Giugno 6, 2023

Bonus edilizi, l’allarme già nel 2015: la prima proposta M5S (che poi divenne superbonus)

agevolazioni fiscali

di Enrico Mauro22 feb 2023

Bonus edilizi, allarme già nel 2015: anche allora la proposta fu dei 5 Stelle Giuseppe Pisauro, ex presidente Upb

Giuseppe Pisauro, economista, presidente, fino a gennaio 2022, dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), autorità indipendente sui conti pubblici, è stato tra i primi a denunciare il pericolo rappresentato dai bonus edilizi, superbonus compreso. Ma è rimasto inascoltato.

Quando ha capito che qualcosa non andava?
«Ben prima del Superbonus. Già nel 2015, in un’audizione in Parlamento su una proposta di legge dei 5 Stelle che voleva introdurre la cessione del credito, segnalammo che, secondo le regole Eurostat, la cessione si sarebbe trasformata in disavanzo immediato, ovvero in un aumento del deficit. La proposta fu abbandonata, ma poi, nel 2020, con il Superbonus del 110% il governo Conte bis introdusse lo sconto in fattura e la cessione del credito. La bolla si è progressivamente gonfiata e siamo arrivati al ritmo di oltre 3 miliardi al mese di crediti ceduti: 35-40 miliardi in un anno, che significano due punti di Pil in più di disavanzo».

E l’Upb non avvertì il governo di questo rischio?
«Già l’anno prima, quando era stato introdotto il bonus facciate del 90%, avevamo sottolineato che, in quel momento, cioè nel 2019, i bonus edilizi avevano un costo di circa 10 miliardi l’anno. Facile immaginare che, introducendo un bonus con una percentuale molto più generosa, pari al 90%, il costo sarebbe molto cresciuto. Poi, addirittura, col Superbonus si arrivò al 110%. Puntualmente, nell’audizione del 2021, dicemmo che le previsioni sui costi erano sottovalutate, perché se c’è un terzo pagatore, cioè lo Stato, viene meno il contrasto di interessi tra chi ordina i lavori e chi li esegue. Ed ecco che oggi il conto è arrivato a 120 miliardi: sei volte il gettito dell’Imu».

Possibile che nessuno vi abbia dato ascolto?
«Sì, perché l’80% degli italiani è proprietario di casa. Si tratta di misure molto popolari. Restammo isolati, non solo a livello politico. Anche sulla stampa le critiche ai bonus erano pressoché assenti».

Ma lei non parlava con i ministri dell’Economia?
«Sia Gualtieri e ancora di più Franco cercarono di mettere un argine, ma praticamente tutte le forze politiche erano per andare avanti. A fine del 2021, cosa inusuale per l’Upb, mi confrontai su un quotidiano con l’ex sottosegretario Fraccaro, padre del Superbonus. La questione è che nel panorama politico italiano l’attenzione per l’equilibrio dei conti è merce rara, in pratica la si trova solo presso il ministro dell’Economia».

Sì, quindi, al decreto Giorgetti che blocca sconto in fattura e cessione dei crediti?
«Sgonfiare la bolla è una necessità. In audizione, la Banca d’Italia ha anticipato una sua stima: il 50% degli interventi sarebbero stati fatti a prescindere dal Superbonus. Ma è così anche per gli altri bonus. Sappiamo, per esempio, che le facciate periodicamente venivano rifatte, anche prima del bonus. Ora ogni incentivo deve scontare una perdita dovuta al fatto che ne usufruirà anche chi avrebbe svolto comunque i lavori. Il problema è se l’incentivo è così alto. Secondo me non dovrebbe mai superare il 50%, perché se è giusto che lo Stato paghi una parte dei lavori per i vantaggi che ne conseguono per la collettività, come la riduzione delle emissioni, è anche giusto che l’altra parte sia a carico dei proprietari, che beneficeranno dell’aumento di valore dell’immobile e pagheranno bollette meno care. E poi serve concentrare i fondi su obiettivi strategici, come efficienza energetica e antisismica, e lasciar cadere interventi tipo il bonus mobili».

Non crede che ora ci saranno molte aziende che falliranno e lavoratori che perderanno il posto?
«Il settore delle costruzioni è stato drogato dai bonus da almeno 25 anni. E questo ha provocato distorsioni, che sono emerse con il Pnrr, con la difficoltà di trovare aziende e lavoratori che eseguano le opere pubbliche e gli altri grandi lavori previsti, essendo il sistema indirizzato ormai alle ristrutturazioni legate ai bonus, che risultano molto convenienti. C’è spazio per una riconversione».

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