Ottobre 2, 2023

Sulcis, 1 miliardo per il rilancio a rischio per burocrazia e ritardi

Sviluppo Industriale

Risorse pubbliche e private per le filiere dell’alluminio, del piombo e dello zinco

di Davide Madeddu

3′ di lettura

Un treno di investimenti che vale più di un miliardo di euro bloccato da lentezza e burocrazia.

La grande occasione dell’industria nel Sulcis, in Sardegna, passa per una serie di risorse pubbliche e private che, sulla carta, superano il miliardo di euro, cui si accompagnano progetti per rilanciare attività ferme o nuove iniziative produttive. Programmi importanti che, troppo spesso, devono fare i conti con tempi lunghissimi dettati dalla burocrazia, autorizzazioni e modifiche da apportare progetti. Si passa dalla filiera dell’alluminio a quella che interessa piombo e zinco, per continuare con le nuove iniziative iper rinnovabili e e sperimentazione agricola.

Il nodo alluminio

A predisporre un progetto per rimettere in piedi il primo anello della filiera dell’alluminio, ossia la raffineria che trasforma la bauxite in allumina (la materia prima da cui si ricava l’alluminio primario) è l’Eurallumina, l’azienda controllata dalla russa Rusal che ha un piano da 300 milioni di euro per riadeguare lo stabilimento di Portovesme e dare il via alle produzioni. Il programma prevede una sistemazione degli impianti fermi dal marzo del 2009. Cioè, quando l’azienda decise di fermare la produzione per via degli alti costi dell’olio combustibile utilizzato per mantenere in marcia gli impianti. Nel tempo sono seguite una serie di iniziative e protocolli accompagnati da altrettanti progetti. Alcuni dei quali poi accantonati. È il caso di quello per la costruzione di una centrale a carbone per la produzione di vapore, e quello per la realizzazione di un vapordotto collegato alla vicina centrale elettrica.

Chiuse queste parentesi ora si punta sul gas facendo ricorso a una metaniera galleggiante: la Fsru. Segue anche un piano occupazionale per lo stabilimento, che oggi garantisce l’impiego a 230 dipendenti (130 in servizio e un centinaio in cassa integrazione) e con cui si prevede l’inserimento al lavoro di 363 persone dirette e un indotto composto da appaltatori e subappaltatori di 1.500 addetti. Con il piano anche la movimentazione di 4 milioni di carichi nell’area portuale di Portovesme. Il progetto è ancora in stallo perché mancano alcuni passaggi che riguardano sia il dragaggio del porto sia la sottoscrizione dell’Addendum al memorandum of understanding, mentre i lavoratori sono ancora in cassa integrazione.

A funzionare, seppure con numeri ridotti rispetto a quanto prospettato inizialmente e con ritardi dettati dall’emergenza Covid e dai rinvii nelle autorizzazioni dovuti alla burocrazia, è lo stabilimento della Sider Alloys. L’azienda italo svizzera che ha rilevato dall’Alcoa lo smelter che, sempre a Portovesme, produce alluminio primario dalla lavorazione dell’allumina. Per rimettere in sesto gli impianti fermi dal 2012 (quando sono state spente le celle elettrolitiche e la fabbrica produceva in media all’anno, 150mila tonnellate di alluminio primario per pani e billette) il gruppo porta avanti un piano di interventi che vale circa 150 milioni di euro tra risorse pubbliche e private. All’interno dell’area industriale sono già al lavoro circa 150 persone, ma a regime sono state stimate circa 400 unità lavorative.

, 2023-01-16 10:26:00, Risorse pubbliche e private per le filiere dell’alluminio, del piombo e dello zinco, di Davide Madeddu

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