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Cosa stai combinando, Elon? Se lo stanno chiedendo almeno 237 milioni di persone – che sono gli utilizzatori quotidiani di Twitter – da quando Musk ha acquistato il social network dell’uccellino azzurro per 44 miliardi di dollari, in ottobre.
L’eccentrico imprenditore sudafricano si era presentato al civico 1355 di Market Street, a San Francisco, dove si trova il quartier generale dell’azienda, con l’ambizioso e vago piano di «aiutare l’umanità» e il «futuro della civilizzazione» con una «piazza comune digitale dove si possono condividere opinioni diverse in modo salutare, senza ricorrere alla violenza».
Calo della pubblicità
Dopo quattro mesi, a fare notizia è invece l’ondata di licenziamenti che ha portato il numero di dipendenti da 7.500 a 2.000 e colpito molti ingegneri, indebolendo la piattaforma dal punto di vista tecnologico (nel solo mese di febbraio si è bloccata quattro volte, rispetto alle nove di tutto il 2022).
Dati negativi anche sul fronte degliinserzionisti: più della metà dei mille più importanti si è tirata indietro e ha messo in pausa gli investimenti in gennaio. Già in novembre Musk aveva dovuto fare i conti con un «calo massiccio delle entrate» – parole sue – dovuto alle preoccupazioni di chi investe in pubblicità per l’allentamento della moderazione dei contenuti, che proprio questa settimana è stata al contrario oggetto di una stretta.
Sempre meno stabilità
Cosa sta succedendo? O meglio: cosa succederà a Twitter? Secondo l’editorialista del Financial Times, Jemima Kelly, stiamo assistendo a una «morte lenta e noiosa». Il social, scrive Kelly, sta perdendo anche la sua unicità con la sezione Per te , introdotta recentemente in aggiunta a quella che propone i contenuti pubblicati dagli account seguiti dall’utente e la cui selezione algoritmica tende a premiare video, immagini e post virali. «Per questo c’è già Instagram» fa notare Kelly. E TikTok, aggiungiamo. Come detto, a vacillare sono prima di tutto le fondamenta: un gruppo di dipendenti ed ex dipendenti di Twitter ha detto al New York Times che la piattaforma è sempre meno stabile. Sottolinea la testata americana: negli ultimi mesi Musk ha chiuso uno dei tre principali data center di Twitter – quello di Sacramento – ha ridotto le squadre che lavorano sui server e sull’archiviazione in cloud e ha ritenuto di poter fare a meno di chi sovrintendeva l’area.
Maggiori rischi per gli utenti
Questo non vuol dire che il social network si spegnerà o sparirà da un momento all’altro, ma che individuare e risolvere tempestivamente i problemi tecnici sarà sempre più difficile. In febbraio, per esempio, ci sono volute diverse ore per capire perché alcuni utenti non riuscivano a twittare e per riportare tutto alla normalità. Questo lasso di tempo potrebbe aumentare a causa dell’incedere dei licenziamenti, che nell’ultima tornata di pochi giorni fa hanno coinvolto 200 persone, pari al 10% della forza lavoro, compresa la product manager Esther Crawford, nota per essere stata immortalata mentre dormiva in ufficio.
Poi ci sono le sperimentazioni relative al modello di business: Musk, come i suoi omologhi nel settore, sta cercando di ridurre la dipendenza dalla pubblicità proponendo un’offerta su abbonamento, Twitter Blue. Bene. Non fosse che nel pacchetto ha messo anche l’autenticazione a due fattori, che rende più sicuri gli account, esponendo in questo modo a maggiori rischi chi non è disposto a pagare. Cosa stai combinando, Elon?
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04 mar 2023
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