di Marcegaglia Holding, dopo aver smentito le voci su un suo ritorno al vertice di Confindustria, ha insistito, in dialogo con Urso, sul tema delle risorse del Pnrr e delle riforme necessarie al sistema Paese, dalla Pa alla scuola. «Non possiamo rinunciare – ha ribadito – a questi fondi. Laddove si rischia di non spenderli entro il 2026, che siano convertiti in crediti d’imposta per le aziende. Un intervento sul modello americano Ira».
Secondo l’imprenditrice l’altra grande emergenza da affrontare per sostenere la crescita è quella del lavoro. Che significa politiche attive, salari, formazione. Dice Marcegaglia: «Abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile alto e un tasso di occupazione basso specie per le donne e al Sud. Siamo ultimi in Europa e siamo stati superati anche dalla Grecia. È poi assurdo il fatto che in parallelo le aziende non trovino persone da assumere». Dagli ingegneri agli informatici ma anche manutentori e operai.
Sul punto il ministro Urso ha precisato che per mettere in contatto il sistema della formazione e il sistema industriale la scommessa dell’esecutivo è il liceo del Made in Italy. «Ce ne sará uno in ogni distretto industriale italiano. Le competenze per fare questo ci sono, bisogna invogliare i giovani anche a fare quei lavori manuali e artigianali tipici del Made in Italy», aggiunge.
Sul piano della transizione energetica Urso ha poi ribadito l’esigenza di un’Unione Europea «stratega e assertiva rispetto alla Cina». Ha quindi sottolineato l’urgenza di dotarsi a livello comunitario di un fondo sovrano europeo a cui affiancarne però uno nazionale «per investire nelle materie prime critiche» tra cui il litio. Risorsa per cui andrà costruita una filiera ad hoc dalla produzione alla lavorazione. «È una rivoluzione culturale e industriale per cui ci stiamo attrezzando», ha chiosato Urso.
Rispetto alla messa a terra dei progetti legati alla transizione green dal palco del festival l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, ha ricordato la particolarità della trasformazione in corso. «Il settore dell’energia ragiona in decadi, investimenti decennali che vanno sostenuti dalla politica. A differenza delle precedenti transizioni, guidate dai vantaggi economici, questa è una transizione policy driven e non lineare». È quindi strategico scommettere su più soluzioni tecnologiche: dalle rinnovabili all’idrogeno su cui l’Italia può essere leader in Europa. «Bisogna riconoscere che non esiste la pallottola d’argento, la soluzione unica che garantisce energia a basso costo e in modo continuativo», conclude Venier.
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15 apr 2023
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