automotive
di Alessia Conzonato24 feb 2023
«L’auto elettrica in questo momento è fatta solo per i ricchi». In un’intervista a Radio24, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin torna sul tema della mobilità a zero emissioni e argomenta: «Nel nostro Paese il parco auto è di 40milioni, ancora due milioni di Euro 1 ed Euro 2, e il pensiero di sostituire con l’elettrica è inimmaginabile in questo momento». Non boccia in assoluto gli obiettivi europei e lo stop al 2035 di auto a benzina e diesel, ma «è un percorso da fare ma bisogna essere meno ideologici e più equilibrati», aggiunge.
Lo stop del Parlamento europeo
La plenaria del Parlamento europeo, alcune settimane fa, ha approvato lo stop a partire dal 2035 delle immatricolazioni alle auto con motore endotermico. Quindi diesel o benzina, ma anche le ibride. Potranno essere vendute nuove solo vetture a emissioni zero allo scarico. Una decisione che spiana la strada all’auto elettrica, ma che ha suscitato anche molte preoccupazioni per quello che riguarda l’Italia. A gennaio, infatti, sono state immatricolate il 26,7% di automobili mild hybrid (motore tradizionale supportato da uno più piccolo elettrico), il 26,5% a benzina, il 19% con motore diesel, il 10% ibride (l’accumulatore si ricarica in decelerazione e frenata), il 4,7% ibride plug-in (si ricarica alla colonnina) e il 2,5% elettriche «pure» (alimentate da batterie ricaricabili che muovono il motore).
I dubbi italiani
Uno dei temi riguarda l’aspetto economico e, quindi, gli incentivi per agevolare l’acquisto di un veicolo “green”: nel 2023 il governo ha messo a disposizione ulteriori 630 milioni di euro: 190 per veicoli con emissioni nella fascia 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro (elettrici), 235 per veicoli con emissioni nella fascia 21-60 grammi (ibridi plug-in), 150 milioni (già esauriti) per veicoli con emissioni comprese nella fascia 61-135 grammi. Ci sono, poi, 5 milioni di euro per i ciclomotori non elettrici (anche questi esauriti), 35 per quelli elettrici e 15 per quelli commerciali elettrici. Non è ancora noto se l’esecutivo abbia intenzione di trovare nuove risorse per i prossimi anni. Un altro dubbio riguarda le colonnine di ricarica presenti sul nostro territorio. Non è soltanto la quantità a disincentivare gli acquisiti di auto elettriche (l’utilizzo di parte dei fondi del Pnrr, come da decreto, sarà destinata alla costruzione di nuove infrastrutture), ma soprattutto la loro disposizione. Sono ancora poche le colonnine presenti sulle autostrade, ad esempio.
Euro 7, proposta «incompleta e approssimativa»
Intanto, Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) critica la proposta di introdurre Euro 7 da parte della Commissione europea. «In particolare in merito alle tempistiche di applicazione – afferma in una nota -, al cambio di metodologia di prova per i veicoli pesanti e in relazione ai prospettati limiti emissivi di alcuni inquinanti, appare incongruente e decisamente gravosa per un settore cui l’Europa ha già chiesto uno sforzo importante per contribuire agli obiettivi comuni dell’unione». Il giudizio critico viene da parte di tutta la filiera (car designer, componentisti, costruttori di veicoli leggeri e pesanti, costruttori di rimorchi e allestitori), che ritiene l’idea «incompleta e approssimativa», da rivedere «profondamente». «Intere parti dell’allegato tecnico – spiega l’associazione – sono state lasciate in bianco, diversi passaggi dell’articolato sono lacunosi (ad esempio, la mancata definizione degli small volume manufacturers di veicoli Hd o i benefici attesi dall’introduzione delle Classi Euro 7+, Euro 7A, Euro 7G), incongruenti o addirittura contraddittori e alcune disposizioni (come nel caso di pneumatici e batterie) si sovrappongono ad altre normative comunitarie duplicando o complicando la regolamentazione senza nessun beneficio rispetto agli scopi dichiarati. Più di tutto, appaiono del tutto inverosimili le tempistiche attuative proposte (2025 per i veicoli leggeri e il 2027 per i pesanti) visto che non sono state ancora definite le metodologie di prova e considerato il tempo necessario alla conclusione del processo legislativo di codecisione». Secondo l’Anfia, «alcune previsioni della proposta comporteranno dei significativi incrementi dei consumi di carburante e saranno pertanto controproducenti in ottica di contenimento delle emissioni di CO2».
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