Aprile 2, 2023

Naufragio Crotone, un puzzle di foto e una scarpa: così hanno restituito l’identità al bambino «KR70M6»

These modules are adorable.,

di Alessandro Fulloni, inviato a Crotone

Il dolore dei familiari delle vittime del naufragio di Crotone durante la via Crucis

Prima che nella serata di ieri venissero recuperati il suo nome e cognome, questa sigla — «KR70M6» — identificava il corpicino di un bimbo trovato sabato a mezzogiorno sulla spiaggia di Botricello, a circa un paio di chilometri da quella di Steccato dove all’alba di domenica, dopo aver centrato uno scoglio a 150 metri dalla riva, il caicco Summer Love si è squarciato. Nel naufragio sono morti 70 migranti — una cifra a cui vanno aggiunti i dispersi, tra i 30 e i 50 — partiti da Smirne, in Turchia.

Se il corpicino è stato trovato è perché un volontario della protezione civile, scrutando il mare, si accorto di una manina che spuntava tra l’increspatura delle onde. Poi sono stati i sommozzatori dei Vigili del Fuoco e i marinai della Guardia Costiera ad adagiare il bimbo — con indosso degli short e una scarpa sola, decisiva negli accertamenti successivi— su un telo bianco a riva.

II resto lo hanno fatto gli operatori della Scientifica di Crotone che, con un lavoro enorme, stanno via via restituendo un’identità a tutte le vittime delle sciagura. Ci riescono aggiornando di continuo un «puzzle» — si tratta di un sofisticato software ma poi alla fine si va sempre a consultare un archivio cartaceo tipo quelli che si vedevano nei polizieschi di una volta, con tante foto appese alla parete e tanti foglietti accanto — che contiene testimonianze e immagini con dettagli utili tipo nei, cicatrici, tatuaggi.

Dall’età presunta — ricordiamolo: nella sigla «KR» sta per Crotone, «70» ci indica che stiamo davanti alla settantesima salma recuperata mentre «6» sono gli anni ipotizzati — gli specialisti hanno immaginato che il piccolo potesse essere il figlio di una coppia tra le più giovani a bordo della Summer Love. Quanto al resto, ci si può limitare a ciò che, sbrigativamente, dicono dalla Questura: mostrare foto e scarpina allo zio (ma forse agli stessi genitori, non è chiaro) giunto dal Nord Europa per il riconoscimento è stato «straziante».

Ma strazianti sono state anche le scene viste nel pomeriggio alla via Crucis sulla sabbia di Steccato. Un pullman messo a disposizione dalla Regione ha portato i familiari delle vittime — che saranno tutte assistite gratuitamente da un pool di legali tra cui l’ex sottosegretario alla Giustizia Luigi Li Gotti — sul luogo del disastro.

Molti di loro hanno camminato, sgomenti e a passi lenti, tra ciò che restava del caicco, soprattutto legni dello scafo tinteggiati con un blu che ricorda tanto quello intenso usato da Picasso per ritrarre i suoi «Poveri in riva al mare». Sulla riva, un’infinità di oggetti che qualcuno raccoglie — spazzolini, dentifricio, Tuc-Lu, caricabatterie — testimonia la «normalità» dei 5 giorni di navigazione prima del naufragio. A un tratto, risalendo dalla battigia, compare un’afghana sui 60 anni, Leyla. Intabarrata di nero, viene all’Olanda. Stringe al petto delle foto, quelle della sorella Mina morta con il marito e dei tre figli del coppia, Hassif, 15 mesi, e i piccoli Akef, 6 anni, e Zamir, disperso. Le mostra, cerca di sorridere e se ne va dopo aver raccolto della sabbia con la mano.

5 marzo 2023 (modifica il 5 marzo 2023 | 22:33)

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