Maggio 28, 2023

La Russa dopo Belve: «Sui figli gay avrei dovuto dire “non lo so”. L’importante è rispettare l’identità altrui»

di Virginia Piccolillo

Il presidente del Senato: in quella trasmissione non puoi fare l’istituzionale

«Omofobo? Credevo che avrebbe colpito la notizia che non ho più il busto del Duce. Ma qui ogni giorno ce n’è una nuova». Ignazio La Russa, presidente del Senato, scuote la testa alle accuse ricevute dopo la registrazione della trasmissione Belve: «Sessista», «fascio» e, appunto, «omofobo».

Non è così?
«Avessero aspettato la messa in onda avrebbero capito il contesto in cui le mie parole sono state dette».

Per l’opposizione sono parole «inadeguate» alla seconda carica dello Stato…
«Io ho solo risposto alle domande: non ho introdotto alcun tema. Si può discutere se fossero adeguate. Ma è chiaro che se vai in un programma così rispondi secondo lo spirito della trasmissione».

Cioè?
«A titolo del tutto personale e con sincerità. Non puoi fare l’istituzionale. O, peggio, l’ipocrita».

Era il caso di andarci? Perché ha accettato?
«Per gentilezza nei confronti della conduttrice che insisteva e che io stimo».

Non ha detto che le dispiacerebbe avere un figlio gay?
«Avrei dovuto dire: non ce l’ho, non lo so. Dovendo ipotizzare che sentimenti avrei avuto in quella situazione ho detto che da eterosessuale avrei provato un “leggero dispiacere” se non fosse stato simile a me. Come è stato per uno dei miei figli quando era del Milan e io dell’Inter. Ma certo non per questo gli avrei voluto meno bene. Avrei rispettato la sua identità».

Che paragone è?
«È comune per un padre volere un figlio che gli assomigli. I sentimenti non sono sindacabili. È un mio problema. Intimo. L’importante è che si sia rispettosi dell’identità altrui. E chi mi conosce sa che lo sono sempre stato».

Per la comunità Lgbt ha colpevolizzato i figli gay.
«Come mi ha detto Anna Paola Concia, che non è una pericolosa omofoba ma un’esponente di punta della comunità Lgbt, che casualmente ho appena incontrato in Senato per parlare di Didacta Italia, non era sbagliata la risposta ma la domanda».

Perché?
«Non si va a indagare su qualcosa che ormai non dovrebbe più essere sindacato. Dovrebbe essere scontato il rispetto di tutti».

Normale anche a destra?
«Nel Fronte della gioventù c’erano due dirigenti che stavano insieme. Fondarono il primo cinema gay di Milano in via Padova. Restarono dirigenti. Uno di loro (S. F.) poverino subì un’aggressione da estremisti di sinistra e rimase a lungo tra la vita e la morte».

Calenda le dà del «fascio».
«Credo che Calenda abbia il suo da fare a ricontare i voti. In realtà nel mio partito sanno che sono sempre stato, sin da ragazzo, il meno nostalgico. Prima si appigliavano al busto del Duce. Adesso che l’ho dato a mio sorella cosa rimane?».

Non ha offeso le donne?
«L’unica accusa che non mi si può fare è di essere poco gentile con le donne. Lo sono sempre stato. Con tutte. Chiedete a Luxuria ad esempio».

Perché?
«Credo mi stimi perché al suo primo giorno di legislatura, intimidita e spaventata, me la presi con un assistente parlamentare che non le aveva dato una rosa distribuita a tutte le altre donne. E gliela diedi. In realtà, io le donne nel programma le ho difese».

Come?
«Dire che ci sarà la parità solo quando ci saranno al vertice donne brutte, grasse e stupide così come ora ci sono uomini brutti, grassi e stupidi è attaccarle o difenderle?».

Tornasse indietro riandrebbe in quel programma?
«Forse sì. Non mi interessa l’opinione di chi mi attacca a prescindere ma di chi mi conosce. E sa una cosa? Credo che la stragrande maggioranza di chi ha visto il programma non mi criticherebbe».

22 febbraio 2023 (modifica il 22 febbraio 2023 | 08:21)

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