il vertice ue
di Francesca Basso11 feb 2023
BRUXELLES – Aiuti di stato per un «sostegno mirato, temporaneo e proporzionato» nei settori strategici per la transizione verde messi a rischio dall’Inflation Reduction Act americano, uso flessibile dei fondi esistenti, fondo per la sovranità prima dell’estate. Sono le misure individuate dal Consiglio europeo per difendere la competitività dell’industria Ue, che si è concluso nella notte di giovedì, trascinato da una discussione disordinata sull’immigrazione.
Maggiori controlli alle frontiere
Un dato è emerso con evidenza: tutti i leader concordano che è necessario ridurre i flussi irregolari attraverso un maggiore controllo delle frontiere esterne. Il cambio di passo è legato all’urgenza in cui si trovano pressoché tutti i Paesi Ue: è la grande differenza con il passato. La guerra in Ucraina con il suo flusso di profughi, la rotta balcanica e quella mediterranea hanno messo i Ventisette in difficoltà, seppure per ragioni diverse. Ora ci saranno anche gli effetti del terremoto in Turchia e Siria. La soluzione non può che essere comune, niente più contrapposizioni ideologiche ma pragmatismo. Le conclusioni del Consiglio europeo chiedono il «rafforzamento e l’accelerazione di misure operative immediate». Tutti hanno ottenuto qualcosa, aprendo la strada a un avanzamento nelle discussioni per un accordo sulla riforma del Patto per la migrazione e l’asilo, che dovrebbe arrivare entro il 2024.
Più fondi europei
Per l’Italia, ha spiegato la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa, è rilevante il riconoscimento della migrazione come «una sfida europea che richiede una risposta europea» e ha ribadito che «la redistribuzione non è mai stata la mia priorità. È uno specchietto per le allodole». L’importanza del rafforzamento della cooperazione con i Paesi d’origine e di transito non è cosa nuova né la necessità di un piano per l’Africa, così come l’intensificazione dei rimpatri. Ma ora c’è un’urgenza e la ricerca di soluzioni operative condivise. Gli Stati membri si sono trovati concordi nel volere più fondi Ue per realizzare infrastrutture per il controllo dei confini esterni (anche muri benché la Commissione resti contraria e ancora diverse capitali). C’è poi il riconoscimento, rilevante per l’Italia, delle «specificità delle frontiere marittime» e l’apertura a discutere di un codice di condotta per le Ong, il tutto espresso con un linguaggio neutro per non urtare le diverse sensibilità.
I progetti pilota di Bulgaria e Romania
Il risultato è che il consiglio Affari interni discuterà «dell’attuazione della tabella di marcia di Dublino nonché dell’impegno effettivo dell’Ue alle frontiere esterne, anche per quanto riguarda le operazioni di entità private» (ovvero Ong). Inoltre il Consiglio europeo chiede «alla Commissione di mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi Ue per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere» e il finanziamento dei progetti pilota di Bulgaria e Romania. L’espressione per il cancelliere austriaco Nehammer è di «una chiarezza senza precedenti».
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