Giugno 11, 2023

Picierno: «Bene il rientro di Articolo 1Ma dobbiamo riconnettercial Paese non al ceto politico»

di Maria Teresa Meli

L’eurodeputata: basta con l’autoflagellazione del dopo elezioni

Pina Picierno, c’è chi vorrebbe cambiare nome al Pd.
«So che c’è chi ritiene che questa avrebbe dovuto essere la Costituente che riparava agli errori di questi 15 anni, ma è una tesi sbagliata. Le ragioni che hanno determinato la nascita del Pd sono tutte valide. Non si tratta quindi di fondare un altro partito e dargli un nuovo nome e meno che mai di rifondarne uno vecchio, ma di trovare una nuova connessione con il Paese in una continuità valoriale con il Lingotto e con la bellissima carta dei valori che è stata scritta da giganti del pensiero come Reichlin e Scoppola».

La fase costituente si è ridotta al rientro di Articolo 1.
«Come dicevo, abbiamo fatto questa costituente per rimetterci in connessione con il Paese, non per riconnetterci con il ceto politico. In queste settimane in tante e tanti sono tornati o si sono avvicinati per la prima volta al Pd: associazioni, gruppi territoriali e liste civiche. Con Articolo 1 si è ricomposta una frattura e di questo sono felice anche perché Speranza è stato un ministro eccezionale in un tempo non ordinario. C’è un dato ineluttabile: nel corso di questi 15 anni il Partito democratico resta l’unica casa possibile per rappresentare i bisogni e le opportunità di cambiamento e di riforma che servono al Paese».

Non temete che le primarie siano un flop?
«Assolutamente no. Siamo l’unico partito politico in Italia che elegge il proprio leader in questo modo. Questo richiede una grande dose di coraggio, altro che paura. Comunque sono convinta che come sempre verranno tante persone. Io sto girando l’Italia in tandem con Bonaccini e posso dirle che ai nostri incontri c’è una partecipazione che va al di là di ogni più rosea aspettativa, nonostante gli errori e il dibattito deprimente di questi mesi».

Quale dibattito?
«L’autoflagellazione che ci siamo inflitti dopo il 25 settembre. Un dibattito paradossale, perché non siamo gli unici ad aver perso, una colpevolizzazione che perdeva di vista la sfida che ci attende. È sbagliato ripiegarsi su sé stessi: serve un partito che faccia un’opposizione che serva al Paese».

A proposito del governo, il Pd ha alzato le barricate sull’autonomia differenziata.
«Per come è stata presentata finora, quella del ministro Calderoli è una proposta irricevibile. È una nemmeno troppo velata ipotesi di secessione del Paese. È l’idea di una Lega identitaria che torna ad ingaggiare una battaglia del Nord contro il Sud. Se invece intendono presentare una proposta seria, i sindaci e i governatori del Sud sono pronti a ragionare sull’autonomia differenziata».

Tornando al Pd: insistete sul ricambio della classe dirigente…
«Un partito è prima di tutto una comunità. Se condividiamo questa idea allora si dà una mano a prescindere dai ruoli. È una degenerazione pensare che si è parte della comunità solo se si è coinvolti in prima persona in ruoli apicali».

Lei è anche vicepresidente dell’Europarlamento, il Qatargate quanto pesa sui socialisti europei?
«Io, che ho cominciato a fare politica da ragazza nei comitati antimafia, ho provato il voltastomaco per questa vicenda. Però la corruzione non è un tema di sinistra o di destra, purtroppo ci sono episodi di corruzione in tutti gli schieramenti. È per questo che penso che la questione morale debba tornare a essere il faro che conduce le istituzioni e la politica nel porto della credibilità. Ed è chiaro che quando io punto i riflettori sulla questione morale pretendo una maggiore attenzione nella mia famiglia politica e nel mio partito. Ma voglio anche sottolineare che le istituzioni europee hanno dimostrato solidità perché questo tentativo di interferire sull’azione del Parlamento non è riuscito. Ci sono stati dei singoli coinvolti però il Parlamento non si è lasciato corrompere da questi tentativi ignobili».

22 gennaio 2023 (modifica il 22 gennaio 2023 | 21:25)

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, 2023-01-23 06:24:00, L’eurodeputata: basta con l’autoflagellazione del dopo elezioni, Maria Teresa Meli

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