Marzo 22, 2023

Patto di stabilità, c’è l’intesa. Riforma al via, ecco cosa può cambiare per l’Italia

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debito e pil

di Francesca Basso, corrispondente da Bruxelles

 Patto di stabilità, riforma al via: ecco cosa cambia per l’Italia

Primo passo avanti nella discussione sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita. È stata trovata un’intesa a livello tecnico sullo schema proposto dalla Commissione, che prevede percorsi di riduzione del debito specifici per Paese in parallelo a riforme sul modello di Next Generation Eu. Il Comitato economico e finanziario che riunisce i direttori generali dei ministeri e che prepara la riunione dei ministri, ha trovato l’accordo che sarà formalizzato martedì 14 marzo all’Ecofin sul testo delle conclusioni come anticipato oggi dalla Stampa e da El País. La proposta legislativa vera e propria sarà presentata dalla Commissione a fine marzo o agli inizi di aprile. Prima l’esecutivo vorrebbe incassare il via politico dei leader Ue al Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. Ma fonti Ue nei giorni scorsi spiegavano che la proposta arriverà anche qualora i leader non dovessero raggiungere un’intesa. Nel documento, visionato dal Corriere, rimangono invariati i valori di riferimento del Trattato, pari al 3% per il rapporto tra il deficit pubblico e al 60% per il rapporto tra il debito pubblico e il Pil: «Il quadro di governance economica – si legge – dovrebbe garantire che questi valori di riferimento siano rispettati in modo più efficace, efficiente e sostenibile».

Cosa scompare e cosa resta invariato

Scompare invece il riferimento alla regola che stabilisce che per la quota del rapporto debito/Pil in eccesso rispetto al livello del 60%, il tasso di riduzione debba essere pari ad 1/20 all’anno, che di fatto si è dimostrata inapplicabile. Vengono invece previsti «piani nazionali di bilancio-strutturali a medio termine, una volta entrato in vigore un quadro di governance economica riformato. I piani nazionali dovrebbero riguardare la politica fiscale, le riforme e gli investimenti. I piani dovrebbero stabilire un percorso di bilancio nazionale definito in termini di spesa primaria netta come unico indicatore operativo». E questa è l’altra grande novità della riforme, la semplificazione del parametro di riferimento. La traiettoria di rientro del debito prevista dalla Commissione «dovrebbe essere basata su una metodologia comune da concordare, replicabile, prevedibile e trasparente, e dovrebbe includere un’analisi del debito pubblico e delle sfide economiche. Sarà inoltre informata da regolari discussioni tecniche su proiezioni e previsioni e dovrebbe essere discussa in un contesto multilaterale nei comitati competenti».

Gli obiettivi

L’obiettivo è portare il debito su un percorso sufficientemente decrescente o mantenerlo a livelli prudenti, «preservando al contempo la sostenibilità delle finanze pubbliche e promuovendo le riforme e gli investimenti pubblici». Il documento spiega che «per gli Stati membri con un rapporto debito pubblico/Pil superiore al 60%, i piani nazionali a medio termine dovrebbero garantire che il rapporto sia sufficientemente ridotto. Per gli Stati membri con un rapporto debito pubblico/Pil inferiore al 60% ma con problemi di debito pubblico, il piano nazionale a medio termine deve garantire che il rapporto rimanga a livelli prudenti». Per Germania, Olanda e in genere per i frugali un punto centrale è che le nuove regole siano applicabili, a differenza di quanto accaduto finora. Nel testo viene spiegato che «l’applicazione delle sanzioni dovrebbe essere resa più efficace, anche attraverso una maggiore trasparenza. L’importo monetario iniziale delle sanzioni finanziarie dovrebbe essere ridotto per consentire un’applicazione più realistica». Anche nel nuovo sistema è prevista una «clausola di salvaguardia generale per i principali choc che colpiscono l’area dell’euro o l’Ue nel suo complesso» e dovrebbe essere specificata per adattarsi a circostanze eccezionali che non consentono di rispettare realisticamente il percorso di aggiustamento fiscale e consentire deviazioni temporanee dal piano a medio termine.

La «clausola di salvaguardia per paese»

È prevista anche una «clausola di salvaguardia specifica per paese» per consentire deviazioni temporanee dal percorso di aggiustamento fiscale in caso di circostanze eccezionali al di fuori del controllo del governo con un impatto significativo sulle finanze pubbliche di un singolo Stato membro. «Il Consiglio – prosegue il testo – dovrebbe svolgere un ruolo nell’applicazione delle clausole di salvaguardia sulla base di una valutazione della Commissione». L’intesa raggiunta è un primo passo e come sempre sono i dettagli a fare la differenza. Infatti nel testo si «concorda sul fatto che sono necessari ulteriori chiarimenti e discussioni, anche per quanto riguarda la definizione della traiettoria della Commissione, i requisiti per gli Stati membri ritenuti a basso debito, eventualmente includendo una traiettoria di bilancio, la definizione dell’aggregato di spesa, l’opportunità e la concezione di parametri quantitativi comuni per sostenere il quadro riformato, i principi per un’estensione del percorso di bilancio, il ruolo delle raccomandazioni specifiche per paese, l’applicazione dei piani nazionali e gli incentivi per le riforme e gli investimenti». Ma l’intesa registra almeno il riconoscimento comune della necessità di nuove regole di governance. Il Patto per ora è sospeso ma dovrebbe essere ripristinato dal gennaio 2024.

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07 mar 2023

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, https://www.corriere.it/economia/finanza/23_marzo_07/patto-stabilita-riforma-via-ecco-cosa-cambia-l-italia-c4252fe6-bcd1-11ed-b743-21e74a13bd9b.shtml, Economia,

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