Guai per la compagnia tedesca Basf e per i suoi dipendenti. Il colosso della chimica taglierà 2.600 posti di lavoro, circa il 2% della sua forza lavoro globale, per risparmiare sui costi di produzione in Europa saliti alle stelle complice l’assenza di gas russo a prezzi contenuti. Il gigante chiuderà una serie di fabbriche: nella sede centrale a Ludwigshafen, sul Reno nella Germania sudoccidentale, saranno chiusi i due impianti di produzione di ammoniaca. Divisioni che producevano soprattutto caprolattame, un componente utilizzato per produrre plastica e fibre. In chiusura quindi anche le unità di fertilizzanti associate. Nel complesso, due terzi dei tagli annunciati riguarderanno il personale in Germania con risparmi sui servizi per l’impresa e per la ricerca.
Tra le motivazioni dietro al taglio i costi dell’energia. La bolletta del gas di Basf è aumentata di 2,2 miliardi di euro lo scorso anno rispetto al 2021, anche se il consumo è diminuito del 35%. «La competitività dell’Europa soffre sempre più a causa dell’eccesso di regolamentazione, dei processi di autorizzazione lenti e burocratici e, in particolare, dei costi elevati per la maggior parte dei fattori di produzione», ha affermato in una nota l’amministratore delegato di Basf, Martin Brudermueller. «I prezzi elevati dell’energia stanno ora ponendo un onere aggiuntivo sulla redditività e sulla competitività in Europa», ha aggiunto. Bisogna poi ricordare che ammoniaca e acetilene, tra i principali prodotti di Basf, vengono creati anche utilizzando direttamente il gas e quindi una sua carenza rischia di mettere in crisi la produzione intera. Senza dimenticare gli effetti sulle filiere collegate: dall’agricoltura all’automotive.
L’azienda ha già ha dichiarato di puntare a tagli dei costi annuali per 500 milioni di euro, dato che non si aspetta prezzi del gas in calo fino ai livelli pre-guerra. Il colosso ha anche annunciato l’interruzione anticipata del programma di riacquisto di azioni proprie (da 3,2 miliardi di dollari) a causa del deterioramento dell’economia globale. Basf prevede un miglioramento delle condizioni di mercato solo durante la seconda metà dell’anno dopo un primo semestre debole a causa degli effetti della ripresa, soprattutto in Cina. Dopo la notizia dei tagli a Francoforte il titolo è in forte flessione con perdita del 4,26%.
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