sindacale
di Andrea Rinaldi
Strappo di Intesa Sanpaolo con l’Associazione delle banche italiane sul rinnovo del contratto nazionale dei bancari. L’istituto di credito lo scorso 27 febbraio ha revocato il «mandato per la rappresentanza sindacale all’Abi per gestire in autonomia la propria partecipazione alla contrattazione». A renderlo noto è stato il direttore generale dell’Abi e segretario del Comitato per gli Affari Sindacali e del lavoro (Casl), Giovanni Sabatini. Intesa conferma la notizia pertanto «affiancherà Abi nel confronto con le rappresentanze sindacali nazionali a livello di settore, in una fase di particolare importanza come quella attuale» ma anche di mantenere l’adesione all’associazione, ribadisce un portavoce del gruppo. La decisione era stata preceduta a dicembre dalla scelta di adottare, senza la condivisione con i rappresentanti dei lavoratori, un modello organizzativo con settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative e 120 giorni di smart working all’anno.
Il precedente
Una mossa che aveva creato scompiglio alla vigilia della ridefinizione della cornice nazionale di lavoro. Cosa succederà a questo punto? Ca’ de Sass continuerà a partecipare – su invito permanente concordato con Abi – alle future attività del Casl (oggi presieduto da Ilaria Dalla Riva di Unicredit) necessarie a preparare e a negoziare il rinnovo del contratto, scaduto il 31 dicembre e poi prorogato prima fino al 28 febbraio e poi al 30 aprile. Ma terrà anche una trattativa diretta «per fornire il supporto più adeguato al nostro modello organizzativo e al ruolo ricoperto da Intesa Sanpaolo nel nostro Paese». Questo in un contesto di «piena garanzia dei diritti individuali e collettivi», spiega il portavoce. In sostanza Ca’ de Sass alla rinegoziazione con Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca-Unisin si rappresenterà da sé: una novità assoluta, mai successa prima, ma ben lontana dalla brusca uscita da Confindustria operata dalla Fiat a trazione Marchionne, come si potrebbe vagheggiare. Dalla discussione ne scaturirà che la banca guidata da Carlo Messina non adotterà automaticamente il nuovo contratto che sigleranno Abi e sindacati, ma potrà riservarsi di adottarlo interamente o di firmarne uno nuovo adottandolo solo in parte o per nulla. Il primo incontro tecnico fra Abi, i sindacati generali e Casl si terrà il 13 marzo.
I numeri di Ca’ de Sass
Sul totale dei 250 mila contratti sindacali con Abi, Intesa con i suoi 72 mila dipendenti pesa per ben il 28,7%. «Intesa Sanpaolo proseguirà nel dialogo con i sindacati nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come sempre avvenuto, continuando a ritenere le relazioni industriali elemento essenziale nel raggiungimento degli obiettivi del gruppo, nell’interesse delle nostre persone e della banca», continua il portavoce. «E conferma la centralità del contributo delle persone del gruppo; la piena garanzia dei diritti individuali e collettivi sarà assicurata, nel tempo, nell’ambito della Contrattazione Collettiva discendente dal confronto con le rappresentanze sindacali nazionali ed aziendali, per fornire il supporto più adeguato al nostro modello organizzativo e al ruolo ricoperto da Intesa Sanpaolo nel nostro Paese». L’istituto di credito è impegnato in un ambizioso piano industriale che la vede proiettata a 6,5 miliardi di utile nel 2025.
La posizione Abi
«Dal nostro punto di vista il contratto nazionale e gli assetti contrattuali ivi definiti restano centrali». Lo afferma Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi e segretario del Comitato per gli Affari Sindacali e del lavoro dopo la revoca della delega. «L’associazione – spiega – si occupa della definizione del contratto collettivo nazionale di lavoro. Ci sono poi le prospettive e le scelte di business delle singole aziende e su queste naturalmente non entriamo».
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