di Simone Strocchi,
presidente e managing partner di Electa Ventures
Il crocevia risparmio-finanza per lo sviluppo di impresa non è più di esclusivo presidio delle banche. Le società emettono sempre più spesso azioni e obbligazioni per finanziare il proprio sviluppo direttamente, in un mercato dove i capitali sono indirizzati e gestiti in quantità sempre crescente da gestori di fondi e dai loro advisor.
La mancanza di efficienza sistemica e le viscosità burocratiche hanno tuttavia per anni determinato la migrazione al di fuori dai nostri confini nazionali di attività di gestione di risparmio e di advisory che sono oggi essenziali per lo sviluppo delle nostre imprese e, conseguentemente, del Paese; più recentemente si è aggiunto anche il ricorso sistematico all’import-export di prospetti autorizzativi di quotazione sui listini di strumenti finanziari emessi da imprese italiane. Ne sta conseguendo che il risparmio italiano si incontra con strumenti finanziari emessi da imprese italiane sempre più spesso ricorrendo a gestori, mercati organizzati e autorità non nazionali, reputati più efficienti dinamici e tempestivi nella gestione dei processi.
L’industria finanziaria nazionale per tanto tempo è stata fiaccata, oberata da obblighi e vincoli superiori alla media e attualmente si ritrova a competere con big player nordeuropei e USA a caccia di risparmio autoctono, che si avvantaggiano di regole, fiscalità e tempistiche più agevoli. Nel nostro Paese ci si deve impegnare ora più che mai a sviluppare e sostenere gestori, fondi aperti e chiusi e advisor specializzati. È il momento di promuovere la nostra piazza finanziaria favorendo la ripopolazione di un ecosistema di attori professionali, con una borsa italiana trainate forte e competitiva.
La comunità finanziaria italiana è notoriamente favorevole al pacchetto completo disposto in sede Ue per accelerare e semplificare i processi di ipo e auspica che possa essere recepito in Italia in modo efficace e che, soprattutto, sia davvero riflesso nel reale contenimento di ridondanze documentali e di tempi autorizzativi. A noi tutti, operatori appassionati, interessa moltissimo la parte dedicata a prospetti e MAR e sarebbe ideale se questa potesse trovare una corsia preferenziale verso l’approvazione senza modifiche, se non di mero fine-tuning, in quanto è ciò che i partecipanti al mercato si aspettano e su cui si sono già espressi in senso favorevole in sede di consultazione.
Fluidificare accesso a listini e procedure tuttavia non è sufficiente. I Mercati Growth domestici devono poter essere frequentati e animati da un maggior numero investitori italiani liberati dall’ossessione di ricercare liquidità di portafoglio giornaliera. Ben vengano i fondi Ucits ma, essendo sottoposti a stringenti regole di compliance sulla liquidità, devono collocarsi a complemento di una più attiva prima linea di attori che deve urgentemente essere popolata da prebooking company organizzate da promotori qualificati sponsorizzati da Cornerstone Investor, essenziali per accompagnare in borsa pmi con approccio aciclico, seguiti da un numero maggiore di fondi chiusi come gli Eltif, più indicati a sostenere investimenti in strumenti finanziari di pmi nazionali quotate su Egm o sui mercati regolamentati con capitalizzazioni inferiori ad Euro 500 milioni. Va favorito lo sviluppo di attori trasversali per determinare un volano positivo utile a dare maggiore consistenza e liquidità, soprattutto ai mercati di riferimento per i titoli più sottili.
Servirebbe un riconoscimento formale dei cornerstone Investor in pre-IPO, la cui presenza determina una garanzia qualitativa anche per gli investitori di mercato, una diffusione ampia dei sistemi di prebooking e formule di acceleratori di IPO per facilitare e rendere meno aleatorio l’accesso a capitali e listino delle pmi. Noi lo abbiamo fatto, lo facciamo con successo con le nostre Ipo Challenger e il fondo Ipo Club, ma dobbiamo determinare un movimento sistemico perché la nostra esperienza si ripeta e si diffonda sostenuta in modo più determinato anche da casse ed enti previdenziali e da CDP.
Sul fronte fiscale si ritiene poi che, avendo di fatto rinunciato ad avere gestori italiani (quasi tutti migrati in Lussemburgo e Irlanda per ragioni di rapidità autorizzativa e fiscali, sebbene anche questi sempre più insediati da big player Usa), sia urgente almeno promuovere regole chiare per eliminare incertezze su circostanze che possono determinare attrazione in Italia di imponibilità di reddito e distribuzioni dei veicoli di investimento non nazionali correlate ad attività di advisory sostenuta da soggetti imponibili in Italia che esercitano consulenza di investimento continuativa. Il rischio è, infatti, quello di perdere anche l’angolo di industria della consulenza (advisor), che è essenziale per guidare capitali/investimenti nella nostra economia reale con maggiore conoscenza del tessuto imprenditoriale italiano e conseguente attenzione agli interessi nazionali.
In tal senso, la legge di bilancio del 29 dicembre 2022 al comma 255 rischia di determinare un effetto contrario a quello auspicato. Come al solito vanno attesi i decreti attuativi, cui il testo di legge rimanda per la disciplina dei commi 7 ter e 7 quarter, riferiti ai temi sensibili identificati nell’ vincolo alla presenza di Amministratori espressi dall’Advisor nelle società oggetto di investimento e al livello di fatturato dell’advisor con tetto fissato al 25% rispetto alla redditività del veicolo di investimento.
Se è ragionevole escludere la possibilità che l’advisor italiano sieda nel cda del veicolo di investimento, è convinzione diffusa degli operatori che l’advisor locale debba, invece, avere la possibilità di assumere cariche “non esecutive” nei cda delle società italiane direttamente o indirettamente controllate dai veicoli di investimento non nazionali proprio per esercitare la sua funzione di supporto. Quanto al cap sul fatturato dell’advisor rispetto ai redditi del veicolo di investimento non nazionale, la norma necessita di una guida interpretativa. Personalmente aborro il riferimento ai fatturati e prediligo l’attenzione sui risultati (abbiamo gli studi di settore cui riferirci).
Minacciare l’attrazione in Italia di veicoli di investimento non nazionali, determinata da un coinvolgimento di player italiani qualificati come advisor e consulenti specialistici dedicati, non porterà ad aumentare attività nazionali di investimento e gettito, ma rischia di provocare un’ulteriore rarefazione di operatori autoctoni a vantaggio di player e capitali stranieri che esercitano abitualmente in Italia un’attività predatoria e non costruttiva.
La nostra economia reale, le nostre pmi hanno bisogno di professionalità finanziarie italiane per crescere e performare, capaci di guidare capitali costruttivi e non predatori. La politica oggi ha davvero un’ultima grande occasione di rilanciare una industria nazionale forte e propulsiva per la crescita di economia reale a beneficio della nostra collettività.
, 2023-01-24 05:59:00, La politica ha una grande occasione di rilancio dell’industria … BeBeez,