Giugno 7, 2023

Fazzolari (FdI) sulle nomine: «Nomi di alto profilo, ha vinto la condivisione. Donnarumma a Cdp»

intervista

di Virginia Piccolillo

Fazzolari (FdI) sulle nomine: «Nomi di alto profilo, ha vinto la condivisione. Donnarumma a Cdp»

Giovanbattista Fazzolari finalmente è finita la notte tempestosa delle nomine?
«Non c’è mai stata una lunga notte di trattative».

E le luci accese fino a tardi?
«È vero. Ma lavoravo ad altro. Mi capita spesso».

Ma le opinioni con FI e Lega erano diverse. Chi ha vinto e chi ha perso?
«Siamo passati dai titoli “Meloni pigliatutto scontenta gli alleati” a “Tutti contenti, meno Meloni”. La verità è che Giorgia ha stabilito un metodo: la condivisione».

Spartizione?
«No, il contrario. Il principio era che ogni ad e ogni presidente doveva avere il gradimento di tutti. Così le nomine sono state tutte di alto profilo. E ciò mostra la grande serietà di questo governo».

Sì però sul duo Enel Cattaneo- Scaroni avete ceduto alle pressioni di Lega e FI.
«Cattaneo è un manager considerato vicino alla nostra area. Ma abbiamo valutato il profilo più utile a ciascuna azienda. L’Enel ha una forte esposizione finanziaria e non ci sono tanti manager capaci come Scaroni di interloquire con i fondi di investimento».

E i trascorsi con Mosca?
«Aveva chiuso accordi in un periodo in cui tutta l’Ue si approvvigionava lì. Il suo grave errore è quello di tutta l’Ue».

Meloni ha ceduto su Donnarumma. Realismo?
«Leggo che guiderà Cdp Capital Venture. Incarico di grande prestigio e responsabilità. Il cerchio si chiude con la soddisfazione di tutti».

Leonardo sale in borsa, Enel scende. Aveva ragione Meloni?
«Era una azienda con i vertici in scadenza. Sono dinamiche di mercato non preoccupanti».

E’ vero che Cingolani a Leonardo l’ha voluto Draghi?
«No. E’ una scelta di visione. L’Ucraina ci ha insegnato che la Difesa deve essere all’avanguardia nella tecnologia. Lui è consulente Nato proprio su questi temi».

Non è incompatibile perché fresco di governo?
«Non si occupava di Difesa. Lo sarebbe stato a Enel».

C’è l’ad donna: Di Foggia.
«Scelta per merito: viene da una importante azienda privata. Ma era giusto avere una quotata a guida femminile».

Il ministro Giorgetti ha preferito essere all’estero?
«Aveva appuntamento col Fondo monetario internazionale. Ma siamo stati in contatto continuo».

Berlusconi era assente per malattia. Ha influito?
«No. Con Giorgia Meloni si erano sentiti nei giorni precedenti su tutto e c’era stata grande condivisione».

C’è chi parla di prove tecniche di scenari senza di lui.
«Ricostruzioni fantasiose come le tensioni interne alla maggioranza. Si tornerà a votare tra più di quattro anni. Non sprechiamo tempo a occuparci ora di dinamiche interne al centrodestra».

E il partito unico?
«La forza del centrodestra è che partiti diversi agiscono come una squadra. La sfida è governare bene».

Lo state facendo?
«Lo dicono i dati. Sale, per Istat, il clima di fiducia su imprese (da 104 a 110) e famiglie (da 90 a 105). Perché il governo dà impressione di durare e non inseguire ogni minuto i sondaggi. Scende lo spread da 240 a 180. la borsa vola a +23%. Il pil va meglio delle previsioni : dallo 0,3 siamo saliti allo 0,9. I titoli di Stato vanno esauriti a ogni asta e nel primo bimestre dopo la legge di bilancio abbiamo +100 mila posti di lavoro a tempo indeterminato cui può aver contribuito il sostegno alle imprese che assumono e i 6,5 miliardi destinati alla riduzione del cuneo fiscale ai quali nel Def ne aggiungiamo altri 3».

Un Def povero?
«Un Def serio. Vogliamo rompere la tradizione di dati smentiti a fine anno, in peggio. Confermiamo il disavanzo già indicato nel Documento programmatico di fine anno e quindi del 4,5% quest’anno con veloce riduzione nei prossimi. E una crescita del Pil dell’1% che non ci soddisfa ma è ben al di sopra delle previsioni di qualche tempo fa. E la smettiamo con le bugie sul “tutto gratis”».

Su Pnrr o superbonus?
«Entrambi. Il superbonus pesa per oltre 70 miliardi e peggiora il debito pubblico del 2023 e delle annualità successive. Dovendo ridurre gradualmente il rapporto debito/pil abbiamo meno risorse a disposizione, ad esempio su sanità e istruzione. Per di più oltre il l 50% delle risorse sono andate a vantaggio del 10% della popolazione più ricca: con il superbonus sono stati ristrutturati anche dei castelli. Si è tolto ai poveri e per dare ai ricchi».

E il Pnrr?
«Molto ingenuo credere che sia gratis anche il Pnrr. I 122 miliardi presi a prestito sono conteggiati, per competenza annuale, nella determinazione del rapporto deficit/pil. Vuol dire che le opere finanziate con il Pnrr riducono lo spazio di manovra per altre voci di spesa. Solo noi di FdI lo avevamo detto».

E quindi? Spenderli o no?
«Sì ma bene. E’ il lavoro che fa, seriamente, il ministro Fitto relazionandosi con la commissione».

Avete criticato lo stato di emergenza e ora lo fate?
«Quello di Conte limitava con Dpcm le libertà fondamentali compresa possibilità di uscire di casa. Il nostro serve solo ad accelerare le procedure per affrontare l’emergenza immigrazione».

Schlein vuole essere un problema per voi. La teme?
«No, ci fa un favore il suo radicalizzare la sinistra. Mostra che, a ora, non è un’alternativa di governo».

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14 apr 2023

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