ROMA. Che succede all’industria italiana? Per il terzo mese consecutivo la produzione fa un passo indietro rispetto a quello precedente. Piccolo, ma significativo: -0,3 per cento. La frenata è pesante soprattutto su base annua: -3,7 per cento. I dati arrivano in un momento delicato, con una travagliata manovra appena approvata, con il caro-benzina che agita il governo e la Bce per nulla decisa a mollare la stretta sui tassi di interesse. A soffrire di più, dicono i dati dell’Istat, è la produzione in campo energetico, che nel confronto mensile segna -4,5% e nel confronto annuo -16,2%. E’ in questo contesto che Giorgia Meloni ha incontrato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Al centro del vertice, la situazione economica del Paese. Fonti di governo definiscono l’incontro «cordiale» e spiegano che «è stato affrontato il tema delle prospettive di crescita dell’Italia e degli scenari macroeconomici attesi per quest’anno». Peraltro, lunedì 16 gennaio, alle 10.30, Bankitalia pubblicherà sul proprio sito la nuova Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita per il 4° trimestre del 2022. Lo studio in questione è stato condotto tra il 22 novembre e il 14 dicembre dello scorso anno nelle imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti.
Chi frena
Dall’ultima fotografia, scattata dall’Istat, è emerso che il calo si registra in particolare nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria si registra un calo del 4,5% su base mensile e del 17,1% su base annua. Sempre su base annua, tra i settori di attività economica che registrano variazioni positive si segnalano la fabbricazione di mezzi di trasporto e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+7,3% per entrambi i settori), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+6,4%) e la fabbricazione di altri macchinari e attrezzature (+2,4%).
Il caso consumi
Sono numeri che inquietano le associazioni dei consumatori: «Si profila lo spettro recessione» dice Massimiliano Dona dell’Unc. «Serve un cambio nella politica economica del governo. L’esecutivo ha ragione nel sostenere che bisogna puntare sulla crescita, perché solo se si crea ricchezza si può poi ridistribuire, ma per far ripartire la crescita bisogna ridare capacita’ di spesa alla famiglie. Solo se decollano i consumi, infatti, le imprese possono tornare a produrre a pieno regime, altrimenti non avranno ordinativi. I consumi rappresentano il 60% del Pil. Il fatto che secondo i dati di oggi a crollare maggiormente rispetto a ottobre, dopo l’energia, siano i beni di consumo, deve essere un campanello d’allarme per il governo. Se i consumatori non acquistano, le imprese non producono. E’ elementare».
L’alert Mediobanca
E’ una incognita che si aggira anche nelle banche d’affari. Mediobanca, in un report, parla di possibile «lieve recessione» e di un Paese che, a livello europeo, è «penalizzato dalla minore indipendenza energetica». In questo quadro, «l’inflazione dilagante» può smorzare i consumi. Per l’Italia, scrivono gli analisti della banca d’affari, c’è un «margine di manovra limitato» ed è fondamentale «l’esecuzione del Pnrr». Una situazione di difficoltà più o meno generalizzata e che vede anche altri big in affanno. La Germania, da sempre considerata la locomotiva d’Europa, chiude il 2022 con il Pil in rialzo dell’1,9% rispetto all’anno precedente, ma l’economia tedesca è in stagnazione nel quarto trimestre dell’anno, con una crescita zero.
, 2023-01-13 17:35:00, L’economia verso la recessione. Vertice tra Meloni e il governatore di Bankitalia Visco La StampaMeloni vede Visco, al centro prospettive economia La PrealpinaMeloni vede Visco, al centro prospettive economia La Sicilia,