di Sara Gandolfi
Tafferugli nella capitale: gli agenti si erano schierati a difesa del palazzo ma i contestatori sono riusciti a entrare nella sede del Congresso
Lo avevano preannunciato e alla fine lo hanno fatto. I seguaci di Jair Bolsonaro, l’ex presidente di estrema destra brasiliano sconfitto da Lula alle elezioni dello scorso autunno, dopo giorni di assedio ai palazzi istituzionali di Brasilia, domenica pomeriggio hanno sfondato un blocco delle forze di sicurezza, che inizialmente non avrebbero reagito per fermarli, e hanno invaso il Palazzo presidenziale di Planalto, il Congresso e la sede del Tribunale supremo, postando video sui social e compiendo vari atti vandalici. Un’occupazione chiaramente ispirata dall’assalto al Campidoglio statunitense ad opera di decine di manifestanti pro-Trump, nel gennaio di due anni fa.
All’interno del Planalto, capolavoro modernista dell’architetto Oscar Niemeyer, gli invasori avrebbero distrutto tavoli e sedie, secondo le prime informazioni vandalizzando anche l’ufficio del presidente Lula che domenica non si trovava a Brasilia ma in visita nell’interno dello stato di San Paolo dove ha subito organizzato una riunione d’emergenza. Altrettanto ingenti i danni nell’edificio che ospita deputati e senatori, che non erano riuniti essendo domenica.
Lula ha condannato l’attacco vandalo e fascista: Tutti i responsabili saranno individuati e giudicati, ha aggiunto in un intervento televisivo. Il presidente ha affermato che tutti i terroristi responsabili di atti terroristici saranno identificati e puniti. Ha criticato la polizia militare e ha annunciato un decreto che di fatto esonera il governatore del Distretto federale, Ibaneis Rocha, che molti accusano di essere vicino a Bolsonaro. Almeno 2.500 militari sarebbero pronti a intervenire nella capitale, ma il governo sarebbe restio a mobilitare le forze armate.
I terroristi, come li definisce Lula e la stampa brasiliana, hanno rotto tutti i vetri del primo piano e si sono asserragliati nel secondo. La polizia militare alla fine ha iniziato a sparare proiettili di gomma e bombe stordenti dagli elicotteri per disperdere chi ancora cercava di entrare negli edifici. Soltanto dopo alcune ore, le forze di sicurezza sono riuscite a riprendere il controllo della sede del Tribunale supremo mentre il governo valutava l’intervento delle forze armate per fermare i sediziosi.
Da giorni centinaia di persone manifestavano davanti al quartier generale dell’esercito, denunciando presunti brogli elettorali – mai dimostrati – al ballottaggio presidenziale dello scorso 30 ottobre, in cui Inacio Lula da Silva ha sconfitto per meno di due milioni di voti Bolsonaro. (Qui l’approfondimento di Milena Gabanelli sul perch lo scontro tra Bolsonaro e Lula anche affar nostro)
Nel primo pomeriggio di domenica, i bolsonaristi, che il quotidiano O Globo non esita a definire golpisti, si sono avvicinati al Palazzo Planalto, la sede presidenziale e sono stati in un primo momento respinti dalla polizia militare con i gas lacrimogeni. A quel punto si sono radunati davanti al ministero della Giustizia. Sulla Praa dos Trs Poderes, cuore della capitale brasiliana, a quel punto, un folto gruppo riuscito a superare lo sbarramento e salire la grande scalinata del Congresso e a occupare le balconate dell’edificio, alcuni sarebbe riusciti ad entrare anche all’interno dell’edificio. Altri hanno assaltato il Planalto e il Tribunale Supremo.
I bolsonaristi dunque non si arrendono. Dopo i blocchi stradali, con camion e trattori, che avevano paralizzato l’intero Brasile, all’indomani del voto, risolti soltanto dopo che Bolsonaro aveva invitato, senza troppa convinzione, i suoi sostenitori a sgomberare le principali arterie del Paese, le manifestazioni sono continuate nelle piazze anche all’indomani dell’insediamento di Lula, il 1 gennaio scorso.
Mercoled, il neo-ministro della Giustizia, Flavio Dino, e quello della Difesa, Jos Mucio, si erano impegnati a smobilitare i campi allestiti dai bolsonaristi a Brasilia entro il 6 gennaio. Non ci sono riusciti, a dimostrazione che gli estremisti non hanno nessuna intenzione di mollare la presa sulle piazze. Tensione anche in molte altre grandi citt del Paese, da San Paolo a Rio de Janeiro. Il ministro Dino ha discusso con i governatori dei vari stati che compongono la Federazione brasiliana e ha detto disperare che la polizia non debba agire per contenere gli atti violenti e antidemocratici. Ho parlato anche con i governatori che non sono del nostro campo politico, ha detto il ministro che appartiene alla coalizione di sinistra.
Tutti noi vogliamo che prevalga il diritto e non ci siano reati. La presa di potere di cui parlano i dimostranti pu avvenire solo nel 2026, con una nuova elezione, ha concluso. Questo assurdo tentativo di imporre la volont con la forza non prevarr.
(articolo in aggiornamento)
8 gennaio 2023 (modifica il 8 gennaio 2023 | 22:13)
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, 2023-01-08 21:09:00, Tafferugli nella capitale: gli agenti si erano schierati a difesa del palazzo ma i contestatori sono riusciti a entrare nella sede del Congresso , Photo Credit: , Sara Gandolfi